Non te l'ha chiesto nessuno

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Io e la mamma avevamo passato l'intero viaggio a canticchiare canzoni dei Nirvana.
Quando arrivò il turno di "Come As You Are", parcheggiammo davanti ad una villetta veramente carina, di colore beige.
Sentii la portiera della macchina aprirsi, ed un ammasso di capelli grigiastri mi oscurò la vista.
L'uomo sulla cinquantina, che doveva essere Lucas, m'invitò ad uscire dall' auto, porgendomi la mano.
Gli sorrisi e lo ringraziai, cercando di essere il più cortese possibile.
- Hey, tu devi essere Nicole ! -, esclamò, trascinandomi in un caloroso abbraccio.
Quando mi lasciò, ridacchiai.
- Io sono Lucas, piacere di conoscerti -,
La sua voce era calda e piacevole, e non mi sembrava affatto male. Speravo soltanto che fosse così carino, anche con mia madre.
- Piacere mio -, dissi, e le mie guance si tinsero di rosso.
Non ero mai stata troppo brava a rapportarmi con le altre persone.
Il suo sguardo cadde sulla mamma, e sul suo volto si dipinse uno splendido sorriso.
Lucas aveva i denti bianchi e perfettamente allineati, non pensavo di aver mai visto dentatura migliore.
- Amanda, ogni volta che ti vedo sei sempre più bella ! Tua figlia deve aver preso proprio da te, siete due gocce d'acqua -, disse poi, rivolgendosi a mia madre.
Lei gli si avvicinò e lo baciò a fior di labbra.
Ew, non davanti a me.
- Allora, volete entrare ? -,
Ci aiutò a portare le valige, ed aprì la porta di casa con un veloce scatto.
Rimasi a bocc'aperta. Quella casa era magnifica.
Spaziosa e moderna, un perfetto mix tra anni
'60 e '90.
La prima cosa che notai, fu la grande libreria nel salotto, piena zeppa di libri di ogni genere.
Non vedevo l'ora di mettermi a leggerne qualcuno.
Passai lo sguardo su alcuni vinili, sistemati su una mensola, sopra ad un televisore a schermo piatto da, almeno, settanta pollici.
Lucas e la mamma ridacchiarono, attirando la mia attenzione.
Continuavano a fare gli sdolcinati, ed io cominciavo a sentirmi di troppo.
- Lucas, posso sapere dov'è la mia stanza, per piacere ? -, domandai, educatamente.
- Certo, piccola -,
Mi diede una mano a trasportare la valigia fino al piano di sopra, ed aprì una porta vicino alla stanza di quello che doveva essere Wyatt, il mio nuovo fratellastro.
Di cui non si era ancora vista l'ombra.
- Ecco, spero ti piaccia -, sussurrò al mio orecchio, lasciandomi una pacca amorevole sulla spalla.
Della stanza non c'era molto da dire.
Era grande e luminosa, le pareti bianche ed il pavimento in parquet.
- È meravigliosa, grazie -,
Lo abbracciai velocemente, un po' in imbarazzo e lui ricambio, sorpeso.
- Mi dispiace che mio figlio non sia ancora arrivato, ma la mattina va a correre nel parchetto quà vicino. Ha solo un anno in più di te. Magari, non appena arriva, potrebbe portarti a fare un giro in città -, disse, sorridendomi.
Non se ne parla, pensai.
- Sarebbe fantastico. Adesso dovrei sistemare la mia roba, quindi... -, lasciai la frase in sospeso,
ma Lucas sembrò capire, così uscì velocemente dalla mia stanza, salutandomi con un cenno della mano.
Ricambiai e non appena la sua figura sparì, mi gettai sul mio nuovo letto.
Era così morbido che pensai di essere sdraiata sulle nuvole.
Chiusi gli occhi, ma li riaprii subito dopo, disturbata da un forte dolore alla testa.
Era così insopportabile che decisi di uscire, per prendere una boccata d'aria.
Infilai una felpa pesante ed una paio di blue-jeans.
Raccolsi i capelli in una coda e tirai fuori alcune cose dalla valigia, per sistemare il mio viso.
Misi un po' di mascara sulle ciglia e difinii le mie sopracciglia marroni.
Era il mio primo giorno a Greenwood e volevo evitare di presentarmi, da subito, come uno zombie...
Scesi al piano di sotto e presi il cellulare e le cuffiette, che avevo lasciato sul tavolo della cucina.
La mamma era sparita con Lucas, così le inviai un messaggio, prima di chiudermi la porta alle spalle.
Una ventata di aria fresca mi colpì dritta in viso.
Il freddo in quella città, era più pungente che a Nashville.
Mi strinsi nella felpa, facendo partire la riproduzione casuale su Itunes.
Mentre camminavo, cominciai a pensare ai miei amici ed a quanto, già, mi mancassero.
Mikey mi avevo scritto un messaggio, appena arrivata, ma non avevo avuto tempo di rispondergli, così feci per prendere il telefono dalla tasca, ma inciampai sui miei piedi.
Oh, diavolo, stavo per cadere.
Chiusi gli occhi, preparandomi ad una caduta
infernale, che sarebbe avvenuta da lì a poco.
Due braccia erano avvolte intorno al mio busto, ed ero pressata contro un corpo sudaticcio e muscoloso.
- Diamine, 'sta attenta a dove guardi, ragazzina -, disse una voce roca.
Il mio cuore mancò un battito. Cominciai a respirare affannosamente, ed i miei occhi si riaprirono, spaventati.
La figura che mi si presentò davanti, era quella di un ragazzo, all' incirca della mia età.
I capelli ricci, color castano e due occhi color nocciola. Aveva una mascella ben definita ed un colorito di pelle olivastro. In pochi secondi, m' immaginai come la madre dei suoi figli.
Scossi impercettibilmente la testa e pensai di essere impazzita.
Quelle cose succedevano solo nei libri.
- Hey, tutto bene ? -, domandò, stavolta con un tono più preoccupato.
Mi ripresi all'istante, scostandomi bruscamente da lui.
- Si, io... mi dispiace -, sussurrai, nervosamente.
- Non importa. Solo, la prossima volta cerca di guardare dove cammini -, continuò, il riccio, sogghignando.
Chi si credeva di essere ?
- Be', non te l'ha chiesto nessuno di afferrarmi -, affermai, in tono scontroso.
- Buono a sapersi, perchè la prossima volta ti lascerò cadere, ragazzina -,
Voleva smetterla di chiamarmi ragazzina ?
- Buono a sapersi, perchè non ci sarà una prossima volta -, lo imitai, sorpassandolo.
Quel tipo avrà avuto anche un bel visetto, ma speravo proprio di non rivederlo più.
**
Quando tornai a casa, non trovai nessuno ad aspettarmi.
Sentii un leggero brusio e la risata della mamma, provenire dal salotto.
La raggiunsi, ma non appena entrai nella stanza, mi venne voglia di scapparmene di nuovo.

Stargazing     [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora