Quando il messaggio era finalmente giunto, avevo riconosciuto senza fatica la ricercata calligrafia di Lilith impressa sulla pergamena, e la dolcezza con cui aveva contornato le direttive per me aveva per qualche tempo scaldato il mio cuore nella freddezza delle terre mortali.
Grazie a quella lettera ero stata resa partecipe del caos che - poco dopo la mia partenza - aveva sconvolto l'ordine degli Inferi: Lilith mi aveva raccontato di come Lucifero avesse inviato alcuni coboldi ai confini del regno per assicurarsi la riuscita del rito, e di come questi avessero trovato un angelo caduto ferito a morte. Egli aveva rivelato che Dio aveva volto la propria attenzione sul portale, in attesa della mia possibile fuga. Nessuno di loro sapeva come fosse stato messo al corrente dei nostri piani, e la carissima Lilith mi aveva pregato di prestare attenzione quando mi sarei recata nella discarica d'anime comunemente chiamata Los Angeles, preoccupata dalla possibilità che Lui mi trovasse.
Dal canto mio, non ero sicura di voler eseguire gli ordini.
Da quando le direttive erano state inviate erano trascorsi già due anni; sulla Terra lo scorrere del tempo era differente, e io non ero più in grado di ritenermi la stessa Beth ch'era partita alla volta dell'ignoto. Ora l'immortalità della mia mente aveva lasciato il posto a qualcos'altro, qualcosa che ancora non riuscivo a comprendere, che mi faceva sentire più simile agli umani di quanto avrei solitamente considerato accettabile, e per questa ragione ero indecisa se obbedire al mio Padrone o meno.
Non mancava giorno in cui le parole che il Serpente mi aveva sussurrato prima della caduta si rifacessero vive fra i miei ricordi, e la notte ero preda di incubi dalle sfumature al contempo appaganti e terrificanti: nell'oblio del sonno vedevo la mia figura camminare fra le ceneri del mondo, e percepivo fluire, dentro di me, un potere inimmaginabile; come Lui aveva camminato sull'acqua, nei miei sogni io potevo rendere la terra secca; Lui aveva reso i ciechi capaci di vedere, io potevo mostrar loro la collera del sole. Potevo bruciare ogni loro casa al suolo, mentre osservavo gli umani sciogliersi sotto ai raggi infuocati, i cieli tingersi di un rosso profondo e qualunque civiltà piegarsi al mio volere e crollare come castelli di sabbia.
Era a quel punto, nel momento del mio maggiore trionfo, però, che il sogno si tramutava in incubo: vedevo dall'esterno me stessa perpetrare il Male per cui ero stata ingaggiata, avanzando fiera tra cumuli di cenere, fino a quando davanti a me lui non faceva la propria comparsa. Era allora che - senza poterlo impedire - mi perdevo in un vortice di confusione, i suoi occhi impigliati nei miei e il suo cipiglio deluso a frantumare quel che restava del mio cuore ormai marcio. Mi vedevo portare la candela della distruzione nel mondo terreno, e poi il suo respiro spegnerne la fiamma d'improvviso.
Provavo una sorta di vergogna per quel che ero diventata, per essermi inginocchiata e abituata a vivere nel buio, e al contempo nutrivo un senso di colpa nei confronti del mio Padrone per non aver mai smesso di desiderare una luce che non fosse la sua: quella splendente del mio unico amore, Michael.
Nel sonno, in una landa furiosa, ero intenzionata a spargere i semi della discordia, ma mentre l'Albero cresceva nuovamente dal profondo della terra, mi accorgevo di essere incapace di raccoglierne i frutti.
Da quando ero approdata sulla Terra dei mortali mi chiedevo se lui temesse il buio quanto io avevo cominciato a temere i viventi. Mi domandavo imperterrita se le bugie narrate da Dio sarebbero mai state rivelate e se il mio amore perduto avrebbe prima o poi smesso di credere ciecamente alle false promesse di suo padre. Tuttavia, mentre nei miei sogni tentavo di parlargli, di ottenere anche solo una vaga risposta alle incognite che mi tormentavano la mente o di avere un contatto con lui, Michael si allontanava da me, svanendo davanti ai miei occhi. Era così che, ogni singola notte, si concludeva il mio incubo, con lui che mi volgeva le spalle, lasciando il mondo bruciare sotto le fiamme degli Inferi e io con esso. L'alba, poi, sorgeva silenziosa, riportandomi alla realtà.
Ogni mattino quando sbattevo le palpebre, pesanti e roventi, mi sentivo intorpidita, fredda come fossi stata ricoperta di neve. Non pareva esserci fine alle mie sofferenze, e ogni giorno che passava mi sembrava d'essere sempre più lontana dal portare a compimento le promesse che avevo fatto.
Era così che, sola, rimanevo ferma nell'indecisione della prossima mossa e, sempre più velocemente, cadevo attraverso le tenebre che avevo accolto nella mia vita, in attesa di una chance che sapevo non avrei mai avuto.
Ed era sempre così che, insofferente, attendevo e speravo - presto o tardi - di vedere di nuovo gli occhi cristallini dell'unico amico sincero che mi fosse rimasto, l'unico che, in quel mondo malato, sarebbe sceso dal Cielo per darmi un aiuto.
Forse, mi convinsi allora, andare a Los Angeles e seguire i piani mi avrebbe facilitato le cose.
Forse, ne sarei stata capace.
Ed eccoci, finalmente, con il secondo capitolo! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma questa settimana è stata non poco pesante, e solo ora - visto che ho un principio di raffreddore, mannaggia - mi sono messa effettivamente a scrivere.
So che come capitolo è molto corto, ma ho già pronto il prossimo e vi assicuro che è molto più corposo!Come sempre vi chiedo di dirmi che ne pensate, per me è fondamentale!
E niente, spero vi piaccia e vi aspetto con il capitolo 3, Always the fugitive!
Stay tuned!
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Beth out of Hell | ✓
Paranormal/in▪ fèr▪ no/: l'ambito definito dalla pena eterna inflitta dalla giustizia divina (contrapposto a paradiso); l'oltretomba della mitologia classica. Quando le fiamme degli Inferi ti guardano negli occhi e il tradimento è l'unica cosa che tu conosca...