Quella notte, proprio come Taehyung aveva detto, slegò i polsi di Jungkook, che se li massaggiò dolorante, e lo condusse all'interno della casa. Al buio non si riusciva a vedere molto, ma Jungkook potette intuire, dall'odore di muffa e dalle pareti scrostate, che quella casa doveva essere letteralmente invivibile. Fissò Taehyung con uno sguardo che voleva imitare compassione, ma invece sembrava più un'occhiata piena di ammirazione.
Taehyung era vissuto in quella casa e aveva sopportato. Molte persone sarebbero morte o impazzite, quelle persone a cui basta una situazione familiare disastrata per decidere di porre fine alla propria o alla vita dei propri parenti, ma Taehyung sembrava essersela cavata con solo qualche danno all'animo, ma con le mani pulite.
Arrivati di fronte alla camera di Taehyung questo si fermò di colpo «Devo prendere una cosa, aspetta qui»
Jungkook non lo ascoltò ed entrò insieme a lui, in cambio Taehyung gli sfoggiò un'occhiataccia infastidita, ma non lo cacciò via. Il ragazzo dai capelli caramello iniziò a rovistare in mezzo ai mobili della stanza, vecchi e coperti da polvere, in cerca di qualcosa.
«Non potevi cercare prima?» Jungkook sospirò seccato «A proposito, cos'è che stai cercando?»
«Prima mio padre era sveglio e non potevo fargli capire di essere ancora in piedi» si piegò sulle ginocchia per cercare sotto ad quella che sembrava la sagoma di una scarpiera «E sto cercando un medaglione»
Jungkook era rimasto in piedi davanti alla porta, ben chiusa, mentre fissava Taehyung fare avanti e indietro alla ricerca del medaglione. Con la coda dell'occhio gli sembrò di vedere un luccichio quando un singolo raggio di luna si scomodò a filtrare dalle tende, si girò e notò una catena d'oro che penzolava tra il muro e lo schienale di una sedia.
Allungò una mano e l'afferrò «E' questa?» chiese mostrando la collana a Tae, che annuì sorridente. Jungkook potette notare la fotografia di una ragazza, dalla lebbra carnose davvero simili a quelle di Tae, gli stessi occhi nocciola che possedevano sia il padre che Taehyung, capelli biondi lunghi fino ai fianchi e una pelle decisamente troppo chiara, occhiaie preoccupanti sotto le ciglia lunghe e folte. Nonostante l'aspetto malnutrito e stanco, Jungkook pensò che la sorella di Tae fosse davvero molto bella.
«E' tua sorella?» Jungkook chiese mentre fissava le mani di Taehyung afferrare e infilarsi al collo l'oro.
Tae annuì e di nuovo gli occhi gli si velarono di tristezza.
«Dov'è adesso? Non viene con noi?» Jungkook aveva paura di chiedere, ma buttò le domande fuori a pieni polmoni, mentre ogni fibra del suo corpo si stava aspettando una risposta che non gli sarebbe piaciuta.
«Tu non penseresti mai che io sia pazzo vero?» Taehyung sorprese Jungkook con quella domanda, ma Jungkook rispose subito, avendo paura di causare un silenzio che era sicuro si sarebbe prolungato anche fin troppo «Non lo penserei mai»
Taehyung sospirò, come sollevato, ma allo stesso tempo preoccupato «Mia sorella è morta tre anni fa»
Il castano spalancò la bocca e balzò sul posto, finendo ad allontanarsi di un passo da Taehyung «Ma io l'ho vista... cioè... quella era tua sorella, no?»
«Appunto ti ho chiesto se mi prenderesti mai per pazzo. Mia sorella è morta tre anni fa e il suo fantasma si diverte a gironzolare per la casa» Taehyung nascose la catenina d'oro sotto la sua maglia bianca un po' ingrigita dal tempo, con uno sguardo che non lasciava trasparire assolutamente nulla. Il ricordo della sorella era distante e passato, aveva smesso di piangerci sopra da un sacco di tempo, non avrebbe mostrato debolezza di fronte a Jungkook proprio adesso che si era deciso a lasciarsi tutto alle spalle, convinto che sarebbe riuscito a vivere meglio lontano dal padre e da quella casa.
«Avevi detto che sarebbe scappata con noi... la coperta... sì, insomma... l'ho vista» Jungkook strabuzzò gli occhi. Non sembrava spaventato, ma la confusione lasciava capire che faticava a metabolizzare le informazioni, sembrava credere al maggiore, per quanto le sue parie sentrassero assurde. Tae si limitò a spiegare il tutto poggiandosi su un muro, bisognoso all'improvviso di un sostegno.
«Diciamo che se io riesco ad uscire di qui anche mia sorella riuscirà a farlo... non so come spiegarlo ma siamo in un certo senso "legati"... e lei riesce ad afferrare gli oggetti» l'affermazione parve una domanda «Rimarrà in casa finché non sarà sicura che io non sia al sicuro, credo che voglia difendermi»
Jungkook si accorse dell'improvvisa atmosfera che si era venuta a creare, Tae fissava il suolo e sembrava voler ignorare la presenza di Jungkook, questo ne approfittò per avvicinarsi più del dovuto, si fermò quando Tae riprese a spiegare «Tre anni fa mio padre esagerò con l'alcol e finì con spingerla dalle scale, lei si ruppe la testa. Quando provai a spiegare alla polizia l'accaduto, sperando che papà potesse finire dietro le sbarre, i poliziotti mi dissero che mio padre aveva detto che io e lei stavamo giocando e per sbaglio, o meglio, per un litigio, l'avevo fatta cadere per le scale. Mio padre mi aveva accollato la colpa e i poliziotto ci credettero, essendo mio padre un ex militare, non avevano idea che lui avesse problemi con l'alcol. Archiviarono il caso come omicidio corposo e decisero di lasciarmi andare, e mio padre la passò liscia. Ecco perché ti ho detto che denunciare è qualcosa di inutile. Volevo bene a mia sorella... non le avrei mai fatto del male, era l'unica persona di cui io mi potessi fidare» la voce cadde e iniziò a diventare un tremante e flebile suono, che andò a sparizione fino a zittirsi. Le labbra tremavano e la voglia di piangere era avvero tanta, ma la presenza di JK lo costringeva a non sciogliersi in lacrime.
Taehyung continuava a fissare le suole delle sue scarpe, quasi intimidito da quale reazione Jungkook potesse mostrare. Avrebbe finito con il compatirlo? Non voleva la compassione, si sarebbe sentito patetico. Ma Jungkook sembrava essersi improvvisamente ammutolito, il silenzio calò, ed entrambi, da bravi stupidi, si dimenticarono del piano per scappare.
Jungkook si avvicinò a Taehyung, ora a un centimetro l'uno dall'altro. Tae non si era nemmeno accorto che JK aveva afferrato delicatamente il suo mento tra le dita costringendogli ad alzare la testa, per poi lasciargli un bacio di consolazione veloce e decisamente fin troppo casto. Ma da quel bacio a stampo nessuno dei due venne soddisfatto, quindi Jungkook posò di nuovo le labbra su quelle di Tae e se dapprima quest'ultimo era un fascio di muscoli, teso e nervoso, quando Jungkook gli afferrò la nuca intrecciando le dita ai suoi capelli morbidi, si sciolse come zucchero. Passarono dal classico bacio innocente a labbra chiuse a qualcosa di più profondo e per volta Taehyung non si poteva allontanarsi, avendo il muro alle spalle, su cui ancora poggiava, e le mani di Jungkook a tenergli ferma la testa. Avevano entrambi un buon sapore, e quando si separarono per prendere aria gli dispiacque un sacco l'improvvisa distanza tra i loro nasi, sentirono quasi un vuoto tra di loro, e se Taehyung non avesse spinto via il minore, Jungkook si sarebbe accanito ancora sulle sue labbra.
Ma invece sospirò frustrato e si allontanò, come poteva fare cose del genere in situazioni sempre poco convenienti? Avrebbe voluto trattenersi, ma proprio non sopportava il viso triste dell'altro, che adesso si era colorito di uno scarlatto quasi adorabile. Almeno, il suo intento di distrarre il maggiore aveva funzionato.
Taehyung non si lamentò, prese JK per mano e iniziò a condurlo fuori dalla stanza, questa volta intenzionato ad uscire.
~L'AUTRICE ANCORA SCLEROTICA DICE ~
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