"Scacco matto!"

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Care amiche,
È arrivato il momento! Scrivo all'inizio perché dovete essere preparate...magari questo capitolo non vi piacerà, o troverete che non è un granché...ma è la SVOLTA o meglio inizia a svelare e sciogliere i dubbi che vi sono venuti. Non vi trattengo e vi auguro buona lettura...ma ASPETTO ansiosa i  vostri commenti! 😉☺️...e le vostre ⭐️...vi abbracci! Vostra Velmachelly

L'ambulanza corre veloce sulle strade di Torino. Resto seduta sul predellino di fianco ad Antonella mentre i colleghi la monitorizzano.
Perché cazzo ho accettato di salire? Non ho la pelliccia, non ho la borsa e nemmeno la pashmina e qui dentro non fa molto caldo.
Indosso un vestito scomodo, un paio di scarpe inadatte alla situazione, che mi accorgo ora essere macchiate di sangue, quindi da buttare.
Un infermiere mi porge gentilmente un giubbotto arancione, di quelli rifrangenti che si usano per gli incidenti stradali. Lo infilo sopra al mio tubino nero di D&G, un abbinamento alquanto azzardato.
L'ambulanza ondeggia e a me sta salendo un pericoloso senso di nausea. Faccio un respiro profondo e ricacciò indietro l'acido che sento arrivare all'esofago.
"Si sente bene dottoressa?" Mi domanda l'infermiera
"Si, bene...solo era tanto che non viaggiavo su una ambulanza..."
"Dopo un po' ci si scorda degli ondeggiamenti di questo affare..." Mi risponde sorridendo.
"Già..." Riesco solo a dire questo, pregando di arrivare presto all'ospedale e rimettere piede a terra.
Dopo pochi minuti imbocchiamo la rampa di accesso al pronto soccorso.
Finalmente ci fermiamo e prima di tutti sono io a scattare in piedi e scendere dall'ambulanza aspettando che scarichino la lettiga prima di entrare.
Varcata la soglia d'ingresso trovo Anna Bernanrdi già pronta ad attenderci.
"Certo che dove ci sono guai ci sei sempre anche tu! Lo fai apposta?"
"Come no! Cerco di restare sempre sul pezzo!"
"Cosa è successo...fammi l'anamnesi veloce mentre entriamo...sala emergenza 2 avanti!"
Gli infermieri spingono la barella e io resto indietro a dare le indicazioni ad Anna, quel tanto che basta perché Antonella non senta.
"Donna, 22 anni circa, primo trimestare di gravidanza, lamenta dolori all'addome preceduti da nausea e vomito, visitata sul posto, dilatazione vaginale intorno ai due tre centimetri, emorragia piuttosto abbondante, sospetto aborto spontaneo..."
"Dilatazione di due e tre centimetri con emorragia e sospetti un aborto spontaneo? Direi che è una certezza!" Risponde Anna pragmatica come sempre.
"Non so, credo di aver sentito il feto ancora in zona uterina..."
"Uhm...un feto che si sente già alla quarta o quinta settimana? Sei sicura?"
"Si, non pratico ginecologia da un po' ma direi di sì..."
"Come si chiama la ragazza?"
"Antonella..."
"Cognome..."
"Non ricordo Anna...Cavallieri credo..."
"Italiana quindi..."
"No, Argentina..."
"Anche lei! Come la mamma di Dybala..."
"Si, lei è la fidanzata..."
"Di chi?"
"Di Dybala..."
"Fammi capire, sei tu che segui loro o loro che perseguitano te?"
"Propenderei per la seconda ipotesi..."
"Pazzesco! Prima mi porti la madre...ora la fidanzata...dimmi almeno che non ha una sorella o aspetto anche lei?"
"No, due fratelli...niente sorelle..."
"Ringraziando il cielo!" Esclama lei alzando gli occhi in alto.
"Ti cambi e vieni con me?"
"Mi cambio ma forse è meglio se non entro..."
"Intanto cambiati...il tacco dodici qui dentro è pericoloso..."
Spinge le porte della sala d'emergenza ed entra.
Io mi volto e vedo arrivare Paulo. Serio, scuro in volto con sentimenti che non riesco ad interpretare.
"È già entrata...vado a cambiarmi e poi ritorno...Anna farà del suo meglio, vedrai che..."
Vorrei continuare ma mi mancano le parole. Non so cosa dirgli ne cosa vorrebbe sentirsi dire.
"Vai pure...mi dispiace per quello che è successo...cioè...che tu abbia...insomma che sia toccato a te..."
"È il mio lavoro"
E su quelle parole mi avvio all'ascensore per andare al quinto piano a cambiarmi.
Nel bagno del mio ufficio mi levo subito le scarpe macchiate, la speranza di togliere quelle macchie è impensabile e forse è meglio così, non avrei comunque più il coraggio di metterle pensando a ciò che è successo stasera.
Levo il vestito, probabilmente anche quello è macchiato da qualche parte ma il nero maschera i colori. Metto tutto in un sacco blu che poi porterò a casa.
Infilo una divisa verde da sala operatoria e sopra il mio camice bianco. Tolgo le calze autoreggenti velate che indosso, ovviamente rompendole come mi accade quasi ogni volta, le appallottolo e le getto nel cestino.
Calzo gli zoccoli che indosso in ospedale, mi lego i capelli in una coda, tanto la piega reggerà comunque.
Mi guardo allo specchio, sotto il trucco che ancora regge c'è il mio volto pallido, ma ben mascherato.
Mi passo una mano sul viso. Alle narici mi giunge l'odore tipico del sangue che evidentemente mi è rimasto sulle mani dopo la visita senza guanti.
Non mi ha mai dato fastidio quell'odore, altrimenti non potrei mettere piede in una sala operatoria, ma stasera, forse al pensiero di tutto quello che è successo, forse a causa di quel viaggio assurdo sull'ambulanza, sento salire prepotentemente la nausea che prima sono riuscita a trattenere.
Mi volto rapidamente verso il water arrivando appena in tempo prima che il conato di vomito mi scuota dall'interno.
Mi inginocchio a terra, lasciando che il mio stomaco si svuoti con altri due spasmi.
Dio quanto odio vomitare! Forse ho esagerato davvero con il vino stasera.
Mi alzo ancora un po' scossa, tiro l'acqua e mi sciacquo la bocca nel lavandino.
Trovo del collutorio nell'armadietto, ne bevo un sorso facendo dei gargarismi. Sputo tutto e sospiro.
Quando mi sembra di aver ripreso il controllo di me stessa e del mio stomaco torno al pronto soccorso.
Paulo è seduto sulle sedie del corridoio davanti alla sala emergenza 2 dove Anna sta visitando Antonella.
Ha le braccia appoggiate alle ginocchia e il volto nascosto dalle mani. Sembra affranto. Del resto chi non lo sarebbe al suo posto? Perdere un figlio, anche se ai primi mesi di gravidanza fa male a tutti, che lo si voglia o meno.
Mi avvicino e lui non si muove, non mi ha sentito. Gli poggiò una mano sulla spalla e sussulta.
"Non ti ho sentito arrivare..." Mi dice
"Lo immagino...Anna è uscita?" Domando
"No! Non è uscito nessuno..."
"Ora vado a vedere come va e ti faccio sapere...posso solo immaginare come ti senti..."
"Non credo tu possa immaginare...perché francamente anch'io non so come mi sento..."
Ha ragione. In fondo che ne posso saper io di cosa vuol dire essere in ansia per un figlio, anche se quel bambino non è ancora nato? Anche se quel piccolo essere non è stato cercato, desiderato, voluto, atteso...cosa ne so? Niente. E non ne saprò mai niente.
Tolgo la mia mano dalla sua spalla e senza aggiungere altro entrò nella sala emergenza.
Trovo Anna al lavandino nella stanza attigua a quella delle visite, si sta la avendo le mani, segno che quello che doveva fare lo ha già fatto.
"Ah, sei qui?" Dice senza guardarmi veramente.
Non so perché ma il battito del mio cuore è accelerato, come se quello che devo chiederle mi riguardasse personalmente, come se ciò che ha da dirmi avesse una ricaduta sulla mia stessa esistenza, che assurdità! In realtà so che non è assurdo, che è tutto legato a Paulo perché è lui il diretto interessato, è lui che dovrà gioire o soffrire a seconda dell'esito di questa visita.
"Come è andata?" La mia voce è quasi un sussurro.
"È andata come era inevitabile che andasse..." Alza lo sguardo dal lavandino mentre si asciuga le mani nella carta.
"Non ho potuto fare niente per salvare il bambino...non c'era più traccia di battito cardiaco e la ragazza ha avuto una seria emorragia..."
Mi sento affranta. Non sono riuscita ad aiutarla. Non sono riuscita ad aiutare il figlio di Paulo.
"Hai fatto tutto quello che era possibile fare, se è questo che stai pensando...nemmeno io avrei potuto  fare di più...non c'era speranza perché questa gravidanza continuasse...probabilmente aveva già avuto altre piccole perdite ma non ci ha fatto caso, quella di stasera è stata solo l'ultima, quella definitiva...credimi, sei stata brava, hai messo in sicurezza lei che avrebbe potuto riportare danni seri."
"Mi dispiace comunque...non so perché ma mi dispiace..." Sento le lacrime  pungermi gli occhi, una reazione esagerata per come sono io e per ciò che Antonella e quel bambino hanno significato per me. In fondo , però , una vita è sempre una vita.
"Stai bene?" Mi chiede Anna avvicinandosi a me per guardarmi meglio.
"Si, sto bene..."
"Non si direbbe...sei pallida anche sotto il trucco...e sei dimagrita in questo periodo...cosa c'è che non va? Hai qualche disturbo in particolare?"
"No, niente di che...è che ho appena vomitato, ho bevuto un po' troppo alla cena..."
"Uhm...non sei una che si ubriaca facilmente...sei sicura che non ci sia altro? Dolori particolari? Episodi di vomito?"
"No,no, Anna...nulla che sia fuori dal normale, fidati...solo molta stanchezza...lo stomaco in disordine, forse il periodo è stato...diciamo stressante..."
"Uhm...facciamo che per il momento ci credo...ma nei prossimi giorni vieni a farti una visita,ok? Altrimenti te la faccio subito!"
Mi punta dritto l'indice in faccia per farmi capire che non ho via di scampo.
"D'accordo!"
"Bene...vuoi che lo dica io al ragazzo o vuoi farlo tu?"
"No, lo faccio io...credo sia giusto così..."
"Va bene...ah, dimenticavo...mi hai detto che era incinta da circa due mesi?"
"Si, più o meno...credo non avesse terminato le prime otto settimane...circa..."
"Allora direi che ti sbagli! Il feto era quasi alla dodicesima settimana, quindi mancava poco alla fine del terzo mese..."
Una scossa mi percorre da capo a piedi. Come può essere? Quasi tre mesi? I conti non tornano!
"Qualcosa non ti torna?" Chiede Anna
"No...cioè si...non lo so Anna...in fondo che importanza ha? La cosa non mi riguarda...vado a dirlo al compagno della ragazza..."
Mi volto per uscire, ma Anna mi trattiene per un braccio.
"Aspetta...anche a me ci sono cose che non tornano...che cosa succede Caterina? Credi che non abbia capito che tra te e lui c'è qualcosa? Prima la madre e tu sei lì, poi la...fidanzata o pseudo tale e tu sei lì a soccorrere anche lei...non puoi stare così! Cazzo! Ti ho salvato la vita non per vederti soffrire in questo modo..."
Sospiro.
"Ok, c'è stato un momento in cui sembrava ci fosse qualcosa tra noi...ma è durato lo spazio di un giorno, forse anche meno...ora non c'è nulla, niente di niente...devo solo riuscire ad archiviare tutto e andare avanti..."
"Non mi sembra che questa archiviazione ti stia facendo bene..."
"No, ma passerà...come è passato tutto il resto..."
"Va bene...senti, lo dico io al ragazzo, tu sei troppo coinvolta ok?"
Forse ha ragione lei, sono troppo coinvolta, se voglio uscire da questa situazione è ora che qualcun'altro si sostituisca a me e poi devo lasciare definitivamente questo incarico alla Juventus, non posso continuare, a gennaio darò le dimissioni. E deciso.
Faccio un cenno di assenso ad Anna.
"Ah, dimenticavo, la ragazza ha chiesto di parlarti prima di andare in sala operatoria per il raschiamento, poi la ricovero e tra un paio di giorni la rimando a casa."
"Ha chiesto di parlarmi? Sei sicura?"
"Si, me lo ha chiesto più di una volta...se devi vederla vai ora..."
"Ok, grazie..."
Guardo Anna uscire dalla porta. La spio dal vetro dell'anta, da qui posso vedere Paulo che ora non è più solo. Con lui è arrivata Alicia e il fratello Moreno. Meglio cosi' non riceverà  la notizia in solitudine nel corridoio di un ospedale"
Perché Antonella ha chiesto di vedermi? Non riesco a trovare un senso a questa cosa ma, tra poco andrà in sala operatoria e io non me la sento di voltarle le spalle e rifiutare di incontrarla, in fondo, alla fine di questa storia tutti abbiamo perso qualcosa.
Mi dirigo nella sala emergenza 2, passando attraverso un altra stanza pronta per il soccorso.
Entro dalla por laterale. Antonella è stesa sul lettino, non ha più l'abito di pizzo bianco ma un camice da sala operatoria, di quelli che si legano dietro con un paio di laccetti.
Il viso è pallido, gli occhi rossi, ha pianto molto e si vede.
La flebo di soluzione salina è attaccata al braccio, le mani sono posate sul grembo come se ci fosse ancora qualcosa da proteggere.
Non mi guarda subito. Ma parla.
"Credevo non saresti venuta..."
"Perché non avrei dovuto? Mi dispiace Antonella, mi dispiace sinceramente per quello che è successo....vorrei aver potuto fa di più..."
"Hai fatto tutto quello che potevi...anzi hai fatto anche troppo per me...ho chiesto di parlarti perché...devi sapere...e credo che quando avrò finito non ti dispiacerà più per me..."
La guardo perplessa. Non so di cosa sta parlando o vuole parlare ma decido di ascoltarla.
"Avrai parlato con la dottoressa Bernardi immagino..."
"Si, l'ho appena vista..."
"Beh, allora ti avrà detto che ero quasi alla fine del terzo mese di gravidanza".."
"Si, me lo ha detto...ma, Antonella, senti...non mi devi nessuna spiegazione! I rapporti tra te e Paulo sono una cosa che riguarda solo voi...due mesi, tre mesi non cambia nulla, forse siete più legati di quello che voi stessi credete...io..."
"No! Adesso ascolta me! Le considerazioni le farai dopo..."
È risoluta e ferma anche se sta soffrendo e non solo fisicamente.
"Va bene...dimmi"
Resto in piedi di fianco a lei, dando un occhiata alla flebo.
"Ero incinta di quasi tre mesi...ma questo bambino non era di Paulo...anche se avrei voluto che lo fosse..."
Rimango immobile nella mia posizione. Sento come una sciabolata che mi cala sulla testa e lo stomaco che si contorce.
"...questo dovresti averlo capito da quello che ti ha detto la dottoressa...anche volendo i conti non tornano...io e Paulo ci siamo lasciati a settembre e...non avevamo più rapporti da più di un mese...la situazione era piuttosto tesa tra noi, avevo scoperto che mi tradiva, non che fosse la prima volta...ho perso il conto delle corna che mi ha fatto..." Lo dice con una risata amara e triste. Poi continua.
"...siamo stati insieme per tre anni,  il primo anno è stato bello...eravamo ancora a Palermo...poi le cose sono cambiate...i soldi, la fama, le donne che gli giravano intorno...ma questa è un altra storia...resta il fatto che dall'estate scorsa non c'è stato più nessun rapporto sessuale tra noi...quindi questo bambino, non poteva essere suo..."
La fissò cercando di ragionare.
"Ma quando è tornato in Argentina vi siete rivisti e...forse il calcolo delle settimane è stato sbagliato..."
Sorride di nuovo, ma ancora in quel modo triste e amaro.
"No, il calcolo è giusto...ho rivisto Paulo...siamo stati a letto insieme....e' venuto da me una sera, aveva litigato al telefono con te, di questo sono certa...non è venuto da me perché voleva rivedermi, no, è venuto perché doveva sfogarsi...e sapeva che io non mi sarei tirata indietro...e così è stato, ma è stato solo sesso...non c'era un minimo di cuore, di sentimento in quello che faceva con me, una scopata pura e semplice!...ha persino detto il tuo nome mentre era a letto con me!"
A quelle parole credo di  prendere fuoco dall'interno.
"Non ti sentire in colpa! Non ha detto tutto il tuo nome, solo "Cate..." Poi si è corretto subito, ha creduto che io non me ne sia accorta, invece ho sentito...ho capito che eri tu quando sono arrivata a casa sua e ti ho trovata ad assistere Alicia. Non ci ho messo molto a capire che Cate era il diminutivo di Caterina!"
Infilo le mani nelle tasche del camice in cerca di non so che cosa, non ho nulla da dire per smentire la sua deduzione.
"Comunque, quando è stato a letto con me ero già incinta..."
Devo cercare di fermare questo fiume di parole, non so se voglio sapere altro se c'è altro da sapere, mi sento già psicologicamente e fisicamente provata così e poi non capisco, davvero non capisco dove voglia andare a parare.
"Antonella, io ti ringrazio di aver voluto condividere tutto questo con me...ma non è necessario...voglio dire...tra me e Paulo non c'è niente, credo di poter dire che non c'è mai stato niente...e se anche qualcosa c'è stato è finito...tutto quello che mi stai raccontando forse dovresti dirlo a lui e non..."
"Ti sbagli! Niente è finito tra voi...è quello che tutti vogliono farti credere...e se mi lasci finire capirai..."
Le sue parole accendono nella mia mente un campanello, quel campanello che suona quando arriva qualcosa che sta per travolgermi, qualcosa che forse può influire sulla mia vita. Non vorrei ascoltarlo. Sinceramente non vorrei nemmeno stare qui ancora con lei ad analizzare la sua relazione con lui perché è come girare un ferro ardente nelle mie budella, come far ribollire qualcosa di caldo come la lava nelle mie viscere.
"Ascoltami Caterina! Ti racconterò tutto e poi uscirò definitivamente da questa storia e dalla vita di Paulo....anche se non posso dirti che non lo amo più perché sarebbe una bugia...lui ha fatto la sua scelta e non sono io...ma non posso andarmene portandomi dietro questo peso..."
"Quale peso Antonella?...più ti ascolto e più non capisco..."
"Non è questa la domanda che dovresti farmi..."
"È qual è la domanda giusta?" Chiedo ormai spazientita e nervosa.
"La domanda giusta è: chi è o meglio chi era il padre del mio bambino?"
"È davvero importante? Voglio dire, è necessario che io lo sappia?
"Si, è necessario...perché è qui che nasce tutto..."
Sono esasperata. Voglio mettere fine a questa discussione. Voglio tornarmene a casa, buttarmi sul letto e dormire, dormire e dimenticare tutta questa faccenda.
"Ok, Antonella, chi è il padre di questo bambino?"
"Il padre del bambino ERA Moreno...il fratello di Paulo"
Shok. Per un istante non vedo e non sento più nulla. Prendo la sedia che è lì vicino e mi ci butto sopra portandomi una mano alla bocca.
"Co....."
"Sono tornata in Argentina a settembre. Con Paulo non ho più parlato. Non ci siamo più sentiti. Era finita. Stavo male, ma me e ne ero fatta una ragione. Poi un giorno, a fine ottobre, Moreno torna da Torino e viene a trovarmi...mi disse che era preoccupato per Paulo, che c'erano delle grane legali che non sapeva come risolvere, io lo ascoltavo e cercavo di consolarlo...poi d'improvviso inizia a dirmi che Paulo si è lasciato prendere la mano con le donne da quando ci siamo lasciati, che non se ne era preoccupato fino a quel momento...ma adesso iniziava a farlo...disse che Paulo aveva conosciuto una donna a Torino...e aveva capito subito che era una cosa seria, non una storiella o una scopata come al solito...aveva paura che questa donna lo distraesse...diceva che suo padre aveva sempre detto a lui e anche a Paulo che le donne "tagliano le gambe" che non bisogna lasciarle entrare nella testa perché poi te le porti anche in campo...e lui aveva paura che questa donna stesse occupando la testa del fratello...eri tu quella donna!"
"IO? Ma..."
"Si, tu...in ogni caso mi sembrava sinceramente preoccupato per Paulo...in quel momento lo abbracciai...Moreno iniziò a piangere sulla mia spalla, dicendo che se ci fosse stato ancora suo padre avrebbe saputo risolvere tutto, mentre lui si sentiva incapace...sai come vanno queste cose...l'abbraccio si è trasformato in un bacio e poi da lì entrambi abbiamo perso il controllo e siamo finiti a letto...abbiamo staccato il cervello...appena finito nessuno dei noi  ha detto niente, lui si è rivestito e se ne è andato e io ho pensato che è stato solo un errore, un momento di debolezza dato dal fatto che lui è Paulo si assomigliano...credo di aver pensato per tutto il tempo di far l'amore con lui e non con il fratello."
Ascolto a occhi sgranati, ho le mani sul volto per cercare di convincermi che è tutto vero, che questa situazione è reale.
"Due settimane dopo ho iniziato a vomitare e ho capito che ero incinta...Moreno era tornato a Torino e poi ritornato di nuovo in Argentina....l'ho incontrato e gli ho detto che ero incinta...sul momento reagì male...voleva che abortissi...d'improvviso però cambio idea...disse che poteva essere la soluzione a tutto...e mi spiego il piano che aveva in mente..."
Resto immobile perché so che il racconto non è ancora finito.
"Il piano era semplice, dovevo riagganciare i legami con Paulo che sarebbe tornato tra non molto, dovevo possibilmente scoparci e poi fargli credere che ero rimasta incinta...in fondo sono fratelli, il bambino poteva somigliare anche a Paulo...nessuno se ne sarebbe accorto. All'inizio non accettai, ma poi continuò a insistere sul fatto che tu eri un pericolo per Paulo e io una sicurezza eri entrata nello staff medico, gli stavi troppo vicino, lui passava troppe notti fuori...e poi io lo amavo ancora, lo amo ancora e quindi ho ceduto..."
"Hai accettato di ingannarlo perché sei ancora innamorata di lui? Avresti portato avanti questa...non so nemmeno come chiamarla...."
"Non c'è un nome per definirla...è una cosa schifosa...ma non è finita..."
"Non credo di voler saper altro..." Ho letteralmente ondate di nausea che salgono e ricaccio puntualmente indietro.
"Invece devi ascoltare perché è la parte più importante...quando siamo tornati in Italia e ti abbiamo trovato a casa di Paulo per Alicia ho capito che Paulo era veramente preso da te e avrei fatto di tutto per riaverlo...tu sei stata male quella sera e noi abbiamo dovuto correre ai ripari...non eravamo più solo io e Moreno a manovrare il piano...avevamo bisogno di aiuto e lo abbiamo trovato...."
"Cosa vuoi dire..."
"Hai mai notato un suv nero vicino a casa tua? O che seguiva te o Paulo?"
Il mio corpo viene percorso da un infinita sensazione di puntura di spillo, il sangue si gela nelle mie vene.
"Si...l'ho visto...quella sera davanti a casa mia...e altre volte...Stai dicendo che qualcuno mi controlla? Ci controlla? Controlla anche Paulo? Perché?"
"Si, ti controllano, vi controllano, vi hanno sempre controllato..."
"Chi Antonella? Chi è perché?"
"Il perché è facile...perché lui ti ama e tu...tu sei entrata nella sua mente e nel suo cuore..."
"Chi? Antonella chi?...non azzardarti a svenire proprio ora...."
"Beh, credo che potresti trovarlo anche qui fuori da qualche parte...io mi sento svuotata..."
Prendo una fiala per darle un po' di forza e la inietto nella flebo, effettivamente è molto provata.
"Stai dicendo che può essere qui fuori? Che mi ha seguito...ci ha seguito anche stasera?"
"Credo di si...non c'è la faccio a parlare ancora..."
La vedo chiudere gli occhi, ha un mancamento ma poi mi accorgo che sul lettino si sta allargando un altra macchia di sangue.
"Merda!"
Spalanco la porta, poco più in la Anna sta ancora parlando con Paulo.
Appena mi vedono si voltano tutti nella mia direzione
"Carrello per emergenza...VELOCI!!!..."
Vedo un infermiera arrivare con il carrello e Anna muoversi subito verso di me.
"Cosa succede?"
"Emorragia...sta perdendo molto sangue...devi portarla in sala operatoria subito!"
"In queste condizioni non posso! Devi stabilizzarla!" Mi risponde
"Ok! Due unità di "0" negativo in infusione...battito e pressione, voglio saperlo subito...dov'è il cartello con il defibrillatore? SERVE QUI ADESSO!!!"
Una infermiera esce subito dalla stanza l'altra sta prendendo i parametri.
"Pressione 80/50 saturazione 88 %  battiti 65 in diminuzione"
"Eh no, Antonella! NON puoi farmi questo!!! DOV'È il SANGUE!!!"
"Prima sacca in infusione, dottoressa..." Risponde una infermiera.
"Battito sceso a 50...sta diventando bradicardica..."risponde un altra
"Fiala di adrenalina..."
"Pressione in calo...saturazione 70%..."
"ADRENALINA!"
Prendo la siringa dalle mani dell'infermiera e la inietto in vena con gli occhi fissi sul monitor.
"Battito 45..."
"Forza...forza...reagisci...CAZZOOOO reagisci!!! Preparare defibrillatore...carica 180"
"Carica 180 pronta"
"Aspettiamo un attimo..."
Continuo a fissare lo schermo, aspettando che i parametri si alzino, si devono alzare...l'adrenalina ci mette meno di un minuto ad entrare in circolo.
"Battito in aumento...50...65...70...77..."
Il cuore riprende a battere più forte e la pressione torna ad alzarsi, e io tiro un sospiro di sollievo.
"Pressione 95/60...stabile"
"Ok! Ora puoi intervenire Anna..."
"Si, ...avvertire sala operatoria che stiamo salendo...ottimo lavoro..."
Spinge fuori la barella con Antonella che ancora non ha ripreso conoscenza, rimango sola nella sala, mi tolgo i guanti di lattice che ho infilato e li butto per terra, in mezzo a tutto quello che è rimasto sul pavimento, compreso il sangue che tra poco qualcuno toglierà.
La porta si apre e Paulo si affaccia sulla soglia.
Non dice niente. Dentro sento salire una furia ceca e incontrollabile.
Mi avvento contro di lui.
"TU SAPEVI???"
"Caterina calmati...sei sconvolta..."
"Rispondi! TU SAPEVI?"
"Che COSA??? Di cosa stai parlando?"
"Non fare l'innocente con me! Sapevi che qualcuno mi seguiva, che ti seguivano e non mi ha detto NIENTE!"
"Non potevo dirti NIENTE! Non avevo alternative...."
"Sei un maledetto bastardo! Mi hai fatto seguire...ci sei anche tu dietro questa storia..."
"NOOOO!!! Ci seguivano da prima! ...si è vero che gli ho chiesto di tenerti d'occhio, era l'unico modo per sapere come stavi...non rispondevi più al telefono, ne ai messaggi...è tutta questa storia era un maledetto casino!"
"Un casino! Sei uno stronzo! Il figlio che aspettava NON ERA NEMMENO TUO! Il padre era TUO FRATELLO! Almeno questo avresti potuto dirmelo...ma no! Hai taciuto! Avresti cresciuto un figlio non tuo! Tanto era un Dybala lo stesso giusto!?"
Il volto di Paulo sbianca improvvisamente. Vedo i suoi occhi diventare ghiaccio, acciaio e poi fuoco, e mi rendo conto che non sapeva, era allo oscuro della paternità del bambino. MERDA
"CAZZO! Non lo sapevi...HANNO FREGATO ANCHE TE!"
Mi volta le spalle di scatto e so perfettamente dove sta andando.
Lo inseguo nel corridoio.
"NO! PAULOOO...ASPETTA!"
Ovviamente è molto più veloce di me e raggiunge il gruppo della sua famiglia in un attimo.
Lo vedo prendere Moreno per il collo della maglia, alzarlodi peso dalla sedia su cui è seduto.
"Non lo fare Paulo!!!"
Non arrivò in tempo, il pugno colpisce Moreno dritto in faccia e lo fa cadere per terra.
Alicia è terrorizzata.
"Paulo! Ma cosa fai!!! Fermati...è tuo fratello!" Dice quasi in lacrime.
"Si è mio fratello e mi avrebbe fatto riconoscere un bambino che non era figlio mio ma SUO!!! Per cosa eh? Per rovinarmi la vita? Per invidia? PER COSA CAVRON! "
"Oh madre de Dios!" Alicia porta entrambe le mani sul volto.
Paulo è pronto a sferrare un altro gancio ma riesco a prendergli il braccio e a mettermi tra lui e il fratello.
"Fermatiiiii!!! Non dovevo dirtelo così...credevo lo sapessi!"
"Sapevo che non era mio..."
Nei suoi occhi c'è ancora una furia ceca e violenta, ma abbassa il braccio perché io mi sono messa in mezzo.
"Basta! Vieni via con me...basta!"
Riesco a spostarlo dall'angolo in cui ha cacciato il fratello, Alicia ha ancora le mani sul volto ma poi si china ad aiutare Moreno.
"Andiamo"..
Cerco di parlargli con calma e lui si lascia spostare, ma la sua rabbia non è placata.
"Non finisce qui Moreno...non finisce qui!"
"Calmati adesso..."
Si divincola anche dalla mia presa.
"Non sapevo che fosse figlio suo...ma ero certo che non era MIO!"
"Ho capito! Ma perché mi hai fatto seguire?"
"PERCHÉ??? Perché sei testarda come un mulo...ecco perché! Non ascolti nessuno! Credi solo a quello che ti fa comodo! Sei la più cocciuta e isterica donna che abbia mai conosciuto!...non seguivano TE! Se è questo che vuoi sapere! SEGUIVANO ME! Perché Antonella e quello stronzo li hanno avvertiti di quello che stava succedendo tra noi! E IO non potevo dirti niente...perché tanto non mi avresti ascoltato! CAZZO!!! Ho dovuto fare il doppio gioco per arrivare a questo punto! Per farti capire che tengo a te!"
"Quale doppio gioco?!"
"Ho convinto chi mi doveva sorvegliare a stare dalla mia parte....a non credere a ciò che quei due gli avevano raccontato...sapevo che c'era del marcio! "
Non sono più disposta ad ascoltare. Voglio sapere chi mi sta controllando.
Girò sui tacchi ed esco dall'ingresso del pronto soccorso.
Se Antonella ha detto la verità, e non ho motivo di dubitarne, troverò il suv nero qui fuori da qualche parte.
Esco quasi di corsa. Paulo mi sta seguendo ma io non lo voglio più ascoltare.
Scruto nell'oscurità, prima a destra, poi a sinistra e infine lo vedo, parcheggiato poco oltre lo stabile dell' ospedale.
"Caterina aspetta!!!" Grida Paulo alle mie spalle
Non lo ascolto, voglio solo sapere chi c'è in quell'auto.
Riesco ad arrivare alla macchina prima di lui.
Afferrò la portiera del passeggero e la apro, senza essere pronta, totalmente impreparata alla vista delle persone che mi trovo di fronte.
Sul sedile del passeggero trovo Miranda e alla guida del suv Pavel.
"Non sono riuscito a fermarla..." Dice Paulo alle mie spalle.
"Non importa...va bene così" risponde Pavel
Andrà bene per loro ma io sento le ginocchia che mi tremano e lo stomaco che si rivolta come un calzino.
Faccio appena in tempo a voltarmi, schivare Paulo e spostarmi qualche centimetro più in là prima di rimettere in un conato anche l'anima.
Paulo mi afferra per i fianchi, accarezzandomi la schiena, ma il vomito non si ferma.
Sento Miranda avvicinarsi.
"Dobbiamo portarla dentro, sta male...alle spiegazioni penseremo dopo."
È l'ultima cosa che sento. Mentre penso: "scacco matto". Poi il buio mi invade.

L'altro battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora