Quello che il demone non dice

153 13 11
                                    

Raven tenne lo sguardo fisso sullo schermo del televisore e raddrizzò la schiena sporgendosi in avanti e serrando le dita attorno al bracciolo del divano con tanta forza da farle diventare bianche.

Starfire precipitò al suolo con tanta rapidità che la telecamera non fu in grado di seguirla.

Raven scattò in piedi, portandosi una mano a coprire la bocca per mascherare un gemito di preoccupazione.

Nel bagno alla destra della stanza, oltre la porta aperta, il rubinetto del lavandino schizzò in aria, rimbalzando contro il soffitto e finendo al fianco del water. Un possente getto d'acqua iniziò a zampillare verso l'alto e schizzò lo specchio, allagando il pavimento.

Con gli occhi sgranati ed il volto teso, Raven era pronta a recitare il suo mantra per fermare la caduta di Starfire. Si rese conto con un gemito di essere troppo lontana per essere d'aiuto.

Lilith, ancora seduta immobile sul cuscino, la fissava sbattendo gli occhi con un'espressione che era quasi lo specchio di quella della sua. Non riusciva ad isolare l'ansia di lei dalle sue emozioni personali, quindi l'aura nera dei suoi poteri che si dipanava attorno a lei fece esplodere una bottiglia piena d'acqua e mandò in frantumi un bicchiere.

Il servizio televisivo proseguiva, Raven non osava distoglierne lo sguardo, non aveva mai visto Starfire crollare in quel modo sul campo di battaglia. L'amica si era sempre ripresa in fretta ed era sempre tornata a spalleggiare i suoi compagni in breve tempo. L'inquadratura si concentrò sulla sua caduta, Beastboy si trasformò in uno pterodattilo e planò su Starfire, avvolse gli artigli attorno alle braccia di lei ad un paio di metri dal suolo, poi planò con dolcezza e la depositò piano sul marciapiede. Tornò umano immediatamente dopo e, con un sospiro ed un sorriso mesto, fece un cenno agli altri Titans per indicare che la ragazza stava bene. Anche se lei non si era mossa né aveva dato segno di aver ripreso i sensi.

Raven sospirò e rilassò le spalle, portò una mano al petto e sorrise. La percezione del mondo attorno a lei tornò vivida. Mosse le dita dei piedi nudi sul pavimento, l'acqua che zampillava fuori dal rubinetto stava per raggiungere il tappeto ricoperto di cocci di vetro.

Smise di prestare attenzione alla televisione, tratteneva ancora il fiato e tremava leggermente, sollevò le mani fino a sfiorarsi il mento e le labbra serrate, poi si voltò di scatto verso il terrazzino. Oltre il vetro, in lontananza, riusciva a vedere le sagome di due dei grattacieli che aveva riconosciuto in televisione. Era il luogo in cui si stava svolgendo lo scontro.

Dovrei essere lì, dovrei essere con loro. Si disse Raven. Se fossi lì potrei fare qualcosa per Kori.

Si mosse tra il divano ed il tavolino, afferrò la maniglia della portafinestra spalancandola. Deglutì e mise i piedi sulla pietra chiara e fredda dell'esterno, pronta a spiccare il volo per raggiungere i suoi vecchi amici.

Una macchia di oscurità prese vita alle sue spalle, Belial ne emerse e le afferrò il polso con la mano fredda.

La ragazza rabbrividì, si voltò e deglutì.

Belial. Mi dispiace, ma i miei amici hanno bisogno di me.

Gli occhi ciechi del ragazzo erano puntati su di lei, tanto da sembrare che riuscissero a vederla per davvero.

Raven lasciò la maniglia e fissò il ragazzo in quegli occhi, la sua mente si ribellò. Lasciami andare, hanno bisogno di me.

«Raven» mormorò Belial tra i denti «Cosa è successo? Riesco a sentire la tua ansia»

La ragazza si voltò ancora una volta verso i grattacieli, strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa, ma lui la strinse più forte.

«I Titans» gli disse con voce rotta. «Starfire è caduta. Non si è rialzata. Devo andare a controllare che stia bene»

BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora