Capitolo 15

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Per molto tempo avevo zittito la mia vocina interiore. Tutti i giorni passati con Alex mi avevano quasi fatto dimenticare ciò che c'era stato nella mia vita prima del suo arrivo. Mi sentivo serena e più sicura. Alex mi faceva sentire accolta e adeguata. Non avevo bisogno di altro per stare bene.

Lei però non mi aveva dimenticata. Non avrebbe mai potuto farlo. Il suo compito era quello di tormentarmi e dopo tutto il tempo che aveva taciuto, tornò a farlo con più forza e più tenacia di prima.

Un venerdì pomeriggio, mandai un messaggio ad Alex.

"Sei libero oggi?"

"Diciamo che potrei liberarmi."

"Ti va di vederci?"

"Wow! Che novità! Non hai da studiare?"

"Diciamo che potrei liberarmi." Sorrisi compiaciuta. Poi scrissi di nuovo.

"Domani c'è assemblea d'istituto, non ho molto da fare. Poi c'è il week-end. Ho pensato che potrei concedermi qualche ora di svago con il mio ragazzo."

"Ottima illuminazione! Allora direi che sono liberissimo. A che ora passo?"

"Dovrei farcela per le 18. Ho qualcosa da rivedere, ma penso che per quell'ora avrò finito."

"Perfetto. A dopo."

Finii di sistemare degli appunti di Letteratura Greca e di Fisica, poi chiusi i libri e mi preparai per uscire.

Appena vicina alla porta, mia madre si fece viva.

«Dove stai andando, signorina?»

«Esco un po'.»

«Si può sapere con chi sta uscendo ultimamente? Sento sempre un rombo di moto sotto casa nostra. Non voglio che vai con nessuno né in macchina, né tantomeno in moto, a meno che non sia tuo fratello!» Aveva alzato il tono di voce e tentava di imporsi con autorevolezza.

«È solo un amico e non facciamo niente di male.»

«Un ragazzo? Alice, sei impazzita?»

«Mamma, è un bravo ragazzo, credimi!» Il mio tono cercava la sua compassione.

«Non mi importa se è un bravo ragazzo o meno. Il prossimo anno comincerai l'università e non hai bisogno di qualcuno che ti distolga dai tuoi obiettivi.»

«I miei obiettivi li conosco benissimo e ci tengo così tanto che nessuno potrà mai farmeli perdere di vista. Ma questo ragazzo è altrettanto importante per me.» Ora anche la mia voce risuonava autorevole e sicura.

«Tu non ti rendi conto di quello che dici. Stai sbagliando strada, ragazzina!»

«Non sto sbagliando un bel niente!» Feci l'errore di alzare la voce di un livello di troppo.

«Ora basta!» Si impose. «Torna in camera tua e chiudiamo la questione. E non permetterti di nuovo di andare in moto o in macchina con qualcuno che non conosco, è chiaro?»

«Mamma....» Cercai di supplicarla affinchè tornasse sui suoi passi.

«Alice, ho detto 'È chiaro?'» Urlò più forte.

Sbuffai all'apice della rabbia e mi girai nervosa. Tornai in camera mia e sbattei forte la porta della stanza, come a voler sbattere lei fuori da tutti i miei pensieri e tutte le mie emozioni. Poi presi il telefono con uno scatto e digitai un altro messaggio ad Alex.

"Contro-programma. Avevo fatto male i conti e devo studiare ancora per oggi. Scusa. Ci sentiamo domani, ciao."

"Cavoli! Ero quasi sotto casa tua e speravo proprio di vederti. Va bene, secchiona, a domani."

Permettimi di starti accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora