Ero appena uscita da casa di Gaia. L'aria fredda del pomeriggio mi pizzicava le guance e mi sentivo infreddolita. Le mani coperte da guanti di lana, erano infilate nelle tasche giacca e il mio naso era immerso nella sciarpa calda. Il mio sguardo si spostò su un paio di Adidas rosse e alzando lo sguardo lo rividi di nuovo.
«Che pensi di fare Jacopo? Mi stai forse pedinando?», domandai scocciata.
«Ero solo preoccupato per te, vorrei riaccompagnarti a casa, sarei più tranquillo», disse tendendomi la mano.
Senza nemmeno rispondere lo guardai e decidi di assecondarlo. Jacopo mi aveva chiesto di fare solo questa piccola cosa e io avevo accettato. Posai la mia mano nella sua e, proprio in quel momento sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale.
Come d'istinto, mi voltai e mi accorsi di Jake. Notando la sua faccia contratta dal freddo e dalla rabbia, mi pentii del mio gesto. Se ne andò senza dire una parola seguito da Federico e io tornai a casa mia accompagnata da Jacopo. Durante il tragitto non accadde nulla. Ogni tanto parlavamo, ma erano più i momenti di silenzio. Giunti davanti alla porta Jacopo mi chiese se potevamo essere di nuovo amici.
«Credo che potremmo provarci, dispiace anche a me questa situazione», rivelai.
Mi sorrise dolcemente e se ne andò.
L'albero nel salotto era completamente illuminato. Elena aveva messo della musica per rendere l'atmosfera ancora più natalizia. Nell'aria si sentiva il profumo dell'arrosto, e del pane caldo. Raggiunsi mia sorella in cucina ballando. Appena mi vide scoppiò a ridere.
«Beh, cosa c'è di così buffo?», scherzai sedendomi sullo sgabello.
Elena stava mescolando l'insalata russa. «Nulla, è bello vederti così, nonostante tutto.»
Abbassai lo sguardo. «Lo so, la nonna manca molto anche a me.»
Era il primo Natale senza la nonna e la sua mancanza si sentiva ancora di più in questo periodo.
Elena mi passò la scodella con l'insalata russa. «Datti da fare che devo stendere i panni», mi disse scomparendo in corridoio.
Canticchiavo e mescolavo contemporaneamente, quando sentii il campanello suonare.
«Vado io!», gridai e raggiunsi l'uscio. Aprii la porta e vidi un pacchetto regalo sullo zerbino.
Un pacchetto di una gioielleria. Lo raccolsi.
Era di Jake.
Subito guardai attorno per cercare di vederlo, ma non c'era nessuno. Poi vidi una moto parcheggiata più avanti e qualcuno che si stava avvicinando.
«Jake!», urlai nella speranza di averci azzeccato.
Lui si voltò e i miei occhi si riempirono di lacrime. Gli corsi incontro e lo abbracciai forte. Per un momento rimase immobile, poi con tutta la forza che aveva in corpo, mi strinse talmente tanto da togliermi il respiro.
Era qui da me, mi voleva ancora bene.
Non parlammo, rimanemmo solo abbracciati per molto tempo. Mi sentivo felice, una felicità mai provata prima. Non serviva nemmeno domandargli il perché del suo gesto, ora lo capivo più che mai, eravamo una cosa sola. Non mi volevo più staccare da quell'abbraccio, sarei voluta rimanere li, per sempre.
Lui c'era sempre stato per me, in ogni momento e io avrei voluto esserci per lui. Inspirai l'odore dei suoi capelli, i quali profumavano di shampoo.
«Mi dispiace per oggi, quello che hai visto non significava niente, te lo giuro!», spiegai con le lacrime agli occhi.
«Non importa... shhh», mi zittì lui.
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AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)
RomancePer Jake Ricci esistono solo poche cose importanti: gli amici, i libri, il basket e le ragazze. L'amore è semplicemente una perdita di tempo, questo almeno fino a quando non incontra Sara. Bellissima e dal carattere poco accomodante, mostra a Jake u...