Profumo di segreti - Parte prima

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Garfield si agitò nel letto, incapace di prendere sonno. Una volta finiti gli effetti degli antidolorifici non aveva più avuto pace. Rimpiangeva i giorni in cui Raven era stata nella squadra, per la possibilità di essere guarito più in fretta dai suoi poteri e per molte altre ragioni.
Ogni singolo osso del suo corpo aveva qualcosa di cui lamentarsi riguardo allo scontro più recente ed addirittura i pensieri erano ben decisi a non lasciarlo in pace. Era proprio una giornata da dimenticare, e sarebbe stata da buttare l'intera settimana, se non fosse stato per l'inaspettato incontro con la sua vecchia amica e quel suo strambo, pericoloso fratellino.
Non poteva impedirsi di tornare a pensarci, qualunque cosa tentasse di fare rimaneva il suo chiodo fisso. Avrebbe voluto discutere con Victor, assicurarsi che Richard non si fosse messo strane idee in testa – ad esempio considerare Raven un pericolo per la squadra – e gli sarebbe piaciuto poter raggiungere gli amici ovunque fossero andati a prestare soccorso.
Quando aveva sentito l'allarme era stato felice che li allontanasse per un po', ma già dopo pochi minuti aveva iniziato ad annoiarsi a morte.
Rimase steso a fissare il soffitto, contando immaginarie pecore verdi per tentare di raccattare un po' di sonno. L'operazione bastava a malapena per distrarlo.
Allungò una mano sul comodino, su cui Victor gli aveva premurosamente lasciato il telecomando del televisore e lo puntò contro il grande schermo che avevano sceso in infermeria quel pomeriggio.
«Ufff...» sbuffò il ragazzo verde premendo il tasto principale.
Lo schermo si accese rapidamente, mostrando le immagini di un vecchio film in bianco e nero. Cambiò canale, iniziando la classica operazione di zapping che lo impegnava sempre nei momenti di maggiore noia. Puntò direttamente ai canali per ragazzi, Disney Channel, Disney XD, K2, Cartoon Network, Nickelodeon e tutti quelli che gli vennero in mente. Il tempo non lo aveva cambiato, ma le repliche lo scocciavano, rifiutò quindi di rivedere per l'ennesima volta Generator Rex, I Maghi di Waverly ed i Pokemon. Beccò una puntata di Victorious che non aveva ancora visto, ma scoprì che era quasi alla fine e decise di passare oltre.
Dopo alcuni minuti di ricerca abbandonò i suoi piani iniziali. Passò al canale principale di Jump City, chiedendosi se gli avrebbe dato notizie della missione dei suoi amici. Come previsto, la giornalista, a distanza di sicurezza dallo scontro, stava analizzando le mosse dei tre Titans. O almeno ciò che riusciva a vedere dal suo punto di osservazione. Effettivamente dell'azione si vedeva poco. Alcuni colpi, molta polvere sollevata e, decisamente, una Raven alquanto sulla difensiva, il tutto attraverso una parete semi crollate del familiare museo di Jump City.
«Oh... No... No...» si disse mortificato. Ora, si disse, Dick avrebbe avuto davvero una ragione per diffidare di lei.

La T-Car inchiodò davanti all'indirizzo da cui proveniva il segnale del comunicatore di Starfire. L'aliena li aspettava davanti all'ingresso dell'appartamento, nel momento stesso in cui vide Robin spuntare sul pianerottolo si affrettò a raccontare confusamente l'accaduto.
«Quando Raven si è accorta che l'avevo seguita ha afferrato quei ragazzi e li ha portati via di fretta. Non hanno preso nulla» disse, facendo strada. «Sono sicura che era qui che vivevano; potremmo aspettare che tornino» propose entusiasta, mentre Cyborg e Robin ispezionavano il salotto.
Il Ragazzo Meraviglia la guardò rammaricato. L'ottimismo di Starfire lo commuoveva, ma non poteva permettere che pensasse ancora inutilmente che la sua vecchia amica sarebbe tornata per parlare e rimettere tutto apposto, perché per più tempo si fosse illusa più sarebbe rimasta delusa alla fine. «Kori, mi dispiace, ma credo che se Raven avesse voluto parlare con uno di noi l'avrebbe già fatto» disse con dolcezza accarezzandole un braccio. «Io non credo che torneranno ancora qui, ora che sanno che sappiamo di questo posto»
Starfire si tirò indietro, sospirando pesantemente. Non disse nulla, ma fece cenno al ragazzo di tornare a guardarsi attorno. «Cosa facciamo adesso?»
«Cercheremo di capire cosa stanno cercando di fare, magari hanno lasciato qualche piano» disse con calma. «Puoi guardare in giro per vedere se trovi cose che appartengono a Raven?» le domandò poi, camminando con lei per il corridoio buio ed infilandosi in una delle camere. Starfire s'infilò nella stanza affianco, accendendo la luce con un gesto veloce.
Così come il resto della casa la camera da letto era quasi del tutto spoglia. Pochi abiti nell'armadio, pareti bianche e lenzuola anonime ben ordinate sul letto. Sulla cassettiera, sistemata ai piedi del letto, stava uno specchio scuro dall'aria familiare. Non aveva idea di quando fosse successo, ma era certa di averla già vista da qualche parte. Si avvicinò lentamente, dando una manata alla tenda per scostarla e poter osservare meglio l'oggetto. Allungò un braccio per stringerlo tra lei mani, ma la voce concitata di Cyborg glielo impedì, facendola sussultare.
«Non. Toccare. Quello. Specchio» esclamò il ragazzo dalla porta prima che lei riuscisse a sfiorarlo. Starfire, con il braccio ancora fermo a mezz'aria, lo fissò confusa sbattendo gli occhi. Il mezzo robot si voltò verso il corridoio, chiamando il leader con tono ansioso ed entrando in camera. «È lo specchio di Raven» informò incerto, osservandolo come se potesse aggredirlo da un momento all'altro.
I due amici lo fissarono, confusi, per poi realizzare improvvisamente. «Questa era la sua camera, allora» osservò Robin.
Cyborg annuì, poi accennò la spiegazione di ciò che era successo anni prima. «Io e Garfield siamo finiti in questo specchio, una volta. È un'esperienza che non ci tengo a ripetere» affermò con convinzione.
Robin annuì, comprensivo. «Meglio portarlo in un posto sicuro» disse.
Scambiò un'occhiata con Cyborg, mentre Starfire lasciava la stanza. La ragazza camminò lentamente, con la testa bassa e l'umore sotto i piedi. Non vedeva l'ora di uscire di lì, di poter tornare a casa e fingere che nulla fosse successo. Gli occhi le vagarono all'interno delle varie stanze; tutto era stato abbandonato in fretta e furia ma la casa era quasi completamente vuota. Non ci voleva molto, in quella situazione, a notare la nota stonata della camera in fondo al corridoio. La finestra aperta lasciava entrare la piacevole brezza notturna, trasportando per tutto l'appartamento il profumo delle piante; non c'era una sola pianta in tutto l'appartamento, ma quella stanza ne era colma al punto da sembrare quasi un giardino d'inverno. Erano tutte fiorite, rigogliose, perfette. Starfire non riuscì ad impedirsi di entrare per poterle osservare da vicino. Sfiorò la superficie di alcune foglie lucide, annusò uno dei ciclamini del vaso che stava sistemato sul comodino ed urtò inconsapevolmente una sedia stracolma di riviste e disegni.
La pila si rovesciò per terra, i fogli si sparsero sul pavimento. La ragazza si chinò, sentendosi in colpa per l'accaduto. Iniziò a raccogliere il tutto, ritrovandosi all'improvviso tra le mani un fumetto fin troppo familiare.
Fissò la foderina lucida ad occhi sgranati, riconoscendo i personaggi su cui Garfield aveva tanto lavorato. Rimise i fogli e le riviste sulla sedia, preoccupandosi di lasciare Dark Wings in cima e bene in vista.
Qualunque fosse il motivo per cui quel fumetto si trovava lì, Starfire sperò ardentemente potesse aiutare Raven a ritrovare la strada di casa.

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