17. Prime ipotesi

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Sherlock Holmes, dopo avere fumato la pipa per alcuni minuti, si voltò e disse ai presenti:

" Dobbiamo ricapitolare i fatti!"

Louis annuì e strinse fra le sue la mano di Harry.

" Allora " cominciò l'investigatore " io e Watson siamo arrivati qui venti minuti prima delle undici. Ci ha aperto la cameriera Phyllis e abbiamo parlato con l'avvocato Dawlish, con la signorina Estelle e con il qui presente signor Liam Payne "

" Ma perché siete venuti qui? Vi ha chiamati davvero Estelle? " chiese Louis con curiosità.

" Amico mio, lascia perdere quella donna. Ha semplicemente approfittato del fatto che fossimo qui, invece noi abbiamo ricevuto, qualche giorno fa, una lettera dal signor Pennington, scritta a mano, che ci chiedeva di venire qui stasera. Comunque io e lui ci sentiamo da un po' per via epistolare, non è vero, signor Styles?"

Harry annuì e rispose:

" Sì, ho battuto diverse lettere per lei, dettate dal signor Pennington, ma so che ne scriveva anche a mano "

" Comunque " ricominciò a parlare Holmes " l'avvocato Dawlish ci ha raccontato ciò che era successo, poi si è infilato l'impermeabile e se ne è andato, dicendo che doveva esaminare molte carte.
La signorina Estelle ha iniziato ad urlarci contro e poi se ne è andata, senza dirci cosa le passava per la testa e poi finalmente il signor Liam ci ha chiarito meglio il quadro.
Ci ha parlato della storia della famiglia, del fantasma e dei due testamenti "

" Qualcuno ha udito lo sparo che ha ferito mio marito?" chiese Zayn.

" No " rispose Watson " la musica suonata dal dottore era troppo alta  e, se nessuno ha udito nulla prima o dopo, vuol dire che il colpo è stato sparato mentre il disco suonava "

" È tutta colpa mia!" esclamò il dottore sconsolato.

" No " disse Holmes spegnendo la pipa " lei non c'entra nulla. Io e Watson abbiamo perquisito la biblioteca, ma abbiamo trovato ogni porta e finestra chiusa dall'interno, tranne, ovviamente, quella aperta da voi rompendo il vetro "

" Speriamo che lo zio viva per raccontarci qualcosa di più..." sussurrò Liam.

" Pen non è in pericolo di vita!" urlò quasi Zayn " L'ha detto il dottore!"

" Bisogna dare tempo al tempo per vedere se Fortescue ha ragione " lo liquidò Holmes con la sua solita freddezza " comunque ho telefonato alla polizia e il mio amico, il sovrintendente Eliot, manderà un paio di uomini a vigilare sulla casa.
Chi ha tentato di uccidere Pennington potrebbe riprovarci "

" Vi ho detto che sono stato io a comprare i proiettili a salve e a sostituirli con quelli veri nella pistola di Pen " intervenne nuovamente Zayn " ...non può darsi che abbia tentato lui di uccidersi?"

" E perché?" chiese Holmes " Non aveva più problemi ormai, Liam gli aveva garantito che gli avrebbe lasciato la casa "

Tutti i presenti annuirono e il detective, dopo aver riacceso la pipa sussurrò :

" Potete andare a dormire, ora "

Con un sospiro di sollievo si alzarono tutti per uscire, ma, all'improvviso, il sangue di Louis gelò nelle vene, perché Watson disse:

" Signor Styles, lei no, si fermi un attimo...."

Harry rimase pietrificato dalla richiesta di Sherlock Holmes e, temendo che il suo passato venisse a galla, si avvicinò a Louis, che lo strinse a sè.

L'investigatore, sorridendo leggermente, si avvicinò ai due ragazzi e disse:

" Non c'è nulla di cui lei deve temere, signor Styles, anzi, ciò che le dirò le farà solo tirare un grande sospiro di sollievo. Ne parleremo fra poco, però, perché adesso vorrei che lei e il mio caro amico Louis veniste con me e Watson in biblioteca, per cercare degli indizi "

Dopo alcuni minuti i quattro uomini si trovarono raggruppati intorno al grande scrittoio della biblioteca.

Le due lampade illuminavano il locale, sul tappeto si vedevano macchie di sangue e su alcuni fogli, deposti sul tavolo, stava la rivoltella che aveva sparato a Pennington.

" Ho rilevato le impronte " disse Watson " ma sull' arma ci sono solo quelle del ferito. Le ho confrontate con quelle che lui stesso aveva preso, per scoprire l'identità del suo fantasma, come vi ha raccontato "

" Sì, ha detto che le ha prese in ogni angolo della biblioteca " convenne Louis.

" Il problema fondamentale, però, è un altro " intervenne Holmes " infatti, se escludiamo che Pennington abbia cercato di uccidersi, come ha fatto l'assassino ad uscire da qui, dato che ogni porta o finestra risulta chiusa dall'interno?"

" Beh " borbottò Louis " io ho sempre sentito dire che, in questi casi di camere chiuse, le eventualità sono normalmente tre: uno sbaglio nel tempo, uno sbaglio di luogo, oppure la vittima era completamente sola. Supponiamo che ci sia un errore a proposito dell'ora del ferimento...,"

" Che errore?" chiese Watson.

" Cosa sarebbe accaduto se fosse stato un'ora prima, verso le dieci? Se per una ragione qualsiasi avesse voluto nascondere a noi di essere stato ferito, se avesse parlato e agito come niente fosse successo e solo più tardi avesse perso i sensi?
So che può sembrare assurdo, ma..."

Watson guardò Louis come se avesse due teste e sbottò:

" Non si può nascondere una ferita come quella, con tutto il sangue che ha perso, per non parlare del dolore, dello spavento!
L'altra possibilità che dici, quella di uno sbaglio del luogo, poi è assurda perché tutte le testimonianze la contraddicono.
Non dimenticate che la vittima ha cambiato giacca che erano le undici.
Quella che indossava quando parlava con voi, quella sporca di miele è appesa nel guardaroba.
Allora, Holmes, sei d'accordo che ciò che dice Louis è assurdo?"

" Assurdo no " riabbatté l'investigatore " è solo errato, Pennington è stato ferito verso le undici, ma vi siete domandati che cosa altro è accaduto qui?"

Il fantasma dal mantello nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora