18-JAKE

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Non sapevo cosa le fosse preso, ma avevo intenzione di scoprirlo. Sofia mi si avvicinò sfiorandomi il braccio con le dita. «Jake, noi andiamo, tu che fai?»

Senza voltarmi le dissi:«Voi iniziate ad avviarvi... io vi raggiungo più tardi!»

Non sapevo ancora il perché, ma avevo capito che dopo averle parlato, nulla sarebbe stato come prima. Era seduta sul muretto e si teneva le braccia per combattere il freddo. Mi tolsi la giacca e gliela posai sulle spalle nude. «Tutto bene?», le domandai.

«Si, è tutto okay. Scusami, non sarei dovuta scappare in quel modo», ammise.

«Sei perdonata.»

Mi guardò e mi sorrise. Fece per togliersi la maschera ma io la precedetti sciogliendole delicatamente il nastro nero. «Ecco fatto, ora è molto meglio, non trovi?»

«Grazie Jake. Mi sono divertita molto stasera.»

«Per me è lo stesso», ammisi sfilandomi a mia volta la maschera.

«Tu mi salvi sempre...», mormorò prendendomi una mano tra le sue.

Era vero, non potevo fare a meno di correre in suo soccorso. Ne sentivo la necessità. Era diventata la persona più importante della mia vita in pochissimo tempo. Guardò dritto davanti a sé. «Sai, ci sono volte in cui penso che potrei innamorarmi di te...», sussurrò e il mio cuore balzò nel petto. «...ma poi mi rendo conto che è impossibile. Siamo troppo diversi. Tu sei tu ed io...», constatò e, voltandosi verso di me, aggiunse: «Io non potrei stare con qualcuno così. Avrei sempre paura di essere rimpiazzata da qualcun'altra oppure di essere solo buona per una scopata.»

Ero confuso. Cosa voleva dirmi con questo? «E se ti dicessi che invece io...»

«Eccovi qui ragazzi!», esclamò Jacopo avvicinandosi a noi.

«Ciao Jacopo!», disse lei alzandosi agitata.

Per la miseria, proprio adesso doveva arrivare?

«Ciao Sara, sei stupenda», rivelò lui senza staccarle gli occhi di dosso. Non potevo certo dargli torto. Era davvero bellissima.

«Grazie, anche tu non sei niente male», ammise lei imbarazzata.

Accidenti, perché non riuscivo a farle anche io quell'effetto? Perché lui? Cos'aveva più di me?

«Spero di non avervi interrotto...», disse il mio amico rivolgendomi un'occhiata divertita.

Stavo per dirgli che in realtà lo aveva fatto ma Sara ammise il contrario. Questo fu come una pugnalata al cuore. Le stavo per rivelare i miei sentimenti e, secondo lei, quello era un argomento sul quale potevamo mettere una pietra.

«Ti andrebbe di ballare con me?», le chiese Jacopo con voce sensuale, la quale mi vece venir voglia di vomitare.

«Certo», rispose felice e poi, rivolgendosi a me, aggiunse: «Grazie ancora per il ballo... Signor Ricci.» Si chinò baciandomi la guancia e io rimasi lì come un cretino.

Jacopo, prima di entrare, le tolse la mia giacca e me la lanciò addosso. «Tic tac, amico, il tempo scorre!», disse con aria da stronzo e io mi imbestialii.

Presi con foga il pacchetto di Marboro Rosse e me ne portai una alla bocca. Da quando la conoscevo fumavo di meno dal momento che non le piaceva e ogni momento libero lo passavamo assieme, ma ora... la rabbia che provavo doveva essere calmata in qualche modo e il solo che conoscevo era quello.

AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora