Capitolo 8

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  I necrofori di Nikaas avevano percepito la presenza di Vecxis già da un po', quando il negromante fece partire la pioggia di fuoco all'interno della stanza in cui lui e Vladja si trovavano, perciò era già pronto alle adeguate contromisure.
O almeno, sperava di aver scelto le più adeguate.
Dopo aver lasciato Girandola, infatti, aveva notato come le ossa dei necrofori nati dagli scheletri delle catacombe non avevano subito neppure la più piccola bruciatura quando la creatura dalla triplice identità lo aveva colpito con una sfera di fuoco così potente da consumare in poco tempo tutti i suoi vestiti, e quando aveva trovato Laurentius, il piromante delle Profondità, la scena si era ripetuta, confermando i sospetti di Nikaas: le ossa degli scheletri delle catacombe erano immuni ad ogni tipo di fiamma magica. Per questo non bruciavano nei falò sparsi qua e là nella regione di Lordran, alimentati dal poco vis in esse contenuto.
Se anche gli altri non morti di Lordran fossero stati immuni alla magia del fuoco, era tutto da dimostrare, e Vecxis aveva appena fornito a Nikaas l'occasione migliore per farlo.
Lui e Vecxis si erano incontrati di rado anche ai tempi della Guerra, e Nikaas era particolarmente sicuro di non ricordare quali poteri possedesse, tuttavia Vladja gli aveva fatto un resoconto del suo ultimo incontro con il Barone, portando quindi il necromante a procurarsi quante più ossa possibile nel caso in cui Vecxis avesse scelto di attaccarli con gli incantesimi imparati su Ioricrel.
Quando i necrofori si accorsero del fiume di lava, Nikaas utilizzò l'energia necrotica della sua necromanzia per fondere i non morti più vicini fino a creare un grande ombrello d'ossa fuse assieme sopra la sua testa.
L'ombrello resse tranquillamente all'impatto con le magie di fuoco di Vecxis, e Nikaas approfittò dei poteri di Vladja che avevano fermato la pioggia di fuoco per creare sopra la testa della ragazza una barriera di carne e muscoli che potesse permetterle di andarsene.
Solo quando non sentì più la presenza di Vladja nella sua mente, Nikaas richiamò verso di sé il necroforo gigante che aveva cercato di creare fin da quando era arrivato nel Borgo. Nelle intenzioni di Nikaas, la creatura sarebbe dovuta somigliare ad uno scheletro immenso, i cui piedi partivano dalle profondità della Tomba di Nito e la cui testa sfiorava la volta celeste, tuttavia le ossa che aveva recuperato, fatta eccezione per quelle che aveva usato per creare l'"ombrello" erano appena sufficienti per costruire un braccio, un piede e la testa. Proprio quest'ultima richiamò attraverso la necromanzia. Chiuse gli occhi ed osservò la testa gigante con le orbite di un necroforo, poi mosse le mani per manipolare l'energia necrotica e staccare da un cranio alto trenta metri diversi pezzi di dimensione poco più piccola, stando bene attento a mantenere saldo l'ombrello. Nikaas riaprì gli occhi in mezzo all'inferno. La lava stava formando una densa pozza attorno a lui, e Nikaas fu costretto ad utilizzare la carcassa della bestia pelosa per formare una momentanea barriera contro il fuoco.
Mosse velocemente le mani per riempire le falle del suo muro d'ossa con altri pezzi presi dai cadaveri che aveva attorno fino a che non si ritenne soddisfatto, e in quel momento si ricordò dell'Anima del Caos. Mandò una testa a fluttuare accanto alla fiammella e gliela fece prendere tra i denti, poi la richiamò a sé.
La situazione era abbastanza disperata, ma non era la lava a preoccupare Nikaas.
"Perché Vecxis non è ancora sceso ad attaccarmi?" si domandò.
Un attimo dopo l'ombrello tremò, come se qualcosa lo avesse colpito.
"Perché non mi sto mai zitto?" si rimproverò Nikaas ben sapendo di non aver effettivamente parlato.
Nuovi colpi si susseguirono, ma Nikaas aveva imparato che non c'è niente di più duro di un osso umano opportunamente rigenerato dalla necromanzia.
Una spada scavò un buco nell'ombrello, ma prima che potesse affondare di più, le ossa si ricomposero e la bloccarono.
<<Esci fuori, codardo!>> gridò Vecxis, la voce attutita dai venti centimetri buoni di ossa saldate assieme dalla magia di Nikaas.
<<Perché? Cosa vuoi?>>
<<È l'anima del Caos, ciò che bramo. So che puoi percepirne il potere, ma non sono intenzionato a cedertela facilmente. Essa appartiene a me!>>
<<Che linguaggio aulico. Si nota che sei una persona di cultura.>>
<<Non giocare con me, necromante! Quanto pensi di durare in quella tua gabbia? Puoi resistere ai miei colpi, ma non puoi non cedere alla stanchezza!>>
<<Parliamone da persone civili, ti va?>>
Una nuova scarica di colpi fu l'unica risposta che Nikaas ottenne.
