Credo che passò almeno un'ora da quando Alex entrò nella mia stanza fino al momento in cui riuscii a riprendere un po' di autonomia e a mettermi seduta.
Mi volsi verso di lui, lo guardai negli occhi con calore e affetto sincero, poi lo abbracciai forte, sprofondando la testa sul suo petto caldo e accogliente.
«Grazie, Alex! Grazie infinite di essere venuto!»
«Alice, non ringraziarmi. Ero preoccupato, tu non rispondevi più al telefono e l'unica idea che mi è venuta in mente è stata di raggiungerti dov'eri.»
'Raggiungerti dov'eri'... a pensarci bene, un bel doppio senso e gli era venuto del tutto spontaneo.
Mi staccai da lui e tornai a guardarlo. Ero seduta sul letto con le gambe incrociate. Lui mi era seduto accanto, i piedi poggiati a terra.
«Nessuno aveva mai fatto tanto per me. Sono sorpresa ma anche molto, molto contenta. Non so come tu ci sia riuscito, ma ora mi sento meglio. Hai addirittura avuto il coraggio di affrontare mia madre. Grazie, davvero.»
«In fin dei conti tua madre non è così terribile come la descrivi.»
«Mi prendi in giro, vero?» Lo guardai di sottecchi.
«Certo. Sto scherzando. Se non fosse stato per Erik credo che mi avrebbe sbattuto la porta in faccia.»
Sorrisi alla sua battuta.
«Allora, vuoi dirmi cos'è successo?» Il suo tono tornò serio.
«Non so da dove cominciare...sono stata malissimo. Non sono riuscita a tirarmi su da sola.»
«Che vuoi dire?»
«Venerdì, quando ti ho chiesto di uscire e poi ti ho mandato quel messaggio...» Tentennai incerta. Volevo dirgli la verità, ma avevo paura della sua reazione di fronte alle mie bugie. «Non era vero che avevo altri compiti.»
Nel suo sguardo lessi un sentimento di confusione e subito dopo di delusione.
«Non so perché ti ho mentito. Non volevo, ma è stato più forte di me.» Cercai di affrettarmi a spiegare. «Mia madre si è accorta in qualche modo di noi due. Mi avrà vista salire o scendere dalla tua moto. Poco prima di uscire, quel venerdì, ha cominciato a farmi storie. Non vuole che esca in moto o in macchina con nessun altro che non sia mio fratello. In più non ti conosce, non sa chi sei. E come se non bastasse credo che non voglia che frequenti nessuno in questo periodo: ha paura che io possa distrarmi e perdere interesse per lo studio e i progetti per l'università. Sta di fatto che quel pomeriggio mi ha praticamente vietato di uscire. Io non ho resistito alla rabbia e mi sono chiusa in camera. Poi ho cominciato a fare quello che faccio sempre quando non riesco a reggere.» Cominciai a piangere di nuovo. Mi coprii il volto con le mani e scossi la testa da un lato e dall'altro.
«Oh, Alex, mi dispiace tanto. Non volevo mentirti, ma ho avuto tanta paura.»
Alex mi strinse di nuovo a sé.
«Alice, va tutto bene.»
Non gli avevo descritto tutto ciò che avevo fatto. Non ce n'era bisogno. Gli avevo detto che ero stata male e questo era sufficiente a fargli intuire il resto.
Dopo avermi rassicurata, cercò di farmi distrarre raccontandomi il suo weekend. A quanto pareva durante la serata al pub, Leo aveva fatto colpo su una ragazza, una rossa tutto pepe. Non era una novità. Lei però tentò in tutti i modi di convincerlo ad appartarsi un po' insieme, ma Leo non ebbe alcuna intenzione di cedere alle sue avances. Rimase tutta la sera con loro, ma sembrava un po' giù di tono. Mi ripromisi di parlarne con Cam il lunedì a scuola.
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Permettimi di starti accanto
ChickLitAlice. Semplice ragazza ma dai grandi progetti. Vuole diventare medico ed è molto determinata a raggiungere il suo obiettivo, tanto che aldilà dello studio, l'unica distrazione che si concede sono le prove con la band. Ma è proprio qui che si imbatt...