Siх

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Jungkook sentiva il coltello svizzero pesante nella tasca dei suoi pantaloni, ma non aveva intenzione di usarlo, voleva mantenere la promessa fatta. Aveva l'impressione che se non avesse tenuto fede alla parola data sarebbero morti entrambi e, quando JK aveva delle sensazioni del genere, era sicuro che il suo istinto non sbagliava.

La giornata per Jungkook era tremendamente lunga, solo quando il sole sembrò essere tramontato il rapitore decise di farsi di nuovo vivo, facendo rivedere quella sua faccia rugosa e sporca, quando gli portò una scodella di sbobba con del pane stantio vecchio probabilmente quasi quanto lui. 

JK storcette il naso e rifiutò l'estrema gentilezza del carceriere, ma questo lasciò comunque la scodella nello scantinato, anche se metri e metri distante dalla sedia dove JK era costretto a restare legato, incapace di potersi spostare.  

"Come dovrei mangiare se non posso muovermi?!" JK pensò, mentalmente dedicando un dito medio alla schiena incurvata del vecchio mentre questo si dirigeva fuori dalla porta, all'interno della casa. Jungkook aveva più e più volte sperato di rivedere Taehyung, ma nell'arco del giorno, e anche di notte, del suo bel visino non potette goderne la vista. 

Alla fine, quando Jungkook si rassegnò all'idea di poter parlare di nuovo al ragazzo, cercò di riposare un po'. La ferita andava meglio, il dolore ai polsi restava, ma almeno non aveva più capogiri. Stava per appisolarsi quando delle urla che provenivano da sopra la sua testa non lo svegliarono di soprassalto. All'improvviso alzò il capo verso la lampadina, che al momento era l'unica cosa che permetteva a JK di vedere oltre al suo naso, e si sorprese vederla dondolare a destra e a sinistra. 

Sentiva dei tonfi pesanti, ogni tanto il rumore di vetro che si infrangeva e degli sbraiti che sembravano quelli di un ubriaco con problemi di controllo della rabbia. 

Il padre di Taehyung era un alcolista, perciò capitava molto spesso situazioni in cui Taehyung doveva scappare via da lui, quando alzava il gomito decisamente troppo, che era incazzato nero e che voleva sfogarsi sul corpo già abbastanza fragile del ragazzo. Sedici anni e obbligato ad una vita del genere, Taehyung sentiva di non meritarselo. Sia lui che sua sorella, avrebbero voluto avere una vita come la vita di qualsiasi altro essere umano della loro età sul Pianeta. Una mamma e un padre amorevole, una casa calda ed accogliente, tre pranzi al giorno e amici con cui poter andare d'accordo, magari vivere in una casa tranquilla in periferia, fare amicizia con i vicini e prendere buoni voti a scuola.

Ma cose del genere gli erano negate sin da bambini, Tae e sua sorella hanno sempre dovuto cavarsela da soli. Per questo Taehyung, quando sentì che il padre aveva rapito il figlio del famosissimo cantante, il ragazzo dai mille e uno talenti, con un aspetto e una voce al dir poco perfetti, decise che ne avrebbe approfittato per mostrarsi a tutti come l'eroe della situazione, e così chiedere qualcosa in cambio. Il piano era salvare JK e chiedere aiuto in cambio, se la polizia avesse scoperto che il padre non era ciò che sembrava, magari le cose sarebbero andate meglio per lui.

«Taehyung non scappare da tuo padre»  

Taehyung in quel momento stava correndo, praticamente quasi in lacrime, quando una mano calda lo afferrò per un braccio e lo trascinò in un luogo buio, dove vi erano alcuni vestiti. Stava per urlare terrorizzato, ma si calmò quando i suoi occhi si abituarono all'oscurità e potette distinguere la figura di Jungkook, che gli tappava la bocca con una mano e lo intimava a restare in silenzio con un dito posato sulle labbra. Gesto per cui, chissà il motivo, Tae si ritrovò ad arrossire. 

Non riusciva a credere che Jungkook si trovava in un armadio, nascondendosi dal padre, e che lo stesse aiutando. 

Il posto era davvero piccolo, perciò Taehyung venne praticamente costretto a stare a cavalcioni su Jungkook, con i loro petti e i loro visi ad un palmo di distanza. La situazione si stava facendo strana, vedendo il leggero rossore sulle orecchie di JK. Tae stava per chiedergli che diavolo ci facesse lì e il perché avesse spezzato il giuramento che aveva fatto, ma i passi pesanti degli anfibi del padre lo interruppero e, quasi a non accorgersene, si avvicinò ancora di più a Jungkook in cerca di protezione, ci mancò poco che non lo abbracciò e non si attaccò al suo petto a piagnucolare.

La mano di JK era ancora sulla bocca dell'altro e lì vi rimase finché non tornò il silenzio, che si chiuse con un forte tonfo della porta e i passi dell'ubriacone che si facevano sempre più distanti. 

Taehyung a quel punto si allontanò di botto, finendo con la schiena appiccicata alla parete dell'armadio opposta da quella su cui era costretto a poggiare JK. Anche se il suo intento di separarsi da Jungkook fu vano, dato che l'armadio era piccolo e le pareti che lo chiudevano non erano distanti molto l'uno dall'altro «Che diavolo ci fai qui?!»

«Ho sentito delle urla e ho pensato...»

«Mi avevi promesso che non saresti scappato»

«Non ho usato il coltellino» lo interruppe JK che con un sorriso cercò di calmare il maggiore, chiaramente terrorizzato. Mise una mano in tasca e tirò fuori la corda che solo poco prima gli imprigionava i polsi, era intatta.

«Come hai fatto?»

«Si riescono a fare parecchie cose se si crede che una persona a cui si tiene sia in pericolo»

Taehyung rimase a fissarlo, come se insospettito dalle sue parole, ma alla fine tirò un sospiro di sollievo. Se Jungkook non fosse stato lì non avrebbe mai avuto l'idea di chiudersi nell'armadio e  sarebbe diventato il sacco da box personale del padre, un sacco da box capace di urlare dal dolore e di contrarsi, perciò un sacco da box decisamente più divertente da usare.

Una persona che non fosse la sorella lo aveva aiutato, come doveva reagire? Doveva ringraziare e mostrare gratitudine? Oppure rimanere in silenzio così com'era ora bastava? Era troppo sconvolto per pronunciare parole, perciò si limitò a guardare JK che, al buio, chissà come sembrava più carino di quanto sembrasse alla luce. I suoi tratti dolci e morbidi racchiudevano un viso dall'aria gentile, e Taehyung non fece a meno di pensare che fosse davvero bello.  

«Beh allora? Scappiamo?» Jungkook svegliò Tae da una stato di trance, si era fermato a fissarlo con occhi vitrei e assenti, tormentato da chissà quale pensiero. 

†Escape - VKOOK †Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora