L'indomani mattina, appena sveglia, sentii gli occhi gonfi e doloranti. Mi tornò subito in mente ciò che era accaduto. Non riuscivo ancora a credere alle parole di Joshua. Eravamo amici da moltissimo tempo. Era l'unico compagno d'infanzia che mi era rimasto dopo il trasloco. 'Ufficialmente' era amico di mio fratello: Joshua aveva un anno in meno rispetto a lui, ma avevano giocato da sempre insieme. Una volta cresciuti, non so come, ci affezionammo ogni giorno di più l'uno all'altro. Dopo il trasloco, continuava a far visita ad Erik e io partecipavo spesso alle loro chiacchierate. Un giorno mi disse che ero cresciuta e ne sembrava contento. Quando partì per l'università cominciò a scrivermi delle mail e così nacque la nostra amicizia. Lui mi raccontava delle sue esperienze nel nuovo ambiente, io gli raccontavo della scuola e della band, ma soprattutto ci raccontavamo come stavamo, ciò che ci faceva battere il cuore e ciò che ci rendeva tristi. Eravamo un sostegno e un conforto vicendevole e per me era come aver trovato un tesoro. Ogni volta che tornava dai suoi, restava solo per pochi giorni. Studiava a Milano e tornare voleva dire tempo e denaro. Non poteva permettersi di rientrare più spesso o di fermarsi più a lungo. Di solito mi invitava ad uscire con il suo gruppo. Tutti maschi e tutti più grandi di me. Con loro ero l'unica ragazza ma non gli davo peso. Ero a mio agio, mi sentivo accolta. Mi chiamavano la "selvaggia" perché mi adattavo con facilità a qualsiasi situazione. E poi Joshua mi faceva sentire speciale! Si occupava e preoccupava di me: dal passaggio in macchina, alla giacca se sentivo freddo, all'ordinazione al bar, al difendermi se qualcuno esagerava nei miei confronti, al riportarmi a casa entro l'orario stabilito dai miei. Non gli importava se doveva fare sopra e sotto per poi tornare dai suoi amici: sapeva che ai miei genitori bastava poco per fare storie e non voleva deluderli. Era addirittura lui a tenere sempre d'occhio l'orologio.
Per quello non capivo il senso del suo ultimo messaggio.
Più di ogni altra cosa, però, non capivo cosa fosse successo con mia madre e mio padre. Recitavano la parte di quelli seccati ogni volta che chiedevo di uscire con Joshua, ma alla fine cedevano. Ieri sera invece cos'era successo? Era semplicemente girata male?
Quella mattina, a scuola, durante le lezioni, non smisi un secondo di pensare e cercare di rimettere a posto tutti i tasselli. Alla fine, giunsi alla conclusione che l'unico che poteva aiutarmi a capire era proprio lui, ma se non avessi preso l'iniziativa io, avrei rischiato di non vederlo per altri tre mesi.
Appena suonò la campanella dell'ultima ora, saltai fuori dal banco senza neanche salutare Cam e mi avviai di corsa verso l'uscita. Di solito impiegavo una mezz'oretta per tornare a casa a piedi, ma se avessi accelerato il passo avrei potuto fare una piccola deviazione verso casa di Joshua e cercare spiegazioni.
Arrivai a casa sua con il fiatone. Suonai al campanello e in un attimo me lo trovai di fronte. Appena mi vide rimase sorpreso. Io non resistetti e gli saltai al collo per la gioia di averlo di nuovo con me. Lui ne fu spiazzato. Sembrava incerto se ricambiare o meno il mio abbraccio. Non attesi a lungo. Mi scostai e gli chiesi preoccupata.
«Cos'è successo ieri sera?»
«Niente. A cosa ti riferisci?» Era imbarazzato e volse lo sguardo verso il basso.
Stavo cominciando ad innervosirmi, così alzai un po' il mio tono di voce.
«Al tuo messaggio. A cosa vuoi che mi riferisca? Perché non hai voluto che uscissimo insieme?»
Tacque. Non rispose. Continuava ad avere le mani in tasca e a guardare in basso.
«Dannazione, Joshua, rispondimi! Ieri sera ho pianto come una disperata. Ho litigato con i miei e poi mi è arrivato il tuo messaggio a darmi la pugnalata finale. Mi sono arrovellata il cervello tutta la mattina sperando di capirci qualcosa, ma da sola non ci riesco. Dimmi cos'è successo! Vuoi che non ci vediamo più?»
STAI LEGGENDO
Permettimi di starti accanto
ChickLitAlice. Semplice ragazza ma dai grandi progetti. Vuole diventare medico ed è molto determinata a raggiungere il suo obiettivo, tanto che aldilà dello studio, l'unica distrazione che si concede sono le prove con la band. Ma è proprio qui che si imbatt...