<<Perché insisti così tanto? A che ti serve quest'anima?>>
<<Non ti riguarda!>>
<<Invece sì. Io ne ho bisogno per un rituale, ma una volta che lo avrò completato potrei dartela. Quindi, se tu mi lasciassi...>>
Un nuovo colpo di spada fece capire a Nikaas che Vecxis non era molto interessato al dialogo.
Qualche istante dopo la "gabbia" d'ossa tremò ancora, ma stavolta per un motivo ben diverso dai colpi di Vecxis: i rinforzi erano arrivati.
<<Che sta succedendo lì fuori? Cosa stai facendo?! Pensi che basteranno dei behemoth non morti a fermarmi?!>>
"Fermarti non lo so. Distrarti, di sicuro" mormorò Nikaas tra sé e sé.
Un rumore di legno infranto attirò l'attenzione del necromante. <<Voglio proprio vedere come faranno le tue creature ad entrare qua dentro senza un ponte>>
<<Si? Apri bene gli occhi, allora>>
Nikaas tornò a concentrarsi sui quattro necrofori elefantiaci che aveva creato partendo dal teschio gigante e li sfaldò, creando mezza dozzina di necrofori grandi come cavalli, possenti come leoni, con una lunga coda acuminata e due paia di ali membranose. Le creature ruggirono e saltarono il ponte, ma anziché atterrare, come si aspettava Vecxis, quelle spalancarono le ali e lo aggredirono. L'ultimo necroforo elefantiaco saltò nel vuoto, e sarebbe caduto se Nikaas non lo avesse frantumato in uno sciame (almeno trenta elementi) di necrofori al primo stadio che andarono ad attaccare il Barone.
Nikaas concentrò il suo potere su due necrofori chimera e li fece scendere verso le ossa della sua barriera, inglobandoli e formando un necroforo simile ad un uccello ma grande quanto un drago.
<<Andiamocene da qui>> ordinò Nikaas, ancora nascosto nella scatola di ossa che ora formava la gabbia toracica del necroforo.
-
In paziente attesa del segnale che aveva concordato con Vecxis per intervenire, Liah faceva del suo meglio per eliminare tutti i resti di cadaveri che infestavano il ponte che collegava il borgo dei non morti con l'omonima chiesa.
Si erano riuniti poco meno di un'ora prima, quando Liah, seguendo l'essenza vitale del suo Maestro, lo aveva trovato svenuto disteso su una roccia vicino ad un lago. Lì gli aveva prestato le prime "cure" cedendogli parte del proprio Vis (l'energia vitale degli esseri viventi) per fargli riacquistare i sensi, si era fatta spiegare come la Dimir fosse riuscita a sopraffarlo, e aveva tentato di distoglierlo dall'ossessione di voler recuperare l'Anima del Caos a tutti i costi.
<<Hai già l'anima di Quelaag e quella di Scarica Infinita, non sono sufficienti?!>>
<<Sciocca! Ovviamente sono sufficienti, ma esse non sono che un briciolo del potere dell'anima del Caos!>>
Alla fine aveva promesso di aiutarlo ancora. Per l'ennesima volta si era fatta ingannare dalla pieta che provava per quell'anima in pena, mai soddisfatta e sempre alla ricerca di un potere maggiore.
I due avevano quindi seguito la Dimir e il necromante fino alla casupola sotto al ponte, e si erano fermati sul ponte stesso per preparare il loro piano. Avevano ucciso i guardiani del ponte, poi Vecxis aveva cercato di stanare i due planeswalker con il fuoco, ma ci stava mettendo molto più del previsto. D'improvviso, Liah sentì un rombo provenire da sotto i suoi piedi e la terra cominciare a tremare. Incuriosita, si affacciò dal ponte, vedendo che davanti alla casupola si erano radunati quattro giganteschi behemoth di ossa. Davanti ai suoi occhi, le creature si sfaldarono, dando vita a nuovi, inquietanti abomini non morti di varie dimensioni. Gli abomini irruppero dentro la casa, e Liah trattenne un grido. Avrebbero ucciso Vecxis!
Indecisa sul da farsi, Liah si avvicinò alla scala che collegava il ponte e la casupola, ma prima che potesse scendere anche un solo gradino, nel ponte si aprì una voragine ed essa eruttò una bestia scheletrica delle dimensioni di un drago di Jund.
Liah rimase a fissarla senza fiato, e si riprese soltanto quando una seconda voragine si aprì nel ponte e Vecxis, inseguito dalle bestie non morte che lei aveva visto poco prima, ne uscì scagliando palle di fuoco.
<<Ora, Liah!>> ruggì Vecxis.
La creatura simile ad un drago si alzò in verticale e la sua gabbia toracica si aprì per rivelare un giovane biondo, poco più che ventenne, vestito con l'armatura dei non morti del Borgo.
Liah non se lo fece ripetere ed emanò un'ondata di energia magica dal proprio corpo, colpendo Nikaas dritto in pancia.
Il ragazzo scomparve nell'Etere, e solo una minima traccia di lui, come uno spettro azzurro, si attardò nello spazio vuoto da lui lasciato. Poi anch'essa si dissolse. Liah si girò verso Vecxis, convinta che le creature fossero tornate mucchi d'ossa scomposti ora che il loro padrone era scomparso, ma invece esse non accennavano a fermarsi, e anzi, si erano inferocite ancor di più.
Una delle bestie volanti più piccole trafisse la spalla di Vecxis con la coda, mentre altre affondarono i loro denti nella sua carne. Liah colpì le creature, fulminandone un paio e dissolvendo le più grandi nell'etere.
Le creature le si avvicinarono, ma una la ragazza si protesse con uno scudo magico, costringendole alla ritirata.
Corse incontro a Vecxis, seduto a terra con il fiatone e con i denti digrignati per il dolore. <<L'ho presa>> disse con un sorriso sbilenco mostrando a Liah l'Anima del Caos.
<<Ora possiamo tornarcene a cas...>> la frase di Liah venne interrotta da qualcosa che si era infilato nella sua carne.
<<No!>> gridò Vecxis. <<Lasciala in pace!>>
Liah si sentì trascinare in alto dalla forza che la stringeva.
<<Prendi me, piuttosto!>> gridò ancora il Barone attaccando la forza misteriosa con dei colpi di piromanzia.
Liah cercò di girarsi per vedere ciò che l'aveva afferrata, ma il dolore le strappò un urlo. Stava morendo?
D'improvviso, una seconda forza misteriosa si chiuse su di lei, e Liah si ritrovò ad osservare l'interno del palato di un rettile. Le due forze cominciarono a tirarla, una per il bacino e l'altra per l'addome, facendo urlare Liah come mai aveva fatto in vita sua.
Alla fine, con un rumore secco, il corpo di Liah si strappò in due, e la forza che le tratteneva l'addome scomparve, lasciando cadere la sua metà superiore nel vuoto.
Con gli ultimi barlumi di coscienza, Liah vide la creatura che l'aveva uccisa nella sua interezza: sembrava un'idra scheletrica con tre teste, due delle quali impegnate a contendersi le sue gambe e la terza impegnata in un combattimento con Vecxis.
Il suo Maestro schivò un colpo della bestia, poi si diresse verso di lei, prendendola tra le braccia ed allontanandosi in volo. La creatura scheletrica emise un suono sgradevole, a metà tra un ruggito ed un sibilo, ma non li inseguì. Si girò invece sulle sue quattro zampe e continuò a divorare i resti del corpo della cronarca.
<<Non morirai oggi>> disse Vecxis utilizzando la magia del Vis per chiudere le sue ferite. Liah, ancora troppo scossa per parlare e semincosciente, si limitò ad annuire. La ragazza sentì il proprio grasso corporeo spostarsi verso il suo addome, richiudere lo squarcio dell'idra e premere contro gli intestini e lo stomaco.
A poco a poco, ogni dolore svanì e Liah riguadagnò lucidità. Calde lacrime le gonfiarono gli occhi quando si rese conto di essere diventata un mostro, un corpo umano spezzato mosso ancora dall'energia vitale che le era rimasta.
<<Maestro... Perché mi hai salvata?>>
<<Non fare domande ovvie, Liah. La tua conoscenza è troppo preziosa perché io possa lasciarti morire. Per non parlare del tuo potere>>
<<Maestro... Io...>> si morse la lingua prima di concludere la frase. Non poteva dire di non sentire più la Cieca Eternità. Sapeva che Vecxis aveva bisogno di lei. Finché avesse dimostrato la sua utilità, sarebbe stata al sicuro, ma non appena fosse diventata un peso, lui l'avrebbe abbandonata.
<<Sono ancora troppo debole per trasportare entrambi a casa>>
Vecxis si accigliò. <<Farò in modo di trovarti un giaciglio sul quale riposare>> disse solo. <<Gli Archivi del Duca sono il posto migliore>>
Un rumore simile a quello delle ossa spezzate attirò l'attenzione dei due ragazzi verso l'idra, la quale stava tornando alla forma draconica che aveva in precedenza. Vecxis strinse Liah tra le braccia e volò via verso nord, ma il drago aveva perso interesse e si limitò ad alzarsi in volo verso un punto ad ovest del Rifugio. 

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