†ерilоgо

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«Come chiusa?!» chiese Jungkook. 

Vedendo che il maggiore stava iniziando a lasciarsi prendere dal panico lo prese per le mani e lo costrinse a guardarlo in viso. 

«Ho visto che l'apriva... l'avevo visto... non era chiusa quando avevo controllato l'ultima volta» farfugliava a bassa voce e quasi delle lacrime scivolarono giù dai suoi occhi nocciola, Jungkook continuava a tenergli le mani, ma Taehyung sembrava non accorgersi che fosse lì. Quando sentì una presenza alle loro spalle si girò di scatto e, ritrovatosi di fronte il vecchio pancione con un fucile nella mano, si mise quasi d'istinto davanti a Taehyung, braccia aperte, a fargli da scudo. 

Sentiva le mani del maggiore che si aggrapparono alla sua maglia, e un odio verso l'uomo che aveva davanti lo assalì all'improvviso. Lo voleva morto, quella persona che aveva costretto Tae alla prigionia per tre anni, aveva ucciso la sorella ed era stato talmente tanto codardo da dare la colpa ad una persona innocente, che già soffriva per colpa sua.

Il fucile era puntato alla sua fronte, dove le bande che Taehyung aveva avvolto per medicargli la ferita si erano allentate e quasi cadevano. 

Gli occhi dell'uomo col fucile erano puntati su quelli di Jungkook desiderosi di premere il grilletto. 

«Pensavate di poterla fare franca» la voce rauca dell'ubriaco era alta e spaventosa, Tae si agitò dietro la sua schiena, nel frattempo Jungkook non gli staccava gli occhi di dosso, quasi a sfidarlo di sparare, per vedere che cosa avrebbe fatto. 

Passo dopo passo l'uomo si avvicinava, Jungkook restava immobile e pensava sul da farsi. Se si spostava lasciava TaeTae scoperto, non voleva che quel tipo gli facesse del male, ma se restava lì, immobile come un tiro a segno, sarebbe morto lui, seguito a ruota da Taehyung. 

Quando il vecchio si accorse che ad un certo punto le perle nere di Jungkook si persero alle sue spalle e si accorse anche che, per la prima volta da quando lo aveva caricato sul furgone, portato in cantina e maltrattato, vide nei suoi occhi pura paura e terrore. Il quindicenne stava tremando come una foglia, e improvvisamente le sue guance persero colore, quella era la faccia di un ragazzino spaventato, ed era così inusuale sul volto di Jeon Jungkook che il rapitore sorrise soddisfatto, prima di accorgersi che non era lui il motivo di tanta paura.  

Jungkook vedeva la figura alta di una donna, con la testa piegata da un lato da cui sgocciolava del sangue fresco, questo finiva sul pavimento e sui suoi abiti, i capelli biondi appiccicati al viso bagnati dallo stesso sangue e la pelle grigia, starsene in piedi dietro a quello che era il padre.

Il fantasma della sorella di Taehyung era una delle cose più terrorizzanti che Jungkook avesse mai visto. Gli occhi, gli stessi occhi che possedeva Tae, erano contornati da vene rosse, e incavati nel cranio. Respirava pesantemente e si limitava a rimanere immobile dietro la spalla del vecchio, magari attendendo che questo si accorgesse di lei. Un urlo di paura gli si bloccò nei polmoni, Jungkook si chiese se Taehyung potesse vederla, ma il ragazzo aveva paura e teneva gli occhi serrati e la testa nascosta nella sua schiena. 

Continuò a fissare il fantasma quando questo si mosse, con la mano picchiettò sulla tasca dei pantaloni lordi di sangue. E all'improvviso Jungkook ricordò: aveva ancora il coltellino svizzero nella tasca. 

Capendo che il fantasma non era maligno Jungkook si tenne pronto a tirare fuori il coltello, annuendo nella sua direzione con sguardo deciso, impaziente di sporcarsi le mani. 

«Taehyung, tieni gli occhi chiusi finché non ti dico di aprirli» avvisò rivolgendosi al maggiore, quest'ultimo si limitò ad annuire. 

L'uomo continuava ad avanzare minaccioso, ma venne distratto dal picchiettio di due sottili dita smaltate sulla sua spalla. Quasi di scatto voltò il capo. Un'espressione di terrore gli si dipinse in volto, avendo quello della figlia praticamente ad un centimetro di distanza. La ragazza continuava a fargli "ciao, ciao" con la mano, ondeggiandogliela di fronte a scatti e in maniera meccanica. Dalla paura partì un colpo che andò a vuoto, forando il soffitto, l'uomo iniziò ad indietreggiare, e la debolezza improvvisa causata dal terrore gli fece scivolare il fucile dalla mano, che finì ai suoi piedi.   

Jungkook approfittò della situazione, con un balzo si avvicinò il più velocemente possibile all'uomo, tirando fuori il coltello.

Quando sentì quel forte dolore alla schiena, troppo tardi si accorse che aveva un coltello conficcato nella schiena. Il sangue che presto sgorgò dal corpo dell'uomo andò a macchiare pavimento, non mancando di sporcare anche le mani del possessore del coltello. Il vecchio perse presto i sensi e si accasciò al suolo, il fantasma fissò la scena a distanza, ignorando Jungkook e il fratello, ma felice di scorgere il cadavere del padre, pallido esattamente quanto lei, privo di vita al pavimento.

Jungkook si allontanò per poter rovistare i vestiti del morto, oramai non più intimidito dalla donna fantasma, che ancora restava lì, mentre Taehyung restava ad occhi chiusi accovacciato all'angolo tra porta e muro, aspettando che JK gli permettesse di aprirli. 

Trovò la chiave negli anfibi e solo allora disse a Taehyung che poteva aprire gli occhi. Quando Tae gli spalancò di botto si ritrovò un cadavere a terra, quello di suo padre, e Jungkook sporco di sangue dal petto in giù. Il fantasma era sparito da un pezzo, ma prima aveva fatto un gesto di saluto a Jungkook e al fratello, .

Taehyung rimase a fissare il sangue su mani e petto di JK, ma non sembrava spaventato, più che altro sollevato, ma non poteva nascondere la voglia improvvisa di piangere che aveva riempito i suoi occhi di lacrime.

 Jungkook si avvicinò a Tae, con cautela, per paura di spaventarlo, e gli porse il coltellino.

«Mi spiace per aver usato il tuo coltello senza permesso»

†Escape - VKOOK †Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora