Un desiderio tra le stelle

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Quando Cyborg mise piede nel corridoio, dopo aver abbandonato l'ascensore il senso di sollievo riguardo ciò che aveva scoperto non l'aveva ancora abbandonato. Non vedeva l'ora di dirlo agli altri e sperava di trovarli nella sala principale.
Quando aprì la porta scorrevole non fu deluso, ma capì immediatamente che attirare l'attenzione di Richard sarebbe stato un compito arduo. Già Garfield era seduto davanti al loro capo e, sotto lo sguardo pensieroso di Kori, impegnata a cucinare qualcosa di accettabile, stava cercando di introdurre un discorso.
Con le spalle tese, il mutaforma, stringeva tra le braccia uno dei vecchi volumi di Raven, cercando probabilmente il modo migliore per dire qualcosa all'amico senza che questi si arrabbiasse.
«Dick» disse forse per l'ennesima volta. «Sul serio, questo è importante. Puoi darmi un paio di minuti di attenzione?»
Il Ragazzo Meraviglia gli fece un lieve cenno con la testa, ma non sollevò lo sguardo. «Dammi una ventina di minuti, poi sono tutto tuo. Voglio finire di catalogare questi moduli e poi...»
Sbuffando, Garfield spinse lo schermo del computer e richiuse il portatile. Richard li fulminò con un'occhiata mentre lui gli passava il libro e lo apriva alla pagina che gli interessava.
«Guarda» disse serio il mutaforma. «Questo capitolo parla di demoni chiamati Succubi, li hai mai sentiti?»
«Succubi?» domandò Richard. Poi scosse la testa. «Di che si tratta?»
«Leggi il capitolo. Leggilo attentamente» raccomandò Garfield. «Ero tranquillamente addormentato su un prato e sono stato attaccato da uno di questi. Una di queste» si corresse.
Lo sguardo di Richard si fece vigile, ed improvvisamente il volto s'indurì. «Tu stai bene?»
Kori smise di trafficare e prestò attenzione, sperando che la situazione non degenerasse.
Garfield si colpì la fronte con una mano. «Sono qui a parlartene, no? Hai un talento incredibile nel non capire la parte importante». Batté due dita sulla pagina e ripeté: «Io sono stato attaccato da uno di questi, volevo che lo sapessi per evitare che accadesse anche a te o a Victor, ok?»
Robin fissò la pagina, poi Garfield, la pagina e poi di nuovo Garfield. «Aspetta. Cosa ci facevi in quel prato? Lei sapeva che eri lì?»
Garfield emise un lieve rantolo. Capì immediatamente a cosa l'amico stava pensando, e non voleva che lo facesse. «No, non farlo. Non incolpare Raven. Lei non mi avrebbe mai fatto del male!»
«Gar» sospirò il ragazzo. «Non puoi sapere se è stata una sua manovra per tenerti alla larga dai suoi loschi affari»
«Loschi affari? Loschi affari?» sbottò Garfield nervoso. «Ti ho già detto che Raven non mi farebbe mai del male, non ne farebbe a nessuno di noi»
«Gar ha ragione» s'intromise Kori. «Se ne è andata, ma resta sempre nostra amica»
Prima che Richard potesse replicare Victor decise di farsi avanti, appoggiando saldamente una mano sulla tavola. «Quando è successo?»
Sia Richard che Garfield lo scrutarono, indispettiti per l'intromissione, ma lo sguardo di Victor era troppo cocciuto per non rispondere.
«Neanche due ore fa» mormorò Garfield, sperando di non dover subire una strigliata anche dal mezzo robot.
Ma l'amico sorrise sornione. «Allora Raven non centra, lo so per certo»
Richard saltò sull'attenti, nervoso. «Come fai a saperlo?»
«Perché due ore fa lei era con me» rivelò Victor senza pensare.
Kori sorrise sollevata, ma il volto del suo ragazzo si fece paonazzo dalla furia.
«E perché, di grazia, Raven ti ha concesso udienza proprio oggi? L'ultima volta che l'ho vista non mi è sembrata esattamente favorevole ad una rimpatriata»
Victor si grattò la pelata, poi sollevò le spalle. «Mi ha contattato l'altro giorno per chiedermi di riportarle il suo specchio, così le ho dato appuntamento in centro ed abbiamo pranzato insieme»
Come se l'occhiataccia di Richard non fosse abbastanza anche Garfield s'incupì di colpo. «Tu l'hai incontrata e non mi hai detto niente? Amico! Sarei potuto venire con te!»
«Ho preferito non farne una faccenda di stato, e lei mi ha chiesto di andare da solo» si giustificò il ragazzo.
Garfield chinò la testa. «Si, ma avresti potuto dirmelo comunque» gemette frustrato. Non si preoccupò neanche di nascondere la sua espressione delusa; gli amici sapevano bene quanto gli sarebbe piaciuto riparlare con lei a quattrocchi, senza qualcosa che potesse interromperli o metterli una contro l'altro.
Victor chinò le spalle. «Mi dispiace, davvero. Ho pensato che se avessi fatto come aveva detto lei poi avrebbe accettato più facilmente di rivedermi»
Kori sorrise, comprendendo che il ragionamento dell'amico non faceva una piega, ma Richard non sembrava d'accordo.
«Basta» ordinò. «Smettetela. Lei se n'è andata, ci ha traditi. È una criminale»
Victor strinse i pugni. «Non ci ha traditi»
«Il libro che ha rubato contiene una formula per far risorgere Trigon!» rivelò il Ragazzo Meraviglia controvoglia. Aveva rimandato il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto dirlo agli amici, ma ora aspettare non era più un'opzione
«NO!» gridò Garfield all'improvviso. Tutti s'interruppero, si voltarono verso di lui e lo videro stringere la mascella e premere i polpastrelli sul ripiano. «È Raven, porca miseria! Raven! Non è un demone qualunque! Non è un criminale qualunque! È Raven! Raven! Quella Raven che ha affrontato suo padre per salvare il mondo, che ci ha sempre guardato le spalle e che è sempre stata al tuo fianco durante la tua campagna contro Deathstroke!» sbottò. «Non starò qui ad ascoltare mentre tu parli male di lei»
«Lei se n'è andata» ribadì Robin. «Ha fatto la sua scelta. È il momento di dimenticarla. Non è la prima volta che un Titan tradisce»
Garfield spintonò Robin, gli ringhiò contro, pronto alla rissa.
Kori e Victor si avvicinarono; lei afferrò alle spalle il Ragazzo Meraviglia, lui il mutaforma, per impedire che si saltassero alla gola a vicenda.
«Non sai cosa voglia fare con quel libro. Ci deve essere qualcos'altro» grugnì Garfield furioso.
Richard aprì la bocca, ma Kori lo interruppe prima che riuscisse ad emettere un solo fiato. «Smettila, sai che Gar ha ragione. Non puoi sapere cosa vuole fare Raven, non finché non lo sentirai da lei con le tue orecchie»
Lo lasciò andare e lui si voltò a fulminarla con gli occhi. «Se avesse davvero in mente di fermare Trigon potrebbe venire a dircelo in qualunque momento e non la appoggeremmo e sosterremmo in ogni modo, ma lei chiaramente non ci vuole tra i piedi»
Garfield diede uno strattone a Victor, che lo lasciò andare, permettendogli di dirigersi a passo svelto alla porta digrignando i denti.
«Dove vai?» domandò il robot.
«In città» tagliò corto il mutaforma infilando l'anello al dito. Immediatamente la sua pelle assunse un colorito normale ed i suoi capelli persero il loro verde sgargiante.
Kori fece per corrergli dietro «Gar, aspetta!»
«Kori!» la fermò Richard preoccupato. «Non riuscite a vedere che ci sta facendo stare male? Ci sta facendo soffrire, ci sta dividendo!»
«No, Dick. Sei tu che non riesci a vedere che abbiamo bisogno di sperare e di credere in lei» concluse Kori uscendo a sua volta.
Victor sospirò. Ora erano rimasti solo lui e l'amico, nella stanza. Preferì non dire nulla, ma vide Richard chinare la testa mogio. Robin non aveva tutti i torti, rifletté, nonostante ciò che lei stessa gli aveva detto. Era stata troppo sbrigativa, troppo secca. Come se volesse sbarazzarsi di lui in fretta.
Robin sospirò, poi si lasciò ricadere sulla sedia e strofinò due dita sulle tempie. Victor si sedette accanto a lui, serio.
«Come fai a non sperare nel suo ritorno? Ti spaventa il fatto che potremmo preferire lei alla squadra?»
«Mi spaventa la possibilità che vi faccia - che ci faccia - star male di nuovo» rivelò Richard. «Non è la prima volta che un Titans tradisce» ribadì.

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