13. Means to an end (1/2)

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Michael stava in piedi di fronte a me, in tutta la sua possenza, splendente della luce del Paradiso

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Michael stava in piedi di fronte a me, in tutta la sua possenza, splendente della luce del Paradiso. Le sue ali bianche, mastodontiche se paragonate a quelle degli altri angeli, si innalzavano verso il cielo, spiegate nella gelida aria terrena, accompagnata da sbuffi bollenti che trascinavano scintille cremisi.

Era terribile.

Era bellissimo.

Ancora stesa a terra, la pelle delle mani a grattare sul terreno polveroso, tentai di indietreggiare, facendo forza sulle braccia. Il mio cuore pulsava tanto da far sembrare d'essere sul punto di esplodere. La mia bocca era spalancata, mentre scuotevo sempre più veementemente la testa per negare quel che avevo davanti.

"Il Padre scenderà sulla terra con un grido di comando e la voce di un Arcangelo. E noi lo uccideremo al suono della tromba divina."

Mi ero ripromessa di essere forte, che avrei fatto tutto ciò ch'era in mio potere per non far vincere Lui, per riprendermi ciò che da sempre mi apparteneva, ma lì - seduta fra quelle macerie - non ero altro che una pedina, una vigliacca, una bambina terrorizzata. Avevo già perso, e non me n'ero nemmeno resa conto.

Avevo promesso che avrei fatto pentire Dio per ogni sua azione, che avrei sterminato le sue pecore e innalzato i dannati. Montagne di fuoco sarebbero emerse dalla terra e fiumi di lava avrebbero spaccato via qualunque cosa ci avesse vissuto. Ma non erano che parole. Parole, parole, parole.

Parole.

«Michael...» dissi, con un filo di voce, portandomi le dita alle labbra. Avevo atteso così tanto... ne era valsa la pena? Lui non era cambiato, il suo corpo era lo stesso di sempre, ma qualcosa nei suoi occhi gridava odio.

«Per te sono Arcangelo Michael.» Fece una pausa, «Qualche ultima parola?»

Lì immobile lo guardavo, cercando di trovare una traccia dell'Arcangelo che avevo amato, ma non riuscivo a vedere nulla sul suo volto se non freddezza. Cosa gli avevano fatto?

"I peccatori si raduneranno, e io ti mostrerò che Madre Natura è una stronza."

Dov'era Uriel? Quanto avevo corso prima di imbattermi in Michael? Se avessi urlato mi avrebbe sentita? Sarebbe potuto venire in mio soccorso? Ma soprattutto... volevo che lo facesse, quando ciò avrebbe significato morte certa? Io ero spacciata, ma non ritenevo che il mio egoismo fosse tanto radicato in me da condannare l'unica altra creatura avessi amato nella mia lunga e pesante vita. Mi rifiutavo di crederlo.

"Sì, sto piangendo, ma non dimenticare queste lacrime, perché con esse creerò un uragano che vi spazzerà via tutti. Solo per te, Padre!"

«No, Michael!» eruppi, ancora indietreggiando. «Ascolta, non devi farlo. Sono io, okay? Sono io! Sono Bethael, ti ricordi di me?» la disperazione che animava la mia voce era disgustosa persino alle mie stesse orecchie.

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