57-SARA

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Ero super agitata. Io e Jeff dovevamo uscire assieme. Indossai un abito panna coi brillantini oro e un paio di sandali dorati. Ero davvero bellissima. Forse troppo per una cena di lavoro, ma volevo che rimanesse incantato. Scesi dal mio appartamento nell' Upper East Side e presi un taxi. Stavo facendo la cosa giusta? In un certo senso era come rimettersi in gioco per la prima volta da quando Jake era scomparso dalla mia vita. Ogni mattina mi svegliavo nella speranza di trovarmelo al mio fianco, come se tutto questo fosse solo un sogno. Purtroppo era la realtà. Feci un respiro profondo e mi convinsi fosse la cosa giusta da fare. Jake era a Milano, dalla parte opposta del mondo. Le sole notizie che ricevevo erano da Kevin e Erika. Avrei voluto sentire Sofia e Kitty, oppure Gaia ma non ero certa che loro volessero parlare con me. Il taxi si fermò davanti al ristorante, pagai e scesi dal veicolo. Appena misi piede all'interno del locale notai che Jeff era già lì. Stava sorseggiando un martini al bar.

«Ciao», dissi.

  «Ciao, sei... bellissima!», balbettò. 

«Grazie. Allora cosa facciamo? Andiamo al tavolo?» 

Jeff mi fece strada e ci sedemmo al tavolo accanto alla finestra. «Allora, ho deciso di accettare. Si insomma, io voglio lavorare per te.»

«Davvero?», chiesi guardandolo negli occhi.

«Davvero», disse lui ricambiando il mio sguardo.

«Bene, perfetto. E potrei sapere di grazia, il motivo di tanta sicurezza?», chiesi appoggiandomi allo schienale della sedia.

«E' dalla scorsa sera che non faccio altro che pensare a te. Il tuo lavoro è interessante, ma il mio motivo principale... sei tu.»

Jeff tese la mano e afferrò la mia. Io rimasi rapita dal suo sguardo, il quale non si staccava dal mio. In cielo era iniziata una lotta tra lampi e tuoni e poco dopo iniziò a piovere. Dall'altra parte della strada una figura ci stava fissando. Jeff mi prese la mano.

«Scusami, vado un attimo al bagno.»

«Certo», risposi con un sorriso ebete sul volto.

Mi voltai verso la finestra per vedere se stava ancora piovendo, quando lo vidi.

Jake.

Ero certa fosse lui. Il cuore mi si fermò in un attimo e tutto si fece confuso. Jake, cosa ci faceva lì? Perché? Feci per alzarmi quando riguardai fuori e non lo vidi più. Cos'era stata? Un'allucinazione? Per tutta la sera continuai a pensarci.

Dopo circa un'ora io e Jeff uscimmo dal ristorante. Per tutto il tempo non avevo fatto altro che pensare al mio ex amore, il solo ad avermi conosciuta realmente. Jeff mi prese per mano riportandomi alla realtà. Attraversammo la strada sotto la pioggia e ci riparammo sotto il tettuccio di una casa. Ridevamo. Eravamo felici. Ero ancora un po' scossa.

«Guarda!», mi disse indicando un fiore intatto gettato a terra.

Era un tulipano arancione. Mi avvicinai e lo raccolsi. Ne inalai l'odore sorridendo. Era il mio fiore preferito e mi ricordai che una volta ne avevo parlato a Jake.

«Ti piace?», mi chiese Jeff.

«E' il mio preferito», risposi felice e un po' nostalgica.

Jeff mi si avvicino, mi scostò i capelli dal volto e mi baciò. Mi scostai appena mi resi conto che stavo piangendo. Non potevo, io non lo amavo, amavo Jake.

«Mi dispiace», dissi sconvolta mentre mi asciugavo le lacrime.

«Tranquilla, non devi scusarti.»

«E' solo che, io non posso. Scusami», gridai fuggendo verso casa.

Jeff era una bravissima persona e avrebbe lavorato per me. Sarebbe stato un ottimo amico, ma nulla di più. L'aiuto di Jeff si rivelò importante per la compagnia. Lavoravamo tanto che ci capitava di passare intere notti in ufficio assieme a volte pure a dormire. Era un amico speciale ma, sebbene provasse qualcosa per me, il mio cuore era già di qualcun altro.


AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora