Capitolo 20

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1 gennaio...

dal capitolo precedente...
"No, no, ci dev'essere stato un malinteso." Ridacchia "Io sono McDonn."
Questo nome non mi suona famigliare. Chi è?
"Ovvero?" Chiedo confusa.
In meno di qualche secondo McDonn tira fuori una pistola e la punta davanti a sé, nella nostra direzione.
Strigo ancora di più la mano intorno alla mia pistola tenendo ben alta la guardia.
"Ovvero il tuo più grande incubo."

Non mi faccio intimorire, ma tengo ben saldo il mio braccio.
"Non dirmi che sei il fantasma di qualche poliziotto venuto a cercare la mia anima." Scherzo per sfotterlo un po'.
"Ahahah, davvero esilarante. E sentiamo, fai così tutte le volte che vai incontro alla morte?" Mi chiede ridendo amaramente.
"Sì, e ha sempre funzionato perché sono ancora qui." Gli faccio notare.
"Ed è mica il tuo ragazzo quello che si nasconde dietro di te?" Mi chiede prendendo di mira Jason.
"Non ti avvicinare." Lo minaccio puntandogli la pistola in direzione della testa.
"Ma che paura può farmi una quindicenne?"
Mi ha appena chiamato quindicenne? Sembro forse una ragazzina di quindici anni, io?
"Già, di sicuro non quanto me ne può fare un ottantenne." Rispondo.
Il suo sguardo si fa di colpo più duro.
"Non scherzare con me, ragazzina. Smettila di chiacchierare e combatti come ti hanno insegnato." Ordina.
L'hai voluto tu, McDonn.
Velocemente prendo la mira e sparo alla sua caviglia. L'uomo porta la sua mano verso la caviglia per fermare la fuoriuscita di sangue e Jason ne approfitta per allontanarsi da me e andare a chiamare rinforzi. Mentre lui è via, mi avvicino a McDonn.
"Allora, io sarei la quindicenne, eh?" Gli chiedo sparandogli ad un braccio.
Lui stringe i denti e mi punta la pistola contro, pronto a ferirmi.
Un colpo, che schivo per un pelo.
"Non riesci neanche a prendere la mira, McDonn." Rido.
Lui si rialza e mi travolge buttandomi a terra. La sua forza è molto maggiore della mia, per questo contavo sulle ferite per sopravvivere.
La mia pistola scivola dalla mia mano a causa della caduta. Schifo qualche colpo, ma un pugno sulla mascella mi causa dolore. Cerco di fermare in vano le sue braccia, ma non ci riesco.
"Dì le tue ultime preghiere, Drake." Mi minaccia puntandomi qualcosa di freddo e metallico sul petto.
"Vorrei vederti soffrire come un cane e morire lentamente." Sputo fredda.
"Mi dispiace, ma l'opzione non è compresa nel pacchetto." Scherza lui.
Sento la pressione esercitata dalla canna sul mio petto aumentare e cerco con tutte le mie forze di togliermi il suo copro di dosso.
"Addio, Drake."
Mentre l'uomo ancora parla, un corpo lo travolge spostandolo da me.
Zac.
Mentre lui e Samuel si occupano di McDonn, io recupero la mia pistola.
"Tutto ok?" Mi chiede Jason raggiungendomi.
Annuisco toccandomi con le punte delle dita la parte dolorante della mascella.
"Zac, Samuel, non uccidetelo." Ordino.
Loro obbediscono. Sento una mano poggiarsi sulla spalla e mi volto. Jason è davanti a me e mi guarda intensamente.
"Cosa c'è?" Chiedo controllando con la coda dell'occhio McDonn.
"Lo ucciderai?" Mi chiede con una punta di paura nella voce. Lancio un'occhiata all'uomo disteso per terra che cerca di rialzarsi con tutte le sue forze. Poi mi volto verso il mio ragazzo.
"Non lo so." Rispondo. Mi allontano e cerco di far sbollire la rabbia. Jason non vuole che lo uccida, ma è tutto ciò che si merita. Prima però devo farlo parlare: devo fargli dire chi lo manda, perché e a quale gang appartiene.
Mi avvicino al corpo disteso di McDonn, mi abbasso al suo livello mentre Zac e Samuel lo tengono fermo e gli punto la pistola sulla tempia.
"Bene, e ora parla se non vuoi ritrovarti con una pallottola conficcata nel cranio." Lo minaccio cercando di parlare con il tono di voce più crudele e spietato che possa fare.
"Mai." Sputa lui.
"L'hai voluto tu."
Così dicendo, gli sparo all'unico braccio ancora indenne che ha. McDonn chiude gli occhi dal dolore, ma non urla. È forte quest'uomo.
"Parla." Gli ordino sperando che le ferite lo facciano parlare.
"No, non otterrai mai le informazioni che vuoi, Drake."
Uno sparo, la sua gamba sanguinante.
"Parla o il prossimo sarà indirizzato al tuo cuore." Lo minaccio per l'ultima volta. Sento i ragazzi dietro di me trattenere il fiato: mi dispiace che debbano assistere ad una scena simile, ma è il mio lavoro e dovevano aspettarselo.
"Cosa vuoi sapere?" Sussurra con un filo di voce a causa della sofferenza.
"Chi ti manda?"
"Farewell."
Lo sapevo.
"Qual è il tuo nome completo?"
"Chris McDonn."
"Appartieni ai DGLA?" Chiedo conoscendo già la risposta, ma volendo averne la conferma.
"Sì."
"Quali informazioni avete su di me?" Chiedo vedendolo contorcersi per il dolore causato agli arti.
"Sappiamo che abiti in California, sappiamo che il tuo ragazzo si chiama Jason e tua madre si chiama Mary, ma non abbiamo ancora i cognomi."
Oh, no: sanno già fin troppe cose.
"E basta?" Chiedo ripassando le informazioni.
"Sì." Sussurra lui.
"Come mi hai trovato?" Chiedo in fine.
"Passavo per San Francisco, stavo andando a trovare delle persone. Ti ho vista ai piedi di questa collina, ti ho riconosciuta e ti ho seguita."
Quindi hanno anche una mia foto: sanno riconoscermi.
"Hai avvisato gli altri?" Chiedo sperando con tutta me stessa in una risposta negativa.
"No." Mente. Io so che ora i DGLA conoscono la mia residenza, mi troveranno ancora prima di quanto pensassi. Devo agire e subito.
Mi volto verso McDonn e cerco di ricordare gli ordini di Scott.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 16, 2018 ⏰

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F.I.R.E.W.O.R.K.S. [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora