58-JAKE

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Mi ero ripreso, più o meno, anche se ancora parecchio abbattuto. Da quando ero tornato da New York mi ero chiuso ancora di più. Federico e Gaia erano preoccupati. Erano finalmente riusciti a mettersi assieme e io ero felice per loro anche se non riuscivo a dimostrarlo. Erika entrò nella mia stanza. Era quella che più mi ricordava Sara dal momento che erano migliori amiche.

«L'hai sentita?», le chiesi.

Erika non mi rispose.

«Ti prego, devi dirmi se sta bene», la supplicai.

«Si, sta bene Jake e le manchi, ogni giorno di più», sostenne prendendomi una mano.

Le cose tra lei e Michael erano tornate come un tempo e io volevo solo che Sara fosse qui assieme a me. Era tempo di dare una svolta alla mia vita così, quando i miei amici decisero di andare al mare, partii con loro.

Ero seduto sulla riva fissando le onde che si infrangevano sulla spiaggia.

«Allora, come ti sembra qui?» Mi voltai e vidi Kevin al mio fianco.

«Bello, anche se ogni volta che guardo il mare penso a lei. Sara adora il mare e io non sono riuscito a portarcela», ammisi fissando l'acqua davanti a me.

Kevin si sedette accanto in silenzio. Guardammo le onde fino al tramonto. Il giorno dopo sembrava essersi scatenato un nubifragio. L'acqua continuava a scendere ininterrottamente e nel cielo i tuoni rombavano come bombe. Eravamo tutti rinchiusi dentro i bungalow. Guardavo fuori dalla finestra ripensando al giorno in cui a casa nostra era scoppiato un temporale simile a quello. A quel tempo Sara e Jacopo si erano appena fidanzati e il mio rapporto con lei non era dei migliori. Nonostante tutto, nonostante il temporale, quella sera ero corso da lei confessandole il mio amore. Non dovevo rinunciare, non ancora. Erika aveva detto che le mancavo e io sapevo che era così perché anche Sara mi mancava da morire. Presi il telefono e provai a chiamarla. A New York era notte fonda. Probabilmente stava dormendo, ma non mi importava. Il telefono squillava e finalmente sentii la sua voce.

«Pronto? Pronto?», disse con aria assonnata.

Niente. Non riuscivo a parlare. L'emozione di sentire ancora quelle dolci note era troppo forte da non poter essere contenuta.

«Insomma, chi parla?», chiese impaziente.

Ancora nulla. Non riuscivo a pronunciare nemmeno una sillaba.

«Pronto?», chiese.

Stavo per rispondere quando sentii una voce in sottofondo. Era quella di un uomo.

«Senti, non so chi tu sia. Comunque qui è notte fonda, quindi buonanotte», disse lui riagganciando.

Rimasi lì con il telefono a mezz'aria. Non sapevo che fare. L'aver sentito la sua voce, ma soprattutto quella di un uomo al suo fianco, di notte fonda, fu come un pugno allo stomaco. Era dal mio ritorno da New York che continuavo a pensare a chi potesse essere l'uomo misterioso che era con Sara, ma avevo pensato si trattasse solo di un amico. Perché se lei mi amava quanto io l'amavo non avrebbe mai potuto stare con un altro. Invece tutte le mie paure avevano avuto conferma.


Il giorno dopo, il tempo sembrava essersi stabilizzato, ma il mare era molto mosso. Le onde si infrangevano sugli scogli con una tale violenza da far paura. Il tempo rifletteva il mio stato d'animo. Mi sedetti sopra ad uno scoglio a riflettere. Ripensai a Sara, a me, al ragazzo misterioso. Alla situazione intera. Piansi senza sosta. Per lei era davvero finita, se n'era andata tra le braccia di un altro e non sarebbe mai tornata tra le mie. Nulla aveva più senso. Fissai la mia immagine nell'acqua vedendo quanto fossi ridicolo e patetico. Per forza Sara non mi voleva più: ero la caricatura di un ragazzo. Mi sporsi sempre di più fino a quando il mio corpo non si trovò al contatto con le onde.

AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora