Sangue

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«Stai tranquilla,» le disse Belial «dopo questo sarà tutto finito e saremo liberi»

Lilith osservò il sorriso di Raven e quando lei si voltò a guardarla le sorrise a sua volta, congiunse le mani davanti al viso e premette le labbra insieme per reprimere la felicità. Jeremy, davanti a lei, si agitò sul posto premendo un palmo a terra.

Belial aumentò la stretta della mano attorno al gomito di Raven, che chiuse gli occhi e sospirò, fece scorrere la mano contro il suo braccio, fino ad afferrarle la spalla. «Belial?» gli domandò lei.

Lui si sporse in avanti, spingendole contro il pugnale ed affondandolo nel suo stomaco troppo in fretta perché qualcuno potesse fermarlo.

«No!» gridò Lilith, si aggrappò a Raven, mentre lei scivolava per terra con un singulto e gli occhi sbarrati. Premette il palmo della mano sulla sua ferita e strinse le dita attorno alla lama, incapace di estrarla.

Jeremy lanciò un viticcio di energia nera addosso a Belial, scagliandolo lontano mentre il pavimento attorno a loro si frammentava sotto lo strato di polvere fino a ridursi ad una chiazza sabbiosa. Si sporse anche lui verso la sorella, mentre altra polvere di marmo scivolava giù dalle pareti attorno a loro. «Raven!» gridò tanto forte che a Lilith fecero male le orecchie.

Il terrore le si avviluppò attorno, quasi soffocandola, percepiva il dolore della ferita di Raven che la stringeva in una morsa che solo la rabbia di Jeremy riusciva ad offuscare. Il ghigno di Belial, che pareva essersi dimenticato di loro, fu un pugno nello stomaco che frantumò ogni barriera che avrebbe dovuto alzare per proteggersi dai sentimenti e dalle sensazioni di chi la circondava, poiché Belial stesso, si rese conto all'improvviso, aveva smesso di avvolgerla in quella bolla di fiducia forzata in cui l'aveva rinchiusa per tutto quel tempo.

Incapace di respirare e riprendere il controllo di sé stessa, finì preda di quelle emozioni. Quasi lasciò che le lacerassero l'anima, mentre in ginocchio al fianco di Raven restava impietrita senza sapere cosa fare.

Chinò il capo, la pozza di sangue scuro si allargava sotto il corpo della sorella imbrattando i vestiti e le scarpe, scivolava dentro le fessure di un cerchio rituale che non riconobbe, scorreva nelle incisioni e tracciandone i simboli nascosti fino a renderli visibili.

«Perché?» chiese Jeremy, la sua voce rimbalzò rabbiosa tra le pareti della sala. La avvolse, la cullò, Lilith decise di accettare quella rabbia e lo fece di buon grado, la lasciò scivolare nel proprio corpo assieme ai dubbi, alla speranza e alla consapevolezza non sua di dover fare qualcosa per Raven, quasi inerme davanti ai suoi occhi, il respiro corto per il dolore e la pelle pallida più del solito.

Sollevò lo sguardo, Robin e Cyborg erano tra loro e Belial. La risolutezza del primo le rimbombava ancora in testa, mentre lui digrignava i denti con le mani strette attorno al bastone, scrutando Belial con tutto l'odio che aveva in corpo. E Lilith lo sapeva bene.

Cyborg si chinò davanti e le sfiorò un braccio con la mano fredda, ma i suoi occhi erano fissi su Raven e Lilith sentiva la sua anima irradiare una preoccupazione così calda, inebriante e consapevole da riuscire a confortarla.

«Stai bene?» domandò lui. Scostò la mano di Lilith con dolcezza, avvolse le dita attorno all'elsa del pugnale e lo sfilò con un gesto secco per lasciarlo scivolare a terra. Raven tossì e gli afferrò il polso stringendolo forte.

«Il portale» gemette lei senza fiato «Dobbiamo chiudere il portale!» Tossì sangue ed ebbe un sussulto, Cyborg premette la mano sula ferita per rallentare la perdita di sangue.

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