Un'altra volta come quel giorno

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La luce nascente del primo mattino non aveva ancora raggiunto la vecchia biblioteca abbandonata, che era ancora immersa nel suo cupo silenzio e preda di quell'aura oscura che soffiava fuori dall'invisibile frattura che dava su un altro mondo. Scendendo verso l'oscurità il ragazzo lasciava dietro di sé dei piccoli solchi sulla polvere e sulla terra che si erano accumulate nel tempo.

Il mantello ondeggiava contro la sua schiena, celando le sue possenti spalle sotto la pelle nera, mentre la spada scarlatta ben assicurata al suo fianco che scintillava ancora del sangue scuro dell'ultimo demone che aveva ucciso.

La sala del rito si aprì davanti ai suoi occhi appena giunto in fondo alle scale, dal soffitto sfondato si riusciva a vedere solo la volta del piano superiore, ricoperto di arabeschi e affreschi di miti greci e creature straordinarie, come la sagoma del Minotauro che a breve sarebbe stata illuminata dalle prime luci del mattino e le fauci di un dragone spalancate nell'atto di sputare fuoco. Evren sorrise in quella direzione, girando attorno ad un grosso pezzo di soffitto crollato per raggiungere il centro della stanza.

Non aveva bisogno di ulteriori fonti di luce per vedere bene, estrasse la spada e ne scagliò la punta contro il pavimento, incidendo nella pietra per quanto la lama glielo permetteva.


Victor sollevò la scatola dei videogiochi e la rigirò sul tavolino della stanza principale, beandosi del rumore dei dischetti che urtavano contro la superficie lucida e lasciando cadere a terra il contenitore per disporli in una fila ordinata davanti a sé. Osservò per l'ennesima volta ogni familiare copertina, seguendo al contempo con la coda degli occhi il lieve ondeggiare della figura di Garfield, fermo davanti alla vetrata a scrutare pensieroso la città con la tazza della colazione stretta tra le mani.

Fece fare mezzo giro al polso, quasi fosse un gesto di un illusionista, e calò la mano puntando l'indice contro una delle confezioni, premendone il polpastrello al punto da creare una piccola conca sulla copertina in plastica. «Mega Monkeys 8?» domandò sollevando lo sguardo verso l'amico con un sorriso.

Vide le spalle e la testa dell'amico abbandonarsi pesanti alla forza di gravità ed ebbe una visione più chiara della sua nuca, dalla quale trasudava uno sconforto tale da appesantire anche il suo cuore e farlo scivolare con un tonfo fino al fondo del suo stomaco contorto.

«No» gli rispose Garfield, rigirandosi la tazza tra le mani e risollevando la testa verso uno dei piccoli agglomerati di nuvole che interrompevano la sfumatura azzurra del cielo mattutino.

Victor prese tra le dita Mega Monkeys 8 e lo rilanciò nella scatola con uno sbuffo, batté il piede per terra ripetutamente ed ignorò l'aura cupa che l'amico emanava da ogni poro per ritentare spudoratamente a coinvolgerlo in qualcosa: «GTA?»

«No» ribadì Garfield spostando il peso da un piede all'altro, dondolò lievemente facendo ondeggiare pericolosamente il latte caldo nella tazza, fin quasi a farlo schizzare fuori dal bordo, ma si voltò solo nel sentire la porta scorrevole che scivolava e scompariva nella parete e Kori che irrompeva nella stanza a passo svelto.

Il «Buongiorno!» della ragazza rimbalzò allegro sulle pareti, quasi rompendo la bolla di aura scura che Garfield aveva avuto attorno fin dalle prime luci del mattino, contagiandolo in un seppur mesto sorriso.

«Non trovate che sia una giornata fantastica, amici?» domandò loro Kori, spalancando le ante dei mobili della cucina e iniziando a frugare tra le padelle tintinnanti alla ricerca di qualcosa. Non aspettò che uno di loro le rispondesse e proseguì il suo discorso con voce squillante: «Vorrei fare dei waffle» disse mentre apriva il cassetto delle posate ed afferrava una spatola, «o forse delle crepés, non lo so» continuò spostando le pentole sul tavolo e lanciandoci dentro un mestolo. Spalancò il frigo e batté le unghie contro uno degli scaffali sorridendo apertamente: «Potrei inventare una nuova ricetta unendo i waffle alle crepés e voi mi darete un giudizio»

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