Capitolo 12

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  In piedi di fronte al piccolo ponticello di legno che conduceva a petite londo, Nikaas osservava la città in rovina. L'oscurità di quel luogo sembrava solida, e solo pochi frammenti di luce provenienti da una sorta di fessura nella coltre che copriva il cielo e da una fila di torce che emettevano fiamme azzurre illuminavano le macerie.
Si era separato da Iris e Vladja dopo che le due ragazze avevano deciso di provare ad entrare in città attraverso la porta situata nel luogo che la mappa di Ioricrel consegnatagli ore prima chiamava valle dei dragoni, mentre lui, assieme a due necromanti delle catacombe ed un esercito sufficientemente vasto di necrofori e scheletri armati di scimitarre, avrebbe dovuto attaccare la parte alta della città, così da dividere le forze dei tre guardiani. Le strade erano piene di cadaveri (Nikaas ne aveva contati a centinaia, alcuni dei quali uniti in orribili agglomerati di carne ed ossa) ma l'unica cosa che lo preoccupava erano gli spettri che, di tanto in tanto, passavano tra le rovine, ma che fortunatamente il suono della battaglia in corso attirava lontano da lui. Sulla cima di una scalinata che conduceva ad un palazzo, un gruppo di scheletri lottava contro tre figure vestite di rosso in ritirata. Le figure atttaversarono uno stretto ponte, sempre seguiti dagli scheletri, ma quando questi ultimi attraversarono il ponte nella sua interezza, un lampo di luce bianca illuminò l'area e i cadaveri caddero a terra, privati della loro energia necrotica. Per circa un minuto Nikaas osservò la barriera luminosa, cercando una breccia dalla quale far passare il suo esercito.
Non ne trovò, ma non si disperò. Yjius lo aveva avvertito, e tutto ciò che doveva fare era attendere che Vladja spezzasse l'incantesimo.
Il necromante che aveva guidato il primo gruppo di scheletri si voltò verso di lui con espressione preoccupata. <<Manda altri scheletri>> disse Nikaas mentre, con un gesto, sollevava dal terreno umido una mezza dozzina di non morti. <<Forse attaccando sempre lo stesso punto, la barriera cederà>>.
Nikaas mandò uno stimolo ai non morti appena rianimati e li mandò verso la regina necrofora che aveva nidificato all'interno della torre dalla quale era sceso per raggiungere Petite Londo. Se i non morti comuni non fossero stati sufficienti, i necrofori avrebbero riutilizzato le loro ossa per moltiplicarsi, tenendo impegnati gli uomini vestiti di rosso.
Ad un suo cenno, altri tre necromanti, ognuno con un gruppo di almeno dieci scheletri sotto il suo controllo, attaccarono la barriera e quando a terra vi fu un numero di ossa sufficiente, Nikaas le rianimò e le lanciò contro la barriera. Un frammento di ossa riuscì a passare, ma venne disintegrato da una magia. Prima che Nikaas potesse approfittare della situazione, la barriera era già stata riparata. Nikaas ordinò di proseguire con l'attacco e si mise seduto sulla roccia umida, in paziente attesa del momento in cui i difensori fossero crollati.
Ora capiva per quale motivo il Pontefice lo avesse mandato ad attaccare la barriera.
Se i guardiani fossero stati impegnati a mantenere intatte le protezioni, allora Vladja avrebbe potuto agire indisturbata e rimuoverle del tutto. Un ottimo piano. Bisognava solo tenere impegnati i nemici.
<<Concentratevi su un solo punto!>> gridò Nikaas ai necromanti.
Ci sarebbe voluto un po', ma Nikaas era fiducioso: in un modo o nell'altro, sarebbe finita presto.
-
Arrivate di fronte alla porta di Petite Londo, Iris e Vladja erano stare accolte da un esercito di soldati in armatura che Yjius aveva presentato come Darkwraith, creature corrotte dall'oscurità che le avrebbero aiutate a far breccia nella barriera.
Erano state quindi condotte di fronte ad un ascensore simile a quello che avevano usato per scendere, ma protetto da una luce bianca. Vladja aveva provato a rendersi invisibile e immateriale, ma la barriera l'aveva respinta comunque, costringendo Iris a risvegliare i mucchi di cadaveri presenti nella sala dell'ascensore.
Ogni volta che un non morto toccava la barriera, quella lo respingeva, ed Iris era costretta a rianimarlo per ricominciare.
Vladja osservava con attenzione ogni colpo, scavando al contempo tra i ricordi per trovare un fenomeno simile.
Quando un non morto colpì la barriera con un sasso, provocando una reazione differente, Vladja ebbe un'intuizione.
Forse solo la magia oscura veniva bloccata.
Evocò un pugnale illusorio e lo lanciò contro la barriera. L'oggetto rimbalzò, ma non prima di aver creato una piccola increspatura sulla superficie della barriera.
<<Chiama uno degli scheletri su ruota>> disse ad Iris, che nel frattempo si era allontanata per lasciarle spazio di manovra.
<<Cosa vuoi fare?>>
<<La barriera ha un punto debole. Se riusciamo a colpirla con forza e velocità sufficienti, riusciremo a passare!>>
Convinta, Iris cominciò ad urlare ordini al necromante che controllava gli scheletri e in men che non si dica uno degli esemplari intrappolati dentro ruote dentate alte quanto un essere umano, cominciò a ruotare verso la barriera.
<<Vade retro, creatura miserabile!>> tuonò una voce. Un secondo dopo, qualcosa colpì lo scheletro, e il non morto esplose in uno spettacolo di luce bianca.
La ragazza Dimir lanciò un incantesimo di infiltrazione e si rese invisibile nel momento in cui dietro la barriera appariva una figura vestita di rosso che teneva in mano un bastone risplendente di magia bianca.
<<Andatevene, non avete speranze di passare!>> le apostrofò l'essere. Vladja estese la sua coscienza per mettere alla prova la resistenza della creatura alla magia mentale, ma qualcosa le impedì di raggiungere la mente dell'avversario. Riuscì però a percepire due menti che conosceva bene, situate solo qualche decina di metri più sopra.
"Distrailo" disse ad Iris.
<<Tutto qui quello che sai fare?>> domandò spavalda la ragazza mandando un nuovo scheletro all'attacco.
<<E' inutile che ti sforzi, necromante>> la figura in rosso alzò nuovamente il bastone. ma nostra barriera è fatta per impedirci di cadere preda delle tentazioni dell'Abisso, nessuna magia impura può attraversarla>>
<<Da dove vengo io questa è magia sacra, non è lo stesso per te?>> chiese Iris mentre Vladja cercava di stabilire un contatto con le menti di Arios e Layael che aveva percepito un attimo prima.
La distanza era troppa, e riuscire a leggere una mente così distante era troppo anche per lei. Doveva avvicinarsi ad ogni costo, e forse conosceva un incantesimo per attraversare la barriera.
Tutto ciò che era considerato impuro non passava, ma ciò che non esisteva non poteva essere considerato impuro.
Doveva solo fare una prova.
Riportò alla mente le parole di un incantesimo di smaterializzazione e quando fu pronta lo utilizzò su uno degli scheletri prossimi alla barriera.
Per un attimo, lo scheletro scomparve, salvo poi riapparire dall'altra parte, a poca distanza dall'incappucciato.
Mentre la creatura in rosso faceva a pezzi lo scheletro con una nuova magia, Vladja comunicò a Iris di continuare a distrarre l'avversario, poi si incantò con la stessa magia usata per lo scheletro e si avviò verso la barriera.
Un attimo prima di attaccarla, Vladja venne avvolta dalle tenebre e cominciò a fluttuare nel vuoto. Un attimo dopo, riapparve ancora intatta all'interno della barriera. L'incappucciato era ancora intento ad affrontare la necromante, mentre Vladja, non vista, sgusciava alle sue spalle ed evocava una lama d'oscurità con la quale, un momento dopo, lo trafisse alle spalle, colpendolo esattamente dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore di un essere umano. La creatura emise un gemito di sorpresa, poi si accasciò al suolo, morta, con il sangue che sgorgava dalla ferita.
<<Non credo che ucciderlo sia stata una buona idea, Vladja. Ora i suoi alleati ci daranno la caccia>>
<<Ne dubito. Se tuo nonno ha detto il vero, i difensori della città sono solo in tre, e Nikaas ne sta già tenendo a bada uno. Se l'ultimo lasciasse il suo posto, non potrebbe difendere la sua posizione da kaathe>>
<<Metti in dubbio le parole del Pontefice?>>
Vladja non rispose all'evidente provocazione, e una volta date le spalle ad Iris si avviò verso il suo nuovo obbiettivo: la stanza dell'incantesimo.
-
La daga maledetta di Arios trapassò lo sterno dell'ennesimo spettro azzurrognolo, facendolo esplodere in una nuvola di fumo dello stesso colore. Accanto a lui, Layael parava un colpo di pugnale con il suo scudo, e rispondeva con un fendente di spada corta incantata.
<<Questo era l'ultimo>>, disse la ragazza elfica asciugandosi il sudore dalla fronte.
<<Cosa facciamo adesso?>>, domandò Arios rinfoderando la daga.
<<Andiamo a salvare Tymede>>
<<Non potete>> disse la voce di Vladja. I due elfi si guardarono attorno, ma non videro la ragazza. <<Se sono invisibile i fantasmi non mi percepiscono>> spiegò velocemente la ragazza. <<In ogni caso, non potete più salvare Tymede. E' già morta>>
Layael ebbe un tuffo al cuore. <<Che cosa? Come lo sai?>>
<<Lo sai anche tu, ma non te ne sei accorta>>
Layael sentì un formicolio dietro la nuca, e il luogo in cui si trovava lasciò il posto ad un ricordo. Layael vide sé stessa pochi minuti prima, intenta ad uccidere gli spettri azzurri. Il tempo si fermò, e Layael vide il volto di Tymede, contorto dal dolore, venire incontro alla sé stessa del ricordo, ricevendo in cambio una stilettata che disperse la sua essenza. Poi il tempo tornò a scorrere normalmente, e la Layael del ricordo continuò ad uccidere altri fantasmi.
Il ricordo finì, e Layael cadde in ginocchio.
Non era mai entrata in intimità con Tymede, ma la ragazza era una sua compagna, ed era sotto la sua tutela. Aveva sperato di poterla salvare, così da riparare alla distrazione che l'aveva fatta cadere nelle grinfie dei Darkwraith. Invece l'aveva uccisa del tutto.
Mentre Layael lasciava cadere l'arma e cominciava a singhiozzare, Arios si avvicinò a lei e la strinse a sé.
"Non ho visto il volto di Tymede tra gli spettri." disse telepaticamente a Vladja. "E sono sicuro che Layael l'avrebbe riconosciuta."
"In battaglia si fanno degli errori" fu la risposta.
"Sei qui per distruggere la barriera dei Guardiani, non è vero?"
Vladja esitò. "Sì."
"E Layael ed io ti siamo d'intralcio."
"Preferirei non dovervi combattere."
"Dimmi solo una cosa: cosa è successo a Tymede?"
"Vuoi davvero saperlo?"
Arios scosse la testa. "Voglio solo sapere se è morta."
"Quando l'hai vista l'ultima volta?"
"Qualche ora fa. I darkwraith l'hanno presa, e il suo corpo è invecchiato in un lampo."
"Allora è morta. Da quel che so, quelle creature sono in grado di risucchiare la giovinezza dalle persone, e non si fermano finché il cuore della loro vittima, troppo debole per continuare a vivere, non si ferma. E questa è la pura verità."
Arios tirò un sospiro di sollievo. Quando sarebbe giunto il momento, avrebbe potuto raccontare la verità a Layael. Ma prima sarebbero dovuti andarsene. "D'accordo, ti credo."
Poi si rivolse a Layael. <<Alzati, tesoro. Dobbiamo andarcene>>
<<Oppure potreste farla pagare a chi vi ha ingannato>>
<<Che intendi?>> chiese Arios con fare sospettoso.
<<I Sigillatori. Se non vi avessero rinchiusi qui a fare la guardia a questo stupido meccanismo, sareste potuti scendere fin nelle profondità di questo posto e riscattare almeno l'anima di Tymede. Ma ormai...>>
<<Vuoi convincerci che la morte di Tymede è stata loro?>>
<<Dico solo che sarebbe giusto se si prendessero le loro responsabilità e pagassero per esse>
<<Perché li vuoi morti?>>
<<Io non li voglio morti. Io voglio sapervi sereni>>
<<Noi siamo sereni>>
<<Non mi sembra. Piuttosto...>> le parole di Vladja vennero interrotte dal suono dell'acciaio che si piegava su sè stesso, stritolato dalla rabbia di Layael.
<<Layael!>>, gridò Arios.
<<Cosa succede adesso?>>
<<Adesso i Sigillatori pagheranno>>
<<Come?>>
<<Soffriranno quanto hai sofferto tu>>
<<Bene>> si rivolse poi ad Arios. <<Ora possiamo andare>>
Il ragazzo elfico annuì.
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Nikaas ed Iris non percepirono la scomparsa del potere magico della barriera, ma vedere barcollare i due Sigillatori che insistevano ad ostacolarli fu sufficiente per dare loro fiducia, e intensificare gli attacchi. Stavolta, nessuna barriera luminosa si frappose tra i due eserciti, ed entrambi i sigillatori scomparvero, travolti dalle folle di non morti.
<<Tu? Sei il necromante a cui ho salvato la vita!>> disse Ygwar quando Nikaas lo raggiunse.
Si era rialzato in piedi, e aveva creato una piccola barriera attorno a sè.
<<Dammi l'anima dei Re>>
<<Ho visto dentro di te. Perché ti allei con l'oscurità quando il tuo cuore è così luminoso?>>
<<Perché non ho altra scelta>> tagliò corto Nikaas. <<E adesso tira fuori l'anima>>
<<Dovrai prendertela dal mio cadavere>>
Nikaas sorrise.
<<Troppo facile>>
Quattro necrofori simili a scorpioni circondarono Ygwar da ogni lato, e iniziarono a colpire la barriera. L'uomo oppose una tenace resistenza, ma le creature non mostravano cenni di stanchezza. Infine, dopo diversi minuti, la barriera magica cedette, e le lame caudali dei necrofori calarono sulla veste del Sigillatore, perforando il metallo dell'armatura ammaccata che indossava.
Una brillante fiammella arancione cadde dalla veste di Ygwar, e Nikaas la raccolse.
-
Fermo di fronte alla porta che lo avrebbe condotto da Lord Gwyn, Yjius attendeva che Frampt portasse Iris, Nikaas e Vladja da lui con l'anima dei Re di Petite Londo. Un suono di voci annunciò l'arrivo dei suoi ospiti, e Yjius osservò i tre ragazzi discendere attraverso la galleria verticale che portava al Santuario del Legame del Fuoco.
Di Frampt, tuttavia, non vi era traccia.
<<Benvenuti, miei cari! Ditemi, cosa ne è stato di Frampt?>>
<<Già, Nikaas, cosa ne è stato di Frampt?>> chiese Vladja in tono accusatorio.
<<Ha provato a mangiarci. Mi sono solamente difeso>>
<<Non é un problema, vero?>>, domandò Iris, particolarmente spaventata.
<<Avete con voi l'Anima dei Re?>>
I ragazzi annuirono all'unisuono.
<<Allora non c'è problema. Datela a Girandola>>
Vladja obbedì, ed estratta l'anima dalla tasca dimensionale nella quale l'aveva rinchiusa, la mise in mano alla miserabile creatura, la quale, ad un cenno della proprietaria della sua mente, estrasse anche le altre tre anime e le posò su un piccolo altare di pietra posto davanti a delle pesanti porte metalliche. Non appena Girandola cominciò a cantare, una vivace fiamma si alzò dall'altare, e le porte di fronte a Yjius cominciarono ad aprirsi.
Finalmente.
Dopo tutti quei secoli, avrebbe riottenuto il pieno potere. E nemmeno Kriz avrebbe più potuto fermarlo.
Un corridoio bianco, illuminato da una luce accecante ed attraversato da una scalinata, si aprì di fronte agli occhi di Yjius e dei suoi sottoposti.
<<Andate>>, disse il Pontefice. <<Presto questo luogo sarà invaso dalle fiamme, e ho ancora bisogno di voi su Grea. Tornate al portale>>
Senza un inchino o un saluto, i tre giovani obbedirono.
La colonna di fuoco si divise in tre rami differenti. Uno andò ad avvolgersi attorno all'avatar di oscurità del Pontefice, mentre gli altri due si trasformarono in lacci di luce che si estesero nel vuoto sul quale si posava la stanza sotterranea e attraverso il corridoio di luce.
La colonna centrale cominciò a scurirsi, e le lingue di fuoco arancioni si colorarono di nero, e ben presto le fiamme nere si estesero anche lungo il braccio che stava attraversando il corridoio, mentre il braccio teso verso le viscere del pianeta si illuminava di una luce sempre più forte.
Quindici secoli prima, una fiamma aveva portato la luce nelle grigie profondità di Lordran. Yijus l'aveva creata cedendo gran parte del suo potere, convinto che i primi abitanti di quel luogo piatto e avvolto dalla nebbia avrebbero saputo sfruttarla per creare una civiltà di obbedienti pedine, uccidendo i draghi eterni che li costringevano a nascondersi.
Ma quando era tornato per raccogliere i frutti del suo piano, quelle che dovevano essere fedeli pedine lo avevano tradito, esiliandolo dalla città che avevano costruito grazie al suo potere. Una lunga e sanguinosa guerra aveva seguito il tradimento di Gwyn, l'autoproclamatosi dio di Lordran, ma di nuovo, anziché combattere, Gwyn aveva scelto di sacrificarsi per sigillare per sempre il potere che aveva sottratto, condannando la regione alla rovina.
Mentre la luce della fiamma si consumava, le lunghe ombre che essa gettava corrompevano lentamente l'energia vitale di quel luogo, le anime, condannando i suoi abitanti a vivere in eterno anche dopo la morte, affinché la fiamma non cessasse di esistere. La luce dava la vita e le ombre la consumavano per alimentare la luce, in un circolo vizioso destinato a finire quando l'ultima anima di Lordran sarebbe stata consumata o quando Yjius fosse tornato a reclamare il suo potere.
Ma Gwyn era stato previdente. Aveva costruito una porta per impedire a Yjius di accedere alla Fiamma, ed aveva nascosto la sua chiave all'interno di quattro esseri. L'anima condivisa dei Re di Petite Londo, l'anima del drago Seathe, l'anima della Strega di Izalith divenuta Culla del Caos e l'anima del signore dei morti Nito, erano la chiave, e Gwyn era certo che nessun essere, per quanto potente, avrebbe potuto sconfiggere i quattro portatori da solo. Peccato che Yjius non era mai stato solo, e che Gwyn non aveva fatto i conti con l'ambizione della Strega che l'aveva trasformata nel demone che era stato sconfitto dai planeswalker di Creepyplane, con l'ossessione di Girandola per il potere di Nito, con la curiosità di Seathe che lo aveva portato a condurre un esperimento fatale, e con la corruzione d'animo dei Re che aveva creato i Darkwraith e costretto i Guardiani a sigillare Petite Londo sotto una barriera d'acqua e magia.
Ora la chiave era nelle sue mani, e la porta era ormai aperta.
Yijus attraversò la soglia illuminata da una luce bianca.
Un panorama devastato si aprì di fronte a lui, rovine di quella che un tempo era stata una città fiorente, sovrastata da un tempio distrutto. Tutto era rimasto come l'ultima volta, sospeso nel tempo.
Solo che, quando Yjius era andato via, i cavalieri di Gwyn giacevano a terra, morti o moribondi. Ora, invece, poteva vederne uno venirgli incontro con uno spadone. Il Pontefice rise. Ad un suo gesto, un guerriero d'ombra spuntò dal nulla, fermando l'affondo del cavaliere e ingaggiandolo in duello.
La scena si ripeté diverse volte, fino a che, finalmente, Yjius non raggiunse l'ingresso del tempio, le cui porte erano state divelte tanto tempo prima dall'esplosione di luce che Gwyn aveva evocato per scacciarlo.
Al centro dell'unica stanza del tempio, splendeva la fiamma, vigorosa come il giorno in cui Yjius l'aveva vista per l'ultima volta. Accanto ad essa, il corpo del suo antico nemico attendeva il Pontefice con una spada nella mano destra.
Un tempo, Gwyn aveva avuto i poteri di un dio della luce, tanto potenti da permettergli di competere alla pari con i suoi. Ma ora ciò che rimaneva di lui era un guscio svuotato dei suoi poteri e della sua stessa anima. Con una risata, il Pontefice calciò la testa di Gwyn, staccandola dalla spina dorsale decomposta e mandandola a fracassarsi contro una colonna.
Si avvicinò poi alla fiamma e posò una mano su di essa, riassorbendone il potere. A poco a poco, il fuoco diminuì di intensità, e la superficie che occupava diminuì. Infine, anche l'ultima scintilla si spense, e la stanza piombò definitivamente nell'oscurità.
Finalmente completo e con il suo potere rinnovato, Yjius dissolse il suo avatar d'oscurità e riaprì gli occhi all'interno del bozzolo vicino al portale, dove aveva lasciato il suo corpo. 

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