" ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟙𝟘 "

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Athena, seduta sul bordo del proprio letto tra una pila di vestiti e alcuni libri di letteratura moderna e contemporanea, deglutì forte per far svanire quel nodo alla gola che le dava non poco fastidio. Confusa sul motivo per il quale avesse invitato realmente l'altro ad incontrarsi, se ne stava con il capo chino, osservando in silenzio un punto indefinito della stanza. Le gote erano di un cremisi vivo, quasi sembravano essere capaci di emanare luce propria, così come le iridi nocciola, uno scintillio luminoso le faceva risaltare anche nella lieve penombra nella quale si trovava. Non aveva la minima idea di cosa indossare, era pur sempre un incontro formale, ma allo stesso tempo non voleva far intendere all'altro che non le fosse a cuore, cosa del tutto errata, così, dopo aver metodicamente svuotato il suo armadio, decise di indossare abiti abbastanza semplici, ovvero una giacca larga di jeans sovrastava di gran lunga quella sua figura longilinea, la canotta bianca sottostante era così parzialmente coperta, mentre le gambe erano fasciate da morbida stoffa elasticizzata nera, un paio di pantaloni comodi e il tutto si concludeva con delle comodo e tranquillissime scarpe da ginnastica di un grigio tenue. La chioma nera, nonostante abbastanza riccia e corta fino all'altezza delle spalle, era ugualmente stata legata in uno chignon alto da quale sfuggivano alcune ciocche, che dolcemente le accarezzavano il viso. Per trucco, bracciali o orecchini non aveva né tempo né voglia, indecisa ancora se dovesse indossarli o meno, preferì andare senza nulla di troppo costoso indosso.

E fu così che, quasi una decina di minuti dopo, Athena si ritrovò in piedi dinanzi le imponenti vetrate colorate del nuovo locale. Era impossibile non vederlo: la facciata rettangolare era ricoperta da pannelli di vetro di diversi colori che, come le vetrate di chiese del tredicesimo secolo, davano origine ad una figura ancora più ampio, ovvero una grande mela spezzata in diversi frammenti da varie linee colorate che ricordavano i tragitti della metropolitana di new York.

A passi incerti camminava con piccole falcate non distante dall'entrata, mantenendo le iridi fisse sul marciapiede che costeggiava il locale e si affacciava sui locali nei dintorni.

<< Athena! >>

Una voce maschile la fece sobbalzare, per poco non inciampò su i suoi stessi piedi data l'improvvisa sopraggiunta, ma le mancò poco. Lo sguardo guizzò verso la sagoma in avvicinamento e per il momento in cui si era finalmente focalizzata su chi fosse, Peter era ormai già abbastanza vicino. Una vecchia tracolla scura pendeva dalla spalla destra del ragazzo. La chioma castana era completamente in disordine, qualche ciuffo era rimasto ancora dritto sul capo mentre altri erano completamente schiacciati, soprattutto lungo le tempie, erano presenti piccole ciocche che si opponevano alla forza di gravità e si posizionavano in modo orizzontale. La camicia di flanella blu a quadrati azzurra che indossava era completamente spiegazzata, così come la maglietta grigia sotto di essa; i pantaloni scuri e le scarpe da ginnastica, al contrario, si mostravano perfettamente immacolati e privi di qualsiasi piega.

<< Oh, Pete! Eccoti. >>

In quel momento il ragazzo arrossì debolmente, grattandosi così la nuca con dei lenti movimenti circolatori della mancina.

<< Spero di non aver fatto tardi! Non riuscivo a trovare gli appunti presi in classe e il libro non mi aiuta molto nel capire ciò che devo studiare, perché tutto sembra importante e allo stesso tempo superfluo... >>

Lei fece un sorriso, intenerita dalla timidezza improvvisa del faccia-a-faccia. Avrebbe risposto con una battuta per sdrammatizzare, per farlo rilassare o gli avrebbe dato un lieve pugnetto sulla spalla, se solo non si fosse soffermata ad osservarlo, infatti, in quel momento ogni piccolo dettaglio sembrava saltarle alla vista.

<< Non preoccuparti, sono arrivata da poco anche io. >> rispose lei, avvicinandosi a piccoli passi verso l'entrata, << Vogliamo prendere posto? >>

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