Capitolo 3

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  La discesa dal Santuario fino alla Grande Palude dove si trovavano, era stata un vero inferno per Layael. Bersagliata ovunque da creature con cerbottane intossicanti, da grandi bestie sputafuoco e da altri insetti volanti delle dimensioni di una testa umana che ronzavano attorno a lei e ai suoi compagni cercando di buttarli giù dalle passerelle di legno che cercavano di discendere, aveva dovuto fare un abbondante uso della magia curativa ed ora che erano finalmente giunti a terra era molto indebolita.
Grazie alla ragazza mascherata che aveva incantato tutti con una magia di levitazione, la traversata della palude velenosa era sta molto più semplice, ma si erano comunque dovuti difendere dagli insetti e da tre grossi barbari che scagliavano degli enormi massi contro di loro.
Arrivati finalmente dall'altra parte della palude, Tymede e Arios colpirono due barbari con una magia di morte, mentre la ragazza mascherata colpiva con un pugnale legato alla caviglia la testa del terzo ogre, trapassandogliela da parte a parte.
<<E adesso?>> chiese Arios.
<<Secondo la mappa dobbiamo cercare una grotta>> rispose la ragazza mascherata che aveva fatto loro da guida fino ad allora.
<<Come quella?>> Tymede indicò un punto poco più sopra di loro.
La ragazza mascherata andò avanti e gli altri la seguirono senza indugio attraverso una grotta composta da uova di ragno giganti.
Gli altri ignorarono completamente i poveri derelitti che si lamentavano a terra schiacciati dal peso di strane uova gialle che avevano sul dorso, e solo Layael, commossa, si avvicinò ad una delle creature, attenta aperò non avvicinare troppo il volto alle uova.
<<Che vi succede? Chi è stato a farvi questo?>> chiese.
<<È una malattia...La Strega-ragno l'ha portata in questo luogo>>
<<Layael! Andiamo?!>> chiamò Arios.
<<Eccomi!>>
<<Attenta alla Strega-ragno...Queelag...>>
Layael si alzò e si diresse verso il punto in cui si erano radunati gli altri, davanti ad una porta di ferro semichiusa.
Arios spinse con forza e la porta si aprì su una vasta arena circondata dalle uova.
<<Chi osa entrare nel mio Dominio?>> urlò una voce femminile non appena Layael e gli altri entrarono nella gigantesca stanza.
<<Chi vuole saperlo?>> domandò Arios.
Un ticchettio risuonò dalla cima della bassa scalinata che portava ad un edificio diroccato e poco dopo il busto di una donna umana si sporse. <<Io sono Quelaag, strega del caos e Figlia di Izalith. Andatevene o assaggerete la mia lama!>>
Il corpo della donna si mosse e dopo pochi secondi fu visibile anche la metà inferiore, una mostruosa creatura simile ad un ragno, con grandi occhi rossi e zanne gigantesche.
Non era umana. Era un mostro. Un malocchio.
<<Fatti sotto!>> disse Tymede agitando la sua fionda carica di energia oscura.
<<Fermatevi!>> gridò una voce maschile.
Layael si portò le mani alla bocca e cominciò a piangere in silenzio quando una creatura deforme con il volto di Vecxis apparve zoppicando dietro Quelaag.
La creatura che un tempo era stata Vecxis aveva un corpo umano privo di abiti, fatta eccezione per un paio di pantaloni di tela consumati e una cintura. Il corpo era ricoperto da strane uova che occupavano tutta la schiena, parte del volto presentava la stessa colonia di uova e anche il corpo, perlopiù giallognolo, era ricoperto da quelle strane escrescenze. Le uova sembravano pesare molto, perché Vecxis si trascinava con la schiena incurvata.
<<Vecxis... Che cosa ti è successo?>> chiese Arios con voce scioccata.
<<Sono diventato parte del Patto del Caos e ho ceduto la mia umanità in cambio della benedizione della Nobile Signora e della conoscenza delle Piroarti. Lasciali passare, maestra Quelaag: ti assicuro che non faranno alcun male alla Nobile Signora>>
<<Non passeranno. Non finché avrò respiro>> rispose la donna-ragno.
<<Ma io ho bisogno che loro passino. Ti supplico maestra, lasciali passare come hai fatto con me!>>
<<Con te era diverso. Tu hai sacrificato tutto per far parte del Patto. Ma non accetterò altri membri>>
<<E sia, allora>> disse Vecxis. Una strana energia oscura fuoriuscì dalle uova quando il giovane alchimista rivolse i palmi delle mani verso l'alto, e nel giro di pochi secondi il suo corpo tornò normale. <<Buona fortuna>> disse voltando le spalle a Queelag. Un paio di ali scheletriche fuoriuscirono dalla schiena di Vecxis e vennero rivestite rapidamente da pelle e muscoli.
La Strega fissò confusa il corpo dell'alchimista tornare in volo verso la sua tana, e poco dopo un suono metallico risuonò nell'aria.
Queelag corse verso il punto dove Vecxis era scomparso e Layael e gli altri la seguirono.
Una gigantesca campana stava suonando al centro di una stanza piena di uova.
La Strega lanciò un ruggito e si gettò giù dalla sporgenza circolare all'inseguimento di Vecxis, il quale stava ora volando attraverso un corridoio simile a quello che Layael e gli altri avevano attraversato per raggiungere Queelag.
La ragazza mascherata, l'unica in grado di volare, si gettò a sua volta all'inseguimento della strega mentre gli altri furono costretti a scendere di corsa le scale per starle dietro.
<<Perché la stiamo inseguendo?>> chiese Arios.
<<Non stiamo seguendo lei>> rispose Tymede. <<Stiamo seguendo il mago!>>
<<Vecxis>> precisò Layael. <<Il suo nome è Vecxis. Si offende se lo chiamano in modo diverso>>
<<Ferire i suoi sentimenti significherebbe morte certa, immagino>> disse Tymede.
Layael annuì.
<<Mi piacciono le sfide>> rispose la ragazza di Theros con un ghigno selvaggio. L'elfa non rispose e pregò l'Anima Eccelsa del Crepuscolo che la cacciatrice non portasse guai.
-
Quando la terra cominciò a tremare e il coperchio della bara si chiuse, Nikaas cercò con tutte le sue forze di rimanere calmo. Ci riuscì, ma l'angoscia lo sommerse quando sentì la bara scivolare verso il basso. "Kowara, è normale tutto ciò?" chiese mentre fissava con preoccupazione il coperchio chiuso della bara.
"Normalissimo. Secondo il diario di Noghotoss, la bara ti sta portando nelle profondità di un luogo chiamato Tomba dei Giganti. Lì risiede Nito, il Primo dei Morti, e se farai un patto con lui, egli ti ricompenserà migliorando la tua necromanzia. Cosi dice il libro, almeno."
"Sarà... Ma l'idea di finire la mia vita qui sotto chiuso in una bara non mi intriga granché"
Dopo alcuni minuti in cui al panico e all'angoscia si unì la noia, la bara finalmente atterrò da qualche parte. Un istante dopo, qualcosa aprì il coperchio, permettendo a Nikaas di tornare a respirare correttamente.
Uscendo dalla bara si ritrovò in una grotta buia, la cui unica fonte di illuminazione proveniva da un punto rialzato a diversi metri da terra. L'aria era fredda e umida, cosa insolita per lui che era cresciuto nelle grotte di Innistrad, vere e proprie bocche di fuoco che si affacciavano sul luogo infernale dove nascevano i demoni.
Rabbrividì e prese in mano la testa-lanterna che aveva tenuto con sé da quando aveva ucciso il primo gobbo, la quale si illuminò non appena le sue dita le sfiorarono i capelli secchi e crespi legati in una coda di cavallo.
Forte della nuova luce, Nikaas cominciò ad esplorare la grotta. Sussultò quando il suo sguardo incontrò quello vuoto di uno scheletro gigante, ma né lui né i suoi simili più piccoli che gli sciamavano attorno sembravano interessati al necromante, tanto che lo ignorarono persino quando lui passò davanti.
Continuò ad andare verso la luce in alto, spostando lo sguardo intorno a sé per assicurarsi che nessuna creatura nascosta nell'ombra cercasse di aggredirlo. Si sentiva di nuovo il ragazzino spaventato che aveva abbandonato la tana di Griselbrand in Stensia per intraprendere il lungo viaggio verso Gavony, dall'unica famiglia che gli era rimasta.
Nikaas fece una curva e la lanterna illuminò una grande bara di pietra, all'interno della quale si muoveva una massa di scheletri.
A metà tra il terrorizzato e l'affascinato, Nikaas si avvicinò alla bara facendo piccoli e attenti passi e, una volta raggiunta la tomba, allungò una mano verso la marea di scheletri.
<<Fermo dove sei, profanatore!>> tuonò una voce. Nikaas si voltò verso il punto da cui la voce aveva parlato e la lanterna illuminò un gruppo di scheletri armati di scimitarre e scudi nei cui occhi brillava una luce biancastra.
Nikaas prese un bel respiro e provò ad utilizzare la necromanzia per controllare gli scheletri, ma un forte dolore al braccio destro gli impedì di procedere. Si strinse il braccio e osservò le vene annerirsi ed ingrossarsi, come se un veleno le stesse attraversando.
<<Riconosco quel potere>> disse una voce alla destra di Nikaas.
Il giovane necromante si girò e urlò nel trovarsi faccia a faccia con un uomo dalla pelle grigia, le ossa esposte e due orbite riempite da una flebile luce biancastra.
<<Ma-maestro Noghotoss?>> balbettò Nikaas.
La creatura annuì. <<Lieto di vederti ancora in salute, allievo Nikaas. Hai fatto molti passi in avanti da quando ci siamo lasciati dopo la fine della Guerra>>
Il cuore di Nikaas rallentò e tornò a battere normalmente.
<<Si, grazie... È anche merito vostro, Maestro>>
<<Diamoci del tu. Te lo sei meritato>> ad un gesto del necromante, gli scheletri abbandonarono le loro posizioni e tornarono a nascondersi nel buio.
<<Come hai fatto ad arrivare qui?>>
<<Ho letto il vos... Il libro che hai scritto in biblioteca su Creepyplane>>
<<Di che libro stai parlando? Non ho mai scritto nulla su questo luogo, è la prima volta che lo visito>>
Nikaas sbiancò. <<Allora chi ha scritto quel libro? E come avete fatto ad arrivare fin qui?>>
<<Sono giunto in questo mondo tramite uno dei portali della figlia di Arkos. La voce del mio signore Nito mi ha poi condotto fin qui, ma lungo il tragitto ho dovuto combattere contro altri necromanti e persino contro un farabutto>>
<<Credo di averlo incontrato... Ma perché lo hai lasciato in vita?>>
<<La mia necromanzia non funzionava bene, così ha potuto sopraffarmi. Per fortuna, una volta giunto qui il mio signore mi ha guarito!>> Noghotoss fece un ampio gesto con un braccio per indicare Nito, l'ammasso di scheletri che Nikaas aveva poc'anzi provato a toccare.
<<Credo di avere lo stesso problema>>
<<Allora ti conviene aderire al Patto. Vieni, inginocchiati qui davanti>>
Nikaas, sempre un po' timoroso, obbedì e si inginocchiò davanti alla tomba con i cadaveri dentro.
<<Potente Nito, ascoltami!>> gridò l'ex professore rivolgendosi al suo padrone. <<Questo ragazzo ha fatto un lungo viaggio per giungere a te. Egli desidera servirti ed usufruire dei tuoi doni! È degno di cotanto onore?>>
L'ammasso di cadaveri si mosse in maniera diversa e una grande mano scheletrica puntò il dito contro di lui.
<<Levati la maglia, ragazzo>>
<<Cosa? Perché?>>
<<È per il contratto. Verrai segnato con il marchio di Nito sulla spalla e non appena sarai uno di noi il tuo potere tornerà a scorrere>>
"Il libro conferma tutto" disse Kowara, sempre in ascolto. "Anche se non lo ha scritto il tuo maestro, fino ad ora non ha mai toppato"
Nikaas ci pensò ancora un secondo. <<Questo patto... Mi vincolerà a questo piano?>>
<<Certo che no! Sarai libero di andartene quando vorrai, ma finché porterai il Suo marchio, il nostro signore potrà convocarti qui a piacimento>>
<<E otterrò qualcos'altro oltre alla necromanzia?>>
<<Questo dipenderà dalla forza della tua fede e dal numero delle tue offerte>>
<<Che genere di offerte?>>
Nito ritirò la mano per prendere qualcosa nella tomba. Quando la distese di nuovo teneva sul palmo una disgustosa sfera marrone somigliante ad un occhio grande quanto una testa umana.
<<Questo è un occhio della morte. Puoi trovarli staccandoli ai basilischi che trovi nelle fogne>> disse Noghotoss
<<Basilischi?>>
<<Bestie simili a rane giganti. I loro sguardi sono innocui, così potrai riconoscere i loro occhi, ma presta attenzione: possiedono delle ghiandole che esalano un fumo che, se respirato troppo a lungo, può pietrificare una persona in pochi istanti. Porta i loro occhi al nostro signore ed otterrai in cambio conoscenza e potere. Ora sei convinto ad aderire al patto?>>
<<Convinto>> disse Nikaas mentre si levava la maglietta. Il freddo della grotta gli procurò un brivido lungo la schiena, ma si ricompose e preparò il petto.
Quando Nito avvicinò un indice scheletrico lungo quanto il suo intero braccio, Nikaas chiuse gli occhi e si preparò all'ondata di dolore che avrebbe seguito la stipula del patto. Tutto ciò che sentì fu invece un intenso freddo nel punto che Nito aveva toccato ed un calore lungo il corpo mentre il gelo che si era propagato lungo i suoi vasi sanguigni si ritirava. Le vene delle braccia tornarono al loro normale colorito e mentre si rimetteva la maglietta Nikass si sentì più in forma che mai. Ora che la necromanzia era tornata poteva percepire l'enorme quantità di scheletri e potere necromantico presente nelle catacombe, e così facendo si accorse che il potere di Nito si indeboliva di secondo in secondo e veniva attirato verso un punto molto più in alto.
<<Il nostro signore sarebbe felice se riuscissimo a trovare un modo per riportare il suo potere allo stadio originario?>>
<<Chiedilo a lui, ora potete comunicare>>
Nikaas ripeté la domanda. "Coomeee?" chiese Nito parlando alla sua mente. Un'altra voce nella testa. Fantastico. Ma se tutto fosse andato secondo il piano che stava formulando, forse quella presenza sarebbe scomparsa molto presto dalla sua mente.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma un suono simile al rintocco di una campana sovrastò la sua voce.
Quando la campana finì di suonare, Nikaas parlò.
<<Ti prometto che troverò il modo di farti tornare al tuo antico potere>> disse a Nito mentre evocava un necroforo volante utilizzando le ossa degli scheletri di Noghotoss. <<Intanto vado a recuperare qualche occhio>> e con queste parole entrò nella gabbia toracica del necroforo e si alzò in volo verso la luce.
-
Dopo aver superato un grande arco in rovina, Vecxis si trovò faccia a faccia con il suo obbiettivo, un gigantesco mostro di lava dai molteplici occhi. Secondo quanto aveva appreso da Eingy, uno dei servitori più fedeli di Queelag, quello era Scarica Infinita, l'unico figlio maschio della Strega di Izalith, trasformatosi in demone dopo aver perso un anello che lo proteggeva dalla maledizione di quel luogo. Era lui a creare il lago di lava sotto al quale giacevano le rovine della città perduta di Izalith e nel quale Liah, la cronarca planeswalker con cui lavorava su Grixis, si era immersa qualche settimana prima, protetta da un incantesimo esperita fornitole da Venseret. La ragazza era scesa nelle rovine per completare la loro ricerca riguardante il Vis, l'energia vitale delle persone che alcuni chiamavano "anima", ma non aveva ancora fatto ritorno, così Vecxis aveva dovuto improvvisare: aveva già aderito al Patto per imparare ad utilizzare le piromanzie e la magia del fuoco, così aveva manipolato il Vis nel suo corpo per tramutarlo in quello dei seguaci di Queelan, di modo da guadagnarsi la fiducia delle streghe e dei loro seguaci e prepararsi al momento in cui l'Accademia avrebbe mandato i rinforzi. Ora che la farsa era finita, finalmente poteva godersi il suo trionfo.
Si avvicinò ad un altare sul quale era poggiata una veste da piromante e vi si appollaiò come un avvoltoio, attendendo che Queelag lo raggiungesse. Aveva già provato ad impossessarsi di quella veste mandando una delle sue pedine a raccoglierla, ma Scarica Infinita aveva incenerito la creatura non appena aveva spostato leggermente la veste, e così aveva fatto tutte le altre volte che qualcuno vi aveva provato. Aveva aiutato almeno tre non morti a superare incolumi Queelag per mandarli ad affrontare il di lei fratello, e tutti, chi prima chi dopo, era morto per mano del demone che ora Vecxis aveva di fronte. Da ognuna di quelle morti, tuttavia, Vecxis aveva imparato qualcosa: esisteva una fenditura tra due rocce dove poter affrontare il demone senza subire danni, la creatura rimaneva immobile finché non si spostava la veste, e le sue ondate di aria bollente potevano essere facilmente evitate correndo a nascondersi nella fenditura. Il suo Vis era, purtroppo per Vecxis, impossibile da manipolare, quindi il combattimento sarebbe dovuto essere uno scontro corpo a corpo. Sicuro di poter sconfiggere il demone, Vecxis si alzò nuovamente in volo e si appollaiò sull'arco sotto al quale Queelag e gli altri planeswalker stavano passando, poi, non appena essi ebbero attraversato l'arco, si alzò in volo, evocò due sfere di fuoco (ognuna grande quanto un volto umano) e le scagliò contro l'arco, facendolo crollare e rendendo la fuga impossibile per chiunque, in maniera specifica per Queelag.
