Serata di Gala

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Guido tranquillamente, ma non impiego molto ad arrivare al luogo della cena.
"Le querce" un rinomato ristorante con campo da golf, hotel a cinque stelle e ristorante stellato si trova poco fuori Torino , immerso in una natura rigogliosa e ben tenuta.
Parcheggio vicino a molte altre auto di lusso già posteggiate e mi avvio, cercando di non cadere, verso l'ingresso illuminato.
Un cameriere mi apre la porta e mi augura una buona sera. L'inserviente al guardaroba prende la mia pelliccia e mi indica la sala del ricevimento, mentre altri ospiti entrano, tra loro vedo apparire il presidente Agnelli con la compagna.
Mi vede subito e mi viene incontro.
"Dottoressa, buona sera...è veramente elegante! Complimenti"
"Grazie presidente."
Nel gruppetto è presente anche Pavel, con la moglie, Marotta senza accompagnatrice, il prof. Castellani e la sottoscritta.
Ci dirigiamo verso la sala. All'interno sono disposti tavoli rotondi ben apparecchiati e addobbati per l'occasione. Tutto è molto raffinato ed elegante.
Mi sento quasi a disagio, Marotta se ne accorge e galantemente mi offre il suo braccio per farmi da accompagnatore.
Gli sono grata  di quel appoggio e mi sento leggermente più rilassata, fino a quando non inizia l'arrivo della squadra.
Tutti sono accompagnati da mogli e compagne. Sfilano prendendo posto nei posti assegnati ai tavoli.
Tutto è quasi normale, finché non arriva lui, accompagnato inevitabilmente da lei e il cuore mi precipita nei piedi.
Indossa uno smoking spezzato, pantaloni neri, camicia bianca e giacca Bordeaux con i risvolti neri, papillon perfetto, capelli ben pettinato, mi sembra che quei colori mettano in risalto ancora di più i suoi occhi.
Al suo fianco c'è Antonella, come è giusto che sia. Più bassa di lui di una decina di centimetri, riesce a salire quasi a livello della sua spalla grazie ad una scarpa dal tacco dodici.
Capelli perfettamente lisci, pelle ancora abbronzata, trucco leggero che, ammetto, le sta bene.
L'unica cosa che rimane un mistero è perché abbia abbia deciso di mettersi un copricostume per una serata di gala.
L'abito che indossa è un vestitino interamente in pizzo bianco, corpetto aderente e gonnellino a balze che arriva ben al di sopra del ginocchio, in vita è completato da un nastro di raso nero che termina in un fiocco sul dietro.
I ragazzi si salutano tra loro, così come le compagne che evidentemente si conoscono tutte, l'unica donna estranea a quella situazione sono io.
Dopo poco ci accomodiamo ai tavoli, sono stata assegnata a quello presidenziale e allo stesso tavolo si trovano anche Paulo e Antonella, insieme a Gianluigi e Ilaria.
Ritrovarmeli praticamente di fronte smorza totalmente il poco appetito che mi era venuto.
La conversazione è piacevole, ma io vi prendo parte a tratti, da quando sono seduta cerco di evitare il suo sguardo il più possibile soprattutto bevendo un floute di champagne dopo l'altro.
Cerco di inserirmi nella discussione, mangio qualcosa, poi bevo, il vino non mi ha mai dato fastidio, non è facile che mi ubriachi ma per evitare che accada ogni tanto sorseggio  un po' d'acqua.
Tra una pietanza e l'altra ho il tempo di guardarli.
In fondo sono una bella coppia. Vengono dallo stesso posto. Stanno insieme da tanto. Hanno tante cose in comune. Quasi coetanei. Poi hanno sempre voluto un bambino, lei ha detto che ci hanno provato più volte.
A quel pensiero scolo un altro bicchiere di prosecco.
La scruto senza che lei se ne accorga, non si vedono grandi segni della gravidanza, il reggiseno  che indossa è chiaramente uno di quelli super imbottiti, l'abito non permette di intravedere minimamente un eventuale accenno di pancia.
Dovrebbe essere intorno al secondo mese, un po' presto perché si vedano segni inconfondibili.
In ogni caso, non ha toccato minimamente un goccio di alcool, ha mangiato poco, solo cose cotte, niente crudite', niente creme fatte con uova crude, insomma, tutto il repertorio della perfetta donna incinta c'è, e io mi bevo un altro bicchiere.
Non so di cosa si sta a parlando al tavolo in questo momento, ho perso il filo del discorso dietro i miei pensieri e le mie constatazioni.
Guardo i commensali, sorridendo e annuendo come se avessi partecipato attivamente e tutti sembrano crederci. Tutti, tranne lui, ovviamente.
Incrocio il suo sguardo, mi sta fissando con il sopracciglio alzato' ha capito che ero persa nei miei pensieri.
Mi fa un sorrisetto storto, di quelli suoi, furbetti e sfuggenti ma che dicono tutto.
Sarà l'alcol che mi ha rilassato, sarà che ho deciso che non mi frega niente di ciò di cui si discute, sarà che Antonella si è messa a ciarlare con Ilaria, D'Amico s'intende, che tra le poche donne che compongono il tavolo sembra essere l'unica che le presta attenzione, sarà che resistergli mi è quasi impossibile, fatto sta' che gli rispondo con un sorriso d'intesa, mi sa che entrambi abbiamo perso il filo della discussione.
I suoi occhi comunque, non mi abbandonano. Io bevo un sorso di vino, mentre lui ancora con gli occhi mi fa capire che forse sto esagerando e che ha tenuto d'occhio tutto ciò che ho bevuto fin'ora.
Gli faccio una piccola alzati a di spalle, una cosa che può vedere solo lui, quel tanto che basta a fargli capire che so quello che faccio è che me ne frego di quello che pensa.
A questo punto sono anche piuttosto stanca di starmene seduta e decido che ho bisogno di una boccata d'aria, la cena è quasi terminata, tra poco arriveremo al dolce e io devo uscire un attimo da questa atmosfera super chic e glamour che non mi appartiene.
Mi alzo e con un sorriso chiedo scusa prima di allontanarmi. Prendo la pochette e il mio copri spalle e mi avvio verso l'uscita della sala.
Una volta in piedi sento la testa girarmi leggermente, chiaro effetto del vino che ho bevuto, ma si tratta di un attimo.
Le gambe mi sembrano leggermente malferme sui tacchi alti, ma non posso, non voglio e non devo fare la figura di merda di inciampare e cadere.
L'uscita ovviamente si trova dalla parte opposta rispetto al tavolo presidenziale in cui sono seduta, il che vuol dire che devo  attraversare tutta la stanza prima di arrivare a destinazione.
Cosa diceva mia nonna sul fatto di camminare in una stanza affollata?
Ah, sì!
"Posizione eretta, testa alta, pancia in dentro e petto in fuori e poi...mai guardarsi intorno per vedere se qualcuno ti osserva! Sguardo fisso davanti a te! Una signora sa di essere osservata, ma non ricambia gli sguardi mentre cammina!"
Ok! C'è la posso fare!
Pochette nella mano sinistra, coprispalle in quella destra, niente passi troppo veloce, testa dritta e via!
Iniziò a camminare senza guardarmi intorno, ma sento che al mio passaggio le chiacchiere ai tavoli si sono smorzate.
Sento addosso gli sguardi dei presenti. Gli uomini che mi scrutano da capo a piedi, con chiari pensieri concupiscenti. Le donne che mi scannerizzanno valutando, abito, scarpe, trucco, capelli e possibili punti critici nella mia figura.
La cosa mi procura un certo piacere per almeno due motivi: so cosa pensano gli uomini perché banalmente riflettono tutti la stessa cosa! SESSO!  Mentre le donne, non riescono a trovare punti deboli nella mia figura più snella di prima, ben proporzionata e fasciata sapientemente in un abito assolutamente incriticabile! Del resto è un tubino nero e con quello non si può sbagliare. E comunque almeno una di quelle donne sta crepando d'invidia. La cara Antonella! Che presto sembrerà una piccola balena con la camminata a papera! E quindi, uno a zero per me è palla al centro!
Nel frattempo il mio omino sta applaudendo e facendo la ola da solo!
Comunque sia, fatta la mia sfilata, riesco a guadagnare l'uscita. Oltre la vetrata c'è una sala fumatori, un ambiente in penombra, elegante e discreto.
Lo sbalzo termico mi costringe a mettere sulle spalle la pashmina, poi finalmente, posso ritirarmi nell'angolo più in ombra e accendermi una sigaretta.
Ho la certezza che non resterò sola per molto, quindi mi godo le prime boccate di fumo perché alla terza, i passi che attendo si avvicinano.
Non mi volto nemmeno per vedere di chi si tratta, so già che è Paulo. Quando sento la sua presenza a pochi metri da me mi volto a guardarlo, soffiando nella sua direzione una boccata di fumo.
Ha le mani in tasca e quel sorriso sornione che vorrