Quando tornò nella sala prove incrocio Miranda che con gli occhi mi pone la fatidica domanda "Allora? Come è andata?"
Mi viene spontaneo un sorriso, il pollice alzato e già che ci siamo, visto il soggetto trattato, le faccio la "Dybala Musk" e lei parte con le braccia alzate in un esultanza da stadio. Io rido felice, perché lo sono, sono felice di non aver sbagliato e di aver sciolto questo dubbio che poteva essere un danno irreversibile. Miranda mi fa cenno che di la, nello studio c'e' già Nedved che mi attende, faccio un ok con la mano, che importa se mi sta già aspettando e' ovvio che sia in ansia ma io porto solo buone notizie!
Entro nell'ufficio e Pavel è in piedi e vaga come un anima in pena nell'inferno dantesco. Lo faccio accomodare. Si siede ma è chiaro che è sulle spine e delle mie gentilezze non gliene può fregare di meno.
Non giro intorno all'argomento, vado dritta al dunque e gli snocciolò la bella notizia in meno di due secondi e appena ho finito di parlare il suo volto si allarga in un sorriso e si accascia sulle gambe come uno che deve prendere aria o ha appena posato a terra un fardello molto pesante. Taccio per qualche secondo per dargli il tempo di riprendersi e di chiedermi i dettagli, cosa che dopo poco fa puntualmente. Ed io, nel mio delirio di onnipotenza medica gli mostrò le foto dell'ecografia e gli illustro tutti i dettagli. Pavel ascolta attentissimo, nemmeno gli stessi mostrando l'ecografia del suo prossimo figlio. Alla fine della conversazione, o meglio del mio monologo e dei suoi segni di assenso, si alza, mi stringe la mano, mi ringrazia e mentre sta uscendo gli dico che in pochi minuti sarà pronto il mio referto e che se vuole attendere fuori lo avrà al più presto. Lui mi risponde che non può aspettare, probabilmente perché deve tornare in sede a comunicare che l'allarme che ho scatenato in mattinata su uno dei gioielli della Juventus e' cessato e i tappi di champagne possono saltare felici e contenti. Mi stringe di nuovo la mano mentre è sulla porta e mi comunica che Paulo attenderà l'esito è domani lo consegnerà al medical center di Vinovo. Io non ho rimostranze da fare in merito, non mi importa un accidente di chi farà cosa domani, l'unica cosa che mi interessa e scrivere su quella cartella che tutto è regolare e rispedire al mittente i centocinquanta milioni di euro del valore della Joya perfettamente intatti.
Appena esce mi rimetto alla scrivania a redarre il mio referto. Voglio essere il più chiara possibile nel dichiarare che non è stato uno "sfizio" personale sottoporre Dybala ad un ecocardio, ma un gesto dettato da motivazioni evidenti. La cosa mi porta via un po' più di tempo di quello che mi aspettavo ma alla fine rileggendo il tutto sono soddisfatta. Stampo e infilo ogni cosa nella cartella argentata con la "J" sopra e la richiudo. Sono ormai le 18.30 quando decido che posso consegnare il malloppo, ammesso che qualcuno stia ancora fuori ad aspettare. Non credo che Paulo sia nella sala d'attesa ma per scrupolo meglio verificare.
Esco dallo studio e volto l'angolo vicino alla reception, e con mio grande stupore lui e' li, in piedi, mi da le spalle e sta parlando al telefono. Mi vede riflessa nello specchio della porta a vetri e quasi subito lo sento dire: "Devo andare..." E riattacca immediatamente. Confesso di essere imbarazzata, l'ho fatto attendere un bel po' poveretto! Ma avrei scommesso che se ne sarebbe andato prima.
Si volta con un sorriso che raddoppia il mio senso di colpa.
"Signor Dybala, mi scuso per il ritardo...l'ho fatta attendere molto mi rendo conto...credevo che non sarebbe rimasto...le avrei fatto avere la cartella domani...io...sono...mortificata.."
"No te preocupes dottoressa...ho evitato un allenamento...poi le attese fanno parte della vida e forse la rendono più intessante..."
Ammazza che filosofo! A me personalmente le attese infastidiscono molto...ognuno ha i suoi gusti!
"Forse non è rimasto solo per attendere l'esito del referto..." Mi sussurra malizioso l'omino dell'inconscio. "E cosa aspetta babbo Natale?" Gli rispondo mentalmente consapevole del significato esplicito delle sue parole. Non ci penso nemmeno un attimo che possa aver atteso per me. Non diciamo stronzate? Quante donne può avere se vuole? Infinite...quindi possiamo escludere la sottoscritta.
"È quello che non puoi avere che ti attira di più...e per cui sei disposto anche ad aspettare..." E' ufficiale il mio inconscio e' drogato!
Gli porgo subito la cartella e mi scuso ancora. Lui la afferra, non guarda quello che c'è scritto in fondo gli ho già spiegato tutto.
"Gracias dottoressa..."
"Ho fatto solo il mio lavoro..."
"L'ha fatto più che bene il suo lavoro, glielo assicuro...i suoi pazienti sono fortunati..."
Sorrido. Sembra crederci davvero in quello che dice.
"Sfortunatamente, signor Dybala, i miei pazienti non sono molto fortunati se arrivano da me ...soprattutto quando sono giovani e malati di cancro alle ossa, non sono per nulla fortunati...e non sempre posso fare qualcosa per loro..."
Rispondo tristemente perché è la pura verità e i suoi occhi diventano subito seri, mi sembra di vederci passare un ombra, ma è così rapida che forse è un impressione.
"Mi dispiace dottoressa, non volevo scherzare sul suo lavoro...non sapevo che lei...como dicen en italiano cuidado...se trata...de càncer..."
"...cura, cuidado in italiano si dice cura o curare il cancro"
"Habla espanol dottoressa?"
"Si, hablo espanol...no perfectamente...digamos màs que Hablar lo entiendo"
Il sorriso che fa gli illumina anche gli occhi e mi fa rotolare lo stomaco.
"No diria que Habla bastante bien...."
"Gracias...Muy amable"...e sento le guance andarmi in fiamme.
Lui ritorna a parlare dei miei pazienti ma lo fa in italiano.
"I suoi pazienti sono in questa struttura?"
"Si, al quinto piano di questo stabile nel reparto di oncologia pediatrica"
E in quel momento mi viene in mente Isabella. La mano destra parte e va a sbattere sulla mia fronte. Ma sono proprio scema! Isabella, la sua maglia, come ho potuto dimenticarla?
"Que passa dottoressa ? Todo bien?"
"Si...cioè no...ma in verità si..." Ma che ca....o sto dicendo?
Paulo mi guarda interdetto, sta cercando di capire cosa sto dicendo, ma non capisce e in effetti anch'io non ci capirei niente in questo modo.
"Dottoressa, posso fare qualcosa?" Mi chiede lui.
"SIIII!!!" È la mia risposta quasi gridata, e qui sembro ancora più scema!
"Cioè, mi scusi si...potrebbe fare qualcosa per me..." "Che detta così..." Mi fa notare il mio inconscio omino.
In effetti a lui spunta un sorrisetto che sa di malizioso e anche la risposta non è da meno.
"Dottoresse, posso fare tutto quello che vuole..."
Nella mia mente passa il solito cartello luminoso con la scritta "Ma ci sta provando?" La risposta arriva dal solito omino "NOOOOO! Cosa te lo fa pensare?"
Lasciamo perdere!
Cerco di non fare caso alle sue parole e al sorriso con cui le ha pronunciate.
"Può venire con me in ufficio?"
"Eh questa sì che è una frase che non si può fraintendere..." Dice il mio alterergo fastidioso.
Lui mi risponde subito.
"Assolutamente si!"
E quel sorriso resta piazzato sul suo volto. Gli faccio strada verso l'ufficio, entriamo e chiudo la porta. Vado verso la mia valigetta poggiata su una poltroncina la apro e tirò fuori la maglia di Isabella. Mi volto e gliela mostro.
"Mi sembra di conoscerla esta camiseta"
"È la maglia di Isabella...cioè è la sua maglia...ma è di Isabella...cioè..."
"Credo di aver capito...mi serve una penna o un pennarello..."
"Si, c'è l'ho!"
Prendo un pennarello indelebile dal porta penne e glielo porgo. Apro la maglia e lui firma su una striscia bianca con l'abilità di chi lo fa in continuazione.
"Grazie" gli dico, sono quasi commossa al pensiero che domani Isabella avrà il suo trofeo.
"Ne sarà felicissima!"
"Onde estas Isabella ora?" Mi chiede serio.
"E su, al quinto piano, l'ho vista stamattina."
"Cosa ha Isabella?"
"Ha avuto una leucemia, si è salvata grazie al trapianto di midollo osseo, ma dopo sei mesi abbiamo riscontrato un cancro alle ossa. E' qui da quasi un mese, ha fatto il primo ciclo di chemio, ora dobbiamo attendere..."
"Quanti agnos ha?"
"Quindici. Ha quindici anni..."
Abbassa la testa e la scuote, sembra davvero addolorato.
"Sa, oggi era contenta di sapere che lei sarebbe stato nella stessa struttura dove si trovava lei...e' una sua grande fan."
Lui alza la testa e mi guarda poi guarda l'orologio. Sono passate le 19.00
Poi mi riguarda.
"Perché non ci diamo del tu?"
Annuisco, per me non è un problema non siamo più in un rapporto medico paziente.
"Va bene, diamoci del tu"
"Credi che sia troppo tardi per fare una sorpresa a Isabella?"
Sta dicendo che vorrebbe andare in reparto a incontrarla? Rimango stupita! Confesso che è una eventualità a cui non ho minimamente pensato. Forse perché ho sempre creduto che persone come lui abbiano un sacco di cose da fare e vivano in un mondo diverso da quello di "noi mortali" o forse perché sono io che li immagino come persone diverse da noi.
"Beh, lei sicuramente è sveglia, anzi dovrebbe aver già cenato...se è riuscita a mangiare qualcosa...l'orario di visita e' appena terminato..."
"Ma se mi accompagni tu dottoressa, mi faranno entrare?" Lo dice con un altro sorriso che mi fa rigirare lo stomaco.
"Dire di sì." E stavolta gli sorrido di rimando.
"Allora andiamoci che cosa dici?" Continua a parlare con quel sorriso, sempre quello che continua a farmi sempre più effetto.
"Dico che ci andiamo!"
Mi levo il camice, metto lo stetoscopio nella valigetta, rimetto la mia giacca e mi sciolgo i capelli. In un attimo sono pronta. Per appendere il camice gli ho dato le spalle, quando mi volto lui e' ancora lì, con la sua maglia in mano, cioè con la maglia di Isabella. Mi sta guardando, non sorride, gli occhi fissi nella mia direzione mentre mi metto la giacca spostando i capelli da una parte. Mi fissa, ma perché mi fissa? Non ha più il viso di un ragazzo giovane, quello che probabilmente fa impazzire le sue fans. Gli occhi sembrano quelli di...un cacciatore! Si, un cacciatore che sta studiando la preda...non c'è nulla di "infantile" o "giocoso" in quello sguardo, al contrario ora lo vedo come un uomo, un uomo che ha in mente un sacco di cose che non hanno nulla a che fare con i giochi infantili.
Mi ritornano in mente le parole di Miranda a pranzo " ...ti ha fatto la TAC stamattina...fidati, sapeva dove avrebbe voluto mettere le mani..." Vuoi vedere che Miranda ci ha visto lungo? Vuoi vedere che...no, non ci voglio pensare! Però il brivido mi corre lungo la schiena. "E se ci provasse tu cosa faresti?" L'ominide dell'inconscio è sempre all'erta! Cosa farei? Non ne ho idea...e'un pensiero che non ho considerato..."BUGIARDA!" Mi risponde il mio amichetto immaginario. E stavolta devo dargli ragione.
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L'altro battito
FanfictionUn medico donna alla corte della Juve. Una giornata stravolta dagli eventi. Una notte di passione. Cosa cambierà nella vita di Caterina Donati dopo l'incontro con Paulo Dybala? (Contiene esplicite scene di sesso...leggere con moderazione per non cre...