<<Immagino di non essere chiunque, allora>> disse una voce femminile dietro di lui.
Sorpreso, Vecxis si girò e si trovò faccia a faccia con una maschera dall'aspetto simile alla porcellana.
<<Non avevo previsto la presenza di un mago mentale>> disse Vecxis sentendo una presenza scivolargli nella mente.
<<Ultimamente i miei..talenti hanno colto di sorpresa molte persone, anche più potenti di te>> disse la ragazza volandogli attorno e togliendosi la maschera per rivelare il volto di una ragazza bionda con glaciali occhi azzurri.
<<Vladja la Dimir, ma che sorpresa! Non avrei immaginato che ci fossi tu sotto quella maschera>>
<<Il sarcasmo non è mai stato il tuo forte, Vecxis di Unx, eppure insisti a volerne fare...>>
<<Che vuoi farci, noi di Grixis siamo gente allegra. Ma bando alle ciance, ho un lavoretto da svolgere, perciò ti pregherei di spiegarmi cosa vuoi nel minor tempo possibile>>
<<È presto detto: gradirei che condividessi con me la tua conoscenza alchemica>>
<<Non sono un benefattore, Vladja. Che cosa ci guadagno in cambio?>>
<<Sai cos'è un telemin?>>
<<Una marionetta senza volontà nelle mani di un mago mentale esperi...oh, era una minaccia?>>
<<Più una constatazione. Farai quello che ti ho chiesto?>>
<<La mia mente è protetta: ho ucciso tutti i maghi mentali che hanno provato a penetrarla>>
<<Conoscevo un'altra persona che si vantava di avere una mente impenetrabile. Di certo ti ricorderai del Sorriso Oscuro>>
Vecxis rimase a fissarla per qualche secondo. <<Mi prendi in giro, vero?>>
<<Mai stata più seria>>
<<L'ultimo che ha provato a penetrarla...>>
<<Ha ridipinto una parete dell'accademia con il suo cervello, lo so. Lo ricordo bene. Per questo ti consiglio di non sottovalutarmi>>
A quelle parole la vista dell'occhio destro di Vecxis si appannò e un rivolo di sangue cominciò a colargli dal naso.
<<Tu... Come hai...>>
<<Mi aiuterai, Vecxis?>>
<<Non ti darò quelle informazioni neanche sotto tortura>>
<<Vogliamo scommettere?>>
D'improvviso Vecxis sentì un intenso dolore lungo tutto il corpo, come se una serie di lame affilate si fossero conficcate nella sua carne, ma resistette e cercò la lucidità per evocare una sfera di fuoco.
Le dita di entrambe le sue mani si irrigidirono e Vecxis sentì un formicolio che si trasformò in un insopportabile calore. Le sue mani cominciarono a cuocersi e Vecxis le vide screpolarsi e trasformarsi in cenere. I coltelli che sentiva nel corpo cominciarono a ruotare all'interno delle sue ferite, allargandole e provocandogli un dolore oltre ogni immaginazione. Vecxis provò a resistere, ma quando vide avvicinarsi gli spettri armati di coltelli di tutti quelli che aveva ucciso, si arrese. <<D'accordo! Hai vinto! Ti dirò tutto ciò che vuoi!>>
Tutt'a un tratto il dolore cessò e gli spettri scomparvero nel nulla.
<<Ti darò le informazioni che cerchi, ma prima...>> il dolore tornò e stavolta Vecxis si sentì attraversare da una scarica elettrica. Stringendo i denti, il ragazzo di Grixis riuscì ad articolare faticosamente alcune parole. <<Aiutami...uccidere... demone>>
<<Vecxis, Vecxis, Vecxis... Mi deludi! Pensavo che un ragazzo intelligente come te avrebbe capito subito che il dolore era solo una distrazione per eliminare le tue difese mentali e permettermi di ottenere ciò che volevo. Non sei mai stato nelle condizioni di trattare>>
<<Allora...Per... Favore... Lasciami... Fare...>>
<<E sia>>
Il dolore cessò d'improvviso e Vecxis rimase fermo a riprendere fiato.
<<Spero che non sia un trucco>> disse rimettendosi la maschera. <<O meglio, lo spero per te, Barone>>
E con quelle parole Vladja se ne volò via verso il demone.
<<Che cosa stai facendo?>>
<<Ti aiuto>> disse lei mentre muoveva le dita su e giù per creare delle stringhe azzurre tra lei e il demone. Un fiotto di magia oscura le passò di fianco e per un istante spezzò la concentrazione della Dimir.
Vecxis si voltò verso la ragazza che aveva lanciato il colpo, un'umana dai capelli neri e dalla pelle olivastra che teneva in mano una fionda caricata con un altro colpo di energia oscura.
D'improvviso la ragazza cadde riversa su un fianco, addormentata da una magia di Vladja.
Dietro la Dimir, il demone Scarica Infinita ruggì e lanciò uno dei suoi tentacoli contro di lei.
Mentre Vladja zigzagava e schivava tutti i colpi, Vecxis rifletté se aiutarla o meno. Se la Dimir fosse morta nessuno avrebbe più conosciuto i suoi segreti, ma lui non avrebbe avuto un'altra occasione per costringere Queelag, che già stava fondendo la pietra che le impediva di uscire, a combattere il demone.
Rimaneva solo una cosa da fare: gettare Queelag tra le braccia del fratello.
Volò dritto sopra di Queelag, spostando il proprio vis sulle ali per volare più rapidamente, e quando la strega fu a tiro, la colpì alla testa con un calcio e la stordì, facendole perdere La presa sulla spada.
Vecxis raccolse la spada della strega e la gettò lontano, poi pronunciò le parole di un incantesimo di forza. I muscoli delle sue braccia si gonfiarono mentre sul resto del corpo, ad eccezione delle ali, si aprivano diverse ferite. Abituato al dolore della magia, ma consapevole di avere poco tempo prima che il suo cuore esplodesse per l'utilizzo prolungato della magia del vis unita alla magia di forza, Vecxis raccolse la strega e, sbattendo le ali finché i muscoli non cominciarono a dolergli, arrivò di fronte all'angolo cieco di Scarica Infinita e, con le ultime forze rimastegli, gettò la strega Queelag contro il di lei fratello.
La strega e la creatura che componeva il suo corpo inferiore gridarono in agonia mentre le fiamme di Scarica Infinita, troppo calde persino per una Strega di Izalith, li consumavano rapidamente.
Vecxis interruppe la magia di forza e il suo cuore riprese a battere a velocità normale. Era fatta.
Fece rientrare le ali nel corpo, riallacciò i collegamenti nervosi dei muscoli delle spalle utilizzando il vis e atterrò accanto all'elfa Layael e al suo compagno, nascosti assieme al corpo addormentato della ragazza mora nel corridoio in cui il demone non poteva colpirli. Alzò le mani in segno di pace.
<<Siamo tutti in pericolo. Qualcuno di voi conosce una magia per uccidere quella creatura?>>
<<Io>> disse Arios. <<Ma questa dannata lava mi impedisce di prendere la mira. Puoi avvicinarmi?>>
<<Posso farlo>> disse Vecxis mentre con un sospiro dava inizio al doloroso processo per ricreare le ali.
<<Aspetta! Ho un'idea migliore>> disse Layael. L'elfa mosse le mani sul petto di Arios e cominciò ad intonare una melodia.
Il petto dell'elfo si illuminò e quando Layael ebbe finito, l'intero corpo dell'elfo brillava.
<<È una magia di protezione dal fuoco. Ti proteggerà quando salirai sul braccio del demone per raggiungere il suo corpo>>
Arios strinse Layael tra le braccia e la baciò. <<Ecco perché amo questa ragazza>>
<<Se perderai l'equilibrio penserò io a recuperarti>>
<<Mi sta bene. Sei pronto?>>
Vecxis si piegò su sé stesso e fece fuoriuscire le ali dalla sua schiena con un grido. <<Pronto>> disse sbattendo le ali per pulirle dal sangue. 

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