Addio Nashville

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Una caduta trionfale dal letto.
Fu così che ebbe iniziò quella giornata, così capii da subito che non sarebbe andata meglio.
Dopo aver indossato un paio di leggins neri ed una larga felpa color blu notte, scesi al piano di sotto, mentre cercavo di sistemare i miei capelli in uno chignon disordinato.
Inciampai nelle scale, ritrovandomi per la seconda volta, in una mattinata, con il sedere a terra.
E volete sapere il colmo ?
Per poco, non rischiai di sporcarmi la felpa con il caffè bollente, preparato dalla sottoscritta.
Avevo appena deciso che avrei odiato quella giornata.
Addentai velocemente un biscotto al cioccolato fondente e finii di sorseggiare il mio caffè, preparandomi ad affrontare il mio ultimo giorno di scuola a Nashville.
Nashville era il posto in cui sono nata, nel quale avevo trovato me stessa ed avevo coltivato le mie passioni, nel quale avevo conosciuto i miei primi veri amici e la mia prima cotta.
Ma non c'era più posto per quei ricordi nella mia mente, perchè mia mamma aveva deciso che ci saremmo trasferite dal suo nuovo ragazzo, a Greenwood.
Non pensavo che valesse la pena di lasciare il proprio paese, per un uomo, per di più conosciuto durante una chat su internet.
Mi sembrava tutto così stupido ed insensato, e non riuscivo a non pensare al fatto che non avrei più visto Michael e Faith, al fatto che non avrei più frequentato i miei corsi o mangiato un gelato da "Jenni's Ice Cream".
Speravo di svegliarmi il mattino dopo nel mio comodo letto, e non in viaggio verso Greenwood.
Scossi la testa, liberandomi da questi pensieri e per poco non presi un infarto, ritrovandomi davanti Faith, la mia migliore amica, che mi osservava attentamente, masticando un chewing-gum.
- Come diamine hai fatto ad entrare ? -, domandai, sgranando gli occhi.
- Le chiavi sotto lo zerbino -, rispose semplicemente, continuando a fissarmi.
- Perchè mi stai fissando ? -,
- Hai del caffè sul naso, Kaylee -, affermò, togliendolo con un dolce bacio sulla punta del naso.
Ridacchiai e lei mi sorrise, dandomi una pacca sul sedere.
- Datti una mossa, Mikey ci aspetta in auto -, disse gettandosi sul divano, in salotto.
- Arrivo subito -,
Corsi al piano di sopra, per mettermi un po' di mascara, e prendere lo zaino.
Mi domandai se mia madre stesse dormendo, così mi affacciai alla porta della sua stanza.
- Mamma ? -, chiamai dolcemente, ma non ottenni risposta.
Mi avvicinai alla sua figura, stancamente appisolata sul materasso, e le lascia un bacio sulla fronte.
- A dopo, ti voglio bene -, sussurrai, lasciandola riposare.
Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, raggiungendo Faith, che stava facendo zapping tra i canali della mia tv.
- Sono pronta -, affermai, scendendo l'ultimo scalino.
- Era ora, farfallina -, rispose, alzandosi dal divano.
Mi prese sottobraccio e cominciammo a marciare verso la porta.
Faith era una tipa davvero forte, l'avevo conosciuta durante il secondo anno di liceo.
Entrambe eravamo in ritardo per la lezione di biologia, così c'eravamo ritrovate a pulire l'enorme palestra scolastica, alle 10:45 di sabato mattina.
Quel giorno legammo molto, mentre le nostre risate rieccheggiavano per i corridoi della scuola.
Faith era stata la mia prima vera amica, adoravo il fatto che non si lasciasse mai abbattere e che fosse sempre pronta a lottare per chi amava veramente.
Il modo in cui si prendeva cura di me, accarezzandomi i capelli quando piangevo sulla sua spalla ed affogando le nostre storie d'amore finite male, in un gelato alla vaniglia, guardando un film drammatico.
Ma come avrei fatto senza di lei ?
- Gattina ! -, la voce acuta di Michael, mi risvegliò dai miei pensieri.
- Buongiorno -, gli sorrisi, entrando in auto, seguita da Faith.
- Diamine, ce ne avete messo di tempo -, disse, passandosi una mano tra i capelli, tinti di un colore violastro.
Mikey era la persona più strana che conoscessi, nessuno sapevo mai cosa poteva passargli per la testa, e se aveva in mente qualcosa, la faceva e basta.
Da quando c'eravamo conosciuti, durante il corso di letteratura inglese, mi aveva sempre chiamata "gattina", e sinceramente, l'avevo sempre adorato.
Michael era quel tipo di amico che riusciva sempre a sorprenderti, e con me funzionava alla grande.
Adoravo dargli una mano a tingersi i capelli, sempre di colori diversi, anche se a lui donavano tutti.
Ma senza Michael, a chi avrei tinto i capelli ?
Decisi di smetterla di deprimermi e lanciai uno sguardo a Faith, che stava giocherellando con i braccialetti al suo polso, mentre canticchiava la melodia di una canzone folk.
Michael, invece, avevo lo sguardo fisso sulla strada, e parlava tra sé e sé.
- Hey -, dissi, richiamando l'attenzione di entrambi.
- Che c'è ? -, domandarono, contemporaneamente.
- Oggi non andremo a scuola -, annunciai, sorridendo maliziosamente.
- Che vuol dire "oggi non andremo a scuola" ? -,
- Che oggi salteremo le lezioni. È il mio ultimo giorno a Nashville, e non voglio passarlo chiusa in una prigione-, dissi, in tono deciso.
I miei amici ridacchiarono.
- Ai suoi ordini, gattina -, disse Michael, svoltando dal lato opposto della scuola.

Stargazing     [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora