70-JAKE

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Ero ancora a casa. Sotto la doccia avevo pensato a lei e a quanto mi confondesse. Se mi aveva lasciato, perché portava ancora il mio anello? Avrei dovuto comprarle qualcosa? Appoggiai le mani sulle piastrelle bagnate dall'acqua e sospirai forte. Non avevo la minima idea di cosa significasse riaverla nella mia vita. Ripensai al matrimonio di Sofia e Kevin e alle loro promesse. Sara era per me il sole che mi riscaldava e l'aria che respiravo, perché, senza di lei, ero un uomo morto. Era lei a ridarmi la vita e questo l'avevo capito il giorno in cui l'avevo vista a scuola, appoggiata alla colonna mentre trafficava in quell'orribile ventiquattrore rosa.

Rientrai in camera, mi avvicinai all'armadio per scegliere cosa indossare. Aprii un po' di cassetti fino a quando non vidi un maglione blu. Lo presi notando la scatola nella quale avevo messo tutte le cose che mi ricordavano lei: il cuore che mi aveva regalato al mio compleanno, il Cd che avevo masterizzato pensando a lei, la cornice che un tempo tenevo sul comodino, le nostre foto assieme e la sua lettera, quella che dopo tre anni, non avevo avuto ancora il coraggio di aprire.

«Amore, non sei ancora pronto? Tra poco dobbiamo andare!», mi urlò Alice dal bagno.

«Si, arrivo», risposi chiudendo l'anta.

Giravo per i negozi senza sapere cosa prendere. A mia sorella avevo comprato un bracciale di diamanti e alla mia ragazza un paio di scarpe col tacco che aveva visto in un negozio, ma a Sara... a Sara non avevo idea di cosa potesse piacere.

La cosa più preziosa che possedevo l'aveva già da tre anni anche se non se n'era presa cura come speravo.

Alice mi aveva lasciato da poco per poter prendere il regalo ai suoi genitori. Passai davanti ad una gioielleria e vidi il regalo perfetto per la ragazza dei miei sogni. Mi avvicinai e, senza farmi vedere da nessuno, lo comprai. Per tutto il pomeriggio continuai a camminare avanti e indietro come un cretino fissando il mio letto sul quale c'era il regalo per Sara. Avevo fatto bene a prenderglielo?

Mi sedetti al computer e aprii Word. La pagina bianca mi fissava prendendosi gioco di me. La lineetta continuava a lampeggiare nella speranza di essere preceduta da lettere, le quali non volevano uscire.

Avevo sempre amato leggere e scrivere, sebbene fosse strano per la mia reputazione da ragazzaccio. Da quando Sara era partita non ero riuscito più a scrivere nemmeno una frase. Avevo comprato e ristrutturato il magazzino che le avevo mostrato una volta quando era in crisi, nella speranza che mi aiutasse a ritrovare la pace, ma non era servito a molto. Avevo parlato con Stefania, una persona molto importante per me, ma soprattutto per mio fratello. Quando le avevo raccontato della mia storia con Sara lei mi aveva consigliato di scriverla, essendo tra l'altro la mia Editor. Non ero riuscito a seguire il suo consiglio, ma ora Sara era tornata, anche se non da me come avevo sperato, ora era qui. Con la sua immagine nella testa, iniziai a battere le dita sulla tastiera, scrivendo tutto l'amore che provavo per lei.

Quando mi staccai dal computer si erano fatte le sette di sera. Avevo scritto novanta pagine in un solo pomeriggio, perché i ricordi di lei erano così impressi nella mia mente che non dovevo perdere tempo per inventare. Ciò che stavo scrivendo era tutto reale, quello che avevo provato per lei, per noi.

Era la nostra storia d'amore scritta nero su bianco ed era semplicemente perfetta.

Ero arrivato alla sera di Natale, quella del nostro primo bacio. Non potevo più trattenermi dal non vederla, così mi alzai afferrai il pacchetto e arrivai a casa sua. Respirai più volte prima di bussare impaziente alla porta. Quando mi aprì rimasi senza parole. Era vestita con un abito mono spalla nero e oro. Era semplicemente stupenda e mi ricordò il ballo a scuola.

I suoi capelli erano raccolti in una coda liscia che lasciava il suo collo perfetto esposto alla vista degli altri.

Quando mi vide si immobilizzò.

«Jake, cosa ci fai qui?», mi domandò con voce emozionata.

Non riuscivo a parlare, perché la sola cosa che volevo era abbracciarla.

Tutto quello che avevo scritto nel pomeriggio mi aveva ricordato quanto fosse sempre stata importante per me. Mi avvicinai a lei entrando in casa. Chiusi la porta dietro di me e mi appoggiai ad essa. Sara stava davanti a me senza sapere che fare. Sospirai alzando gli occhi al cielo.

«Jake, cosa ci fai qui?», ribadì avvicinandosi a me.

Scossi la testa, portandomi le mani sul volto. Che diavolo ci facevo lì? Nemmeno io lo sapevo. Erano stati i miei sentimenti a condurmi da lei.

Era proprio davanti a me e se mi avesse solo sfiorato non avrei potuto resistere. La fissai e mi persi nei suoi occhi azzurri. Mi scrutava preoccupata e con una punta di amore, oppure ero solamente io a sperarlo. Dovevo trovare una scusa, così mi ricordai del regalo. Sfilai il pacchetto dalla tasca dei jeans e glielo porsi.

«Cos'è?», chiese dubbiosa.

«Il mio regalo di Natale. Quando lo aprirai spero che capirai», sussurrai respirando a fatica.

Ero talmente vicino da poter sentire ancora il suo profumo. Chiusi gli occhi aprendoli solo quando sentii le sue braccia attorno alla vita e la sua guancia sul mio petto. Era li tra le mie braccia di nuovo. Le accarezzai la coda sentendo il bisogno di sfiorare ancora i suoi capelli. Lei alzò lo sguardo incrociando il mio. Fissai le sue labbra carnose, sperando di sentirle ancora sulle mie quando il mio cellulare squillò. Sara si staccò da me permettendomi di rispondere.

«Si, arrivo. Tra poco sono da te», sospirai.

Sara stava guardando il cotto sotto i nostri piedi. Aveva già capito di chi si trattava, ma me lo chiese comunque.

«Si, era Alice, andiamo a cena dai suoi», dissi cercando di riprendere il controllo di me stesso.

Chi volevo prendere in giro? La stavo per baciare e lei non si stava spostando. Non avrei mai potuto tornare lucido dopo ciò che era quasi successo.

«Grazie Jake per il regalo. Lo apprezzo molto», disse, quando vidi Jacopo materializzarsi alle sue spalle.

«Ehi amico», mi salutò lui con un sorriso sul volto.

La rabbia mi salì ma non lo diedi a vedere. «Tu che fai invece?», le chiesi riportando su di lei l'attenzione.

«Io, Jacopo e Linda andiamo da mia sorella Elena e staremo lì fino a Capodanno», annunciò sorridendomi timidamente.

Avrebbero passato le vacanze assieme, baciandosi e facendo l'amore. Jacopo ci lasciò soli e chiusi gli occhi, riaprendoli quando sentii una frase gelarmi il sangue. «La tua ragazza ti aspetta.»

Sara era davanti a me e la consapevolezza che quelle parole erano uscite dalle sue labbra e non da quelle di qualcun altro fu una pugnalata. Detto da lei rendeva ancora più evidente il fatto che non fosse lei la mia fidanzata, ma un'altra.

«Hai ragione, sarà meglio che vada», mormorai e uscii di casa per raggiungere Alice.

Quella volta Sara non mi corse dietro e io sentii un dolore tremendo al petto .


AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora