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La testa castana penzolava stordita sulle spalle del ragazzo che con una botta in testa era finito con uno zigomo sanguinate, legato ad una sedia in legno. 
Emise un gemito di frustrazione quando provò a muoversi ma comprese che non poteva, delle corde gli bloccavano le mani. Provò ad aprire gli occhi, ma restò al buio per colpa di una benda.
Sospirò. "Dio, è successo ancora" pensò e, una volta capita la situazione, rilassò le spalle.
La gente che voleva fargli del male doveva pensare a qualcosa di più originale, rapimento e richiesta di un riscatto stavano diventando un cliché noioso e fin troppo digerito.

Con quella quante volte era finito nel furgone del primo malvivente che ha pensato di rapirlo per scucire soldi al padre? Dodici? Undici? Questa storia andava avanti da quando era un bambino e, se all'inizio era una cosa terrorizzante, adesso era diventata una situazione quasi quotidiana, e non gli dispiaceva, almeno poteva fare del male a qualcuno senza essere incriminato, dopotutto si stava solo difendendo. E il fatto di dover essere rinchiuso in qualche anonimo buco buio e spoglio era una specie di distrazione dai classici ambienti che era solito frequentare, l'adrenalina di dover combattere per la propria vita era decisamente preferibile alla noia della sua gigantesca casa in città, circondato da falsi e servili sguatteri a cui piaceva una sacco fare le scarpe a lui e al padre.

In effetti, col tempo, preferiva il buio delle cantine in cui veniva tenuto alla realtà quotidiana che doveva patire. 

Jungkook alzò la testa e si mise ad annusare l'aria come solo un cane da tartufo potrebbe fare. La testa gli girava e del sangue continuava a scolargli dalla fronte, qualche goccia gli finì sul labbro e lui la leccò via come se fosse delizioso cioccolato, anche se non gli era mai piaciuto il sapore del sangue.

Nella stanza si sentiva un fortissimo odore di muffa, umidità e una fragranza simile a quelle del vino, anche se era talmente tanto acida che scambiarla per aceto non sarebbe neanche errato. Si gelava e Jungkook era vestito troppo leggero, rabbrividì e del vapore bianco apparse davanti al suo naso. 

"Una cantina..." pensò Jungkook cercando di spostarsi sulla sedia saltellando, portandosi la sedia appresso "...un classico, che noia". I rumori delle gambe della sedia che continuavano a graffiare il pavimento attirarono l'attenzione del rapitore, capì che Jungkook doveva essersi ripreso dalla botta. Quando entrò nella cantina Jungkook ignorò la sua presenza e continuò a spostarsi, cercando anche di spezzare il legno calciando a ripetizione, e avrebbe continuato se non si fosse accorto che la canna di un fucile lo teneva sotto tiro.

«Stai buono ragazzino» la voce rauca del rapitore era quella di un vecchio fumatore incallito che amava il tabacco talmente tanto da consumarsi irreparabilmente le corde vocali.
Una voce come quella avrebbe intimidito chiunque, Jungkook si limitò a farci dell'ironia sopra.
«Accidenti ajussi hai ingoiato un rospo o cosa?»
Quel vecchio non sembrò apprezzare il commento, infatti premette la canna dell'arma sulla fronte di Jungkook che, congelato com'era, sentì il metallo bollente.
A quel punto fu costretto a cucirsi la bocca, anche se avrebbe voluto continuare a prenderlo per il culo, ma ovviamente non voleva morire, e quindi fu costretto a frenare la lingua.

«Adesso chiamiamo il tuo papino» fece il vecchio, continuando a tenere sotto tiro il quindicenne, stava di nuovo per proferire parola con i suoi denti ingialliti ma fu interrotto dalla voce divertita di Jungkook «E cosa? Chiediamo un riscatto? Guarda amico... Mi dispiace deluderti ma a mio padre non può fregare assolutamente niente se muoio o meno, quindi mi spiace ma non otterrai assolutamente nulla. Stai perdendo tem...» fu di nuovo interrotto da un colpetto sulla fronte, proprio dove ancora sgorgava del sangue. "Sempre la stessa storia, i rapitori danno per scontato che ai genitori importi dei figli, dovrebbero tenere in considerazione che mio padre è uno stronzo di prima categoria a cui non potrebbe importare meno dell'unico figlio che possiede" pensò, anche se quella frase avrebbe voluto che il rapitore la sentisse, solo per farlo sentire uno stupido incapace di fare il proprio "lavoro". 

«Questo lo vedremo» finalmente il rapitore decise di riporre il fucile e tolse la benda a Jungkook che, dopo ore di buio, si trovò costretto a strabuzzare più e più volte gli occhi arrossati una volta che questi furono esposti alla luce. Era pieno giorno e la luce accecante passava dalle finestre sporche da cui si poteva intravedere un giardino al di là di una staccionata che cadeva a pezzi. Jungkook era in una cantina ma, fortunatamente, il rapitore era talmente tanto stupido da imprigionare una persona a pochi passi dalla libertà.  
Superato il bruciore iniziale, Jungkook potette di nuovo vedere e si ritrovò davanti un uomo sulla cinquantina dalla pelle grigia e rugosa, rovinata tanto quanto il resto della sua persona. Denti ingialliti dal tabacco, forse l'unico decente che gli era rimasto in bocca era quello d'oro, Jungkook poteva sentire puzza d'alcol da chilometri. I pochi capelli erano un cumulo appiccicoso di cavi grigi spessi e unti appiccicati al cuoio capelluto, i vestiti sporchi da macchie rosse, non si capiva se sangue o vino, e di di polvere e terra.

Alla vista del rapitore Jungkook si trattene dal pregargli di rimettergli la benda, tanto era brutto, ma aveva paura che se lo avesse fatto avrebbe ripreso il fucile, quindi si limitò a simulare un conato di vomito portando la lingua fuori dalla bocca.
Il rapitore prese il cellulare, sicuramente rubato a chissà quale povera vecchietta, e digitò un numero.

†Escape - VKOOK †Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora