Capitolo 21

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Era ormai già buio quando rientrai a casa. Non dissi niente ad Alex riguardo alla mia famiglia e al fatto che avessi spento il telefono. Non volevo farlo preoccupare, non volevo sentire la sua paternale e soprattutto non volevo che mi riportasse indietro. Accennai al fatto che avevo chiamato il centro di ascolto. Si mostrò orgoglioso di me. Ero felice di vederlo così. Gli raccontai nei dettagli tutto ciò che Simona mi aveva chiesto e detto. Alla fine gli dissi che avrei dovuto parlare con i miei genitori, perché ero ancora minorenne.

«Alice, sei stata bravissima. Sei già stata più forte di quanto avresti potuto immaginare. So che riuscirai a superare anche questo ostacolo.»

«No, Alex non posso farlo. Non chiedermi questo. Loro non capirebbero.»

«Non ci hai nemmeno provato. Concedigli almeno una possibilità.»

«Sono anni che ci provo. Mi hanno osservata per tutto questo tempo e hanno preferito fingere di non vedere. Come puoi chiedermi una cosa del genere?»

«Alice, ma tu sei minorenne. Hai bisogno del loro consenso.»

«Tra qualche mese sarà il mio compleanno. Aspetterò quella data e poi riproverò.»

«Tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi. Queste cose vanno prese in tempo. Prima ti lasci curare e prima tornerai a vivere una vita normale.»

«Io già vivo una vita normale!» Cominciavo ad irritarmi di fronte alla sua insistenza.

«Alice, ascoltami.» Mi prese il viso tra le mani e mi incatenò gli occhi, come era solito fare quando voleva calmarmi. «Avrai bisogno di soldi per andare lì. Non puoi fare questa cosa da sola.»

«Ho dei risparmi da parte. Userò quelli.»

Si staccò da me e si voltò dall'altra parte per darmi le spalle. Il suo linguaggio non verbale mi suggeriva che stava per perdere la pazienza.

«Che hai intenzione di fare, allora? Pensi davvero che andrai o mi stai solo prendendo in giro?» Tornò a guardarmi con gli occhi iniettati di sangue per la rabbia. Non l'avevo mai visto così. Non aveva mai mostrato un sentimento così forte nei miei confronti. «Credi che basti compiere diciotto anni e avere qualche soldo in tasca per risolvere tutto? Alice, sei malata, hai bisogno di aiuto. Io non posso sostenerti da solo. Tu non puoi farcela se non ci facciamo aiutare. Non puoi semplicemente scappare di casa e sparire per un po'. Non puoi fare questo alla tua famiglia. Non puoi farlo a me!»

Rimase senza fiato. Io non proferii parola. Nella mia testa la vocina aveva ripreso a parlare con la stessa intensità che aveva usato lui per tentare di farmi ragionare.

Quanto ti ci vuole a capire che anche lui se ne andrà? Non ti vuole. Non ti accetta. Non ce la fa più a starti vicino. È così palese quello che sente. Sta cercando di scappare. Il suo tentativo di metterti alle strette è solo un modo per dirti che sta per andarsene, per uscire dalla tua vita. Che povera illusa! È tutta colpa tua. Non ne combini mai una buona. Non sei capace di tenerti stretto neanche questo misero agnellino. Sarebbe caduto ai tuoi piedi se l'avessi realmente voluto, invece sei riuscita a farti odiare anche da lui. Complimenti! Ce l'hai fatta! Ora fallo sparire. Chiudi la porta e lascialo andare. Non hai bisogno di lui, non hai bisogno di nessuno. Non parlare, non rispondergli. Non dire niente, tanto non servirà. Lui andrà via comunque.

Barricai la porta del mio guscio anche con Alex. Chiusa a chiave, con doppia mandata.

Incrociai le braccia sul petto, abbassai lo sguardo, irrigidii la schiena e divenni muta.

Alex si era voltato di nuovo dall'altra parte. Sentivo che aveva bisogno di spazio, di raccogliere i pensieri.

Ci fu qualche minuto in cui lo spazio tra di noi si riempì solo di un assordante silenzio.

Permettimi di starti accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora