38-JAKE

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Sara se ne era andata da poco dalla mia stanza. Michael l'aveva accompagnata nella sua stanza solo per poter raggiungere Erika, mentre Kevin era sceso alle reception. Mi godetti un attimo di tranquillità prima che si scatenasse il putiferio. Presi il cellulare e controllai la pagina di Facebook. Avevo aggiornato la mia situazione sentimentale e non potevo essere più felice di vedere quel cuore affiancato dal nome di Sara. Tutti sapevano chi era lei per me e cosa significasse. Sebbene io ne fossi contento non potevo dire lo stesso  per gli altri. Bussarono alla porta e io andai ad aprire. Appena girai il pomello mi ritrovai appeso al muro. Jacopo era davanti a me. Col volto contratto dalla rabbia e l'alito che puzzava di birra, era semplicemente ridicolo. Il suo avambraccio mi schiacciava il torace mentre l'altra mano era affianco al mio viso.

«Che diavolo stai facendo?», gli domandai calmo, sapendo che non era nelle condizioni ideali per parlare.

«Te la sei scopata?», mi chiese aspro.

Non erano affari suoi. Spostai le sue mani dal mio corpo e raggiunsi il centro della stanza. Presi il bicchiere d'acqua sul tavolino e dopo averlo bevuto scossi la testa.

«No, non l'ho fatto. La amo troppo per ferirla», dissi ricordandogli ciò che aveva fatto lui tempo prima.

«E' così quindi? Non ho più speranze con lei?»

Mi voltai verso di lui e lo vidi in ginocchio con le mani sul volto. Per quanto fossi felice per me, ero triste per lui. Perché avevamo dovuto innamorarci proprio della stessa ragazza? Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla. «Mi dispiace», risposi non potendo aggiungere altro.

Jacopo non mi guardò, fissava davanti a se mentre una lacrima gli correva per il viso. «Lo so, anche a me», mormorò posando la sua mano sulla mia.

Mancavano poche ore prima di raggiungere l'aeroporto di Berlino. Il pullman guidava lentamente tra le strade innevate. Fuori il freddo era inconcepibile, mentre dentro di me si sprigionava un caldo tropicale grazie alla presenza di Sara. Tutto assieme a lei era migliore. Le sfiorai la mano imprigionata dai guanti spessi e lei si voltò verso di me con un sorriso dolce sulle labbra. 

«Ti dispiace se vado a sedermi un po' affianco a Kevin? Mi sembra un po' giù», mi confessò.

Le accarezzai le dita. «Assolutamente no, fai pure!»

Sara si alzò, incamminandosi verso il suo migliore amico ed io mi sentii il ragazzo più fortunato al mondo, perché per lei ero qualcosa di più. Presi il cellulare e chiamai mio fratello.

«Ciao Ian.»

«Ciao Cucciolotto», mi prese in giro, «Allora, come procede?»

Mi sistemai meglio sul sedile. «Tutto alla perfezione. Io e Sara... beh ci siamo messi insieme», annunciai.

Mio fratello fece un fischio di approvazione. «Bene, sono felice per te! E... come ci sei riuscito? Semplice, le ho detto la verità», rivelai.


Ian sospirò. «Magari fosse sempre così semplice.»


Quando tornammo a Milano, le cose tra noi non facevano che migliorare. Amavo Sara dal profondo del cuore e sapevo che anche lei mi amava a sua volta. Per quanto continuassi a ripeterglielo, lei non era ancora in grado di dirmi quelle due semplici parole. La sola volta che gliele avevo sentite pronunciare era stata la notte in cui ci eravamo messi assieme mentre pensava che dormissi. Ma non importava, per quanto volessi udirle le avrei aspettate fino a quando non ne fosse stata sicura. Sofia non era ancora riuscita a perdonarmi, era comprensibile dal momento che l'avevo illusa per tutto il tempo. Dovevo essere proprio un deficiente nel pensare che non si fosse innamorata di me.

Durante una partita vidi Sara e Kevin parlare e mi chiesi cosa stessero dicendo dal momento che non riuscivano a staccarmi gli occhi di dosso. Sara non sembrava felice e questo mi diede da pensare. Strinse la mano del suo amico e una fitta di gelosia si impossessò di me. Il suo sguardo incrociò il mio e l'ansia mi lasciò appena mi soffiò un bacio. Dopo la partita vidi Kevin appoggiato alla porta.

«Ehi Kev che vuoi?», gli chiesi usando il nomignolo con cui lo chiamava Sara.

«Dobbiamo parlare... di Sofia», disse mentre sistemavo la borsa.

Mi bloccai a metà strada e dopo qualche istante ricominciai a porre gli indumenti in essa. «A che proposito? Tra me e Sofy è finita, quindi non vedo come questo possa centrare col sottoscritto», ammisi secco e sincero.

Non mi piaceva parlare di cose che non avevano importanza con una persona pronta a rivelarle alla sola ragazza che avesse senso di esistere per me.

Kevin entrò chiudendo la porta dietro di sé. «Non si tratta di te, ma di me», disse fissandomi con i suoi occhi marroni.

Spostai lo sguardo su di lui e lo vidi li, appoggiato alla porta con un'aria... sofferente. «Cosa intendi dire?», chiesi aggrottando la fronte. «Ti piace?»

Kevin fece un lungo sospiro prima di parlare. «E se ti dicessi che mi sono innamorato?»

Sbarrai gli occhi e mi sedetti sulla panca dove era appoggiata la borsa. Ascoltai per tutto il tempo quello che il mio nuovo amico provava per la ragazza che aveva perso la testa per me. Non sapevo che dire o provare. Non ero geloso del fatto che lui l'amasse, anzi ero sollevato della cosa. Kevin vedeva in Sofia quello che io vedevo in Sara. Non era più interessato alla mia ragazza, ma a quella che aveva tentato di distruggere il mio futuro. Sofia si meritava di meglio, io non ero stato abbastanza per lei e si meritava di più. Ero certo che Kevin lo sarebbe stato, così decisi di aiutarlo a conquistare il suo cuore, ma non solo per il suo bene, ma per quello di tutti.


AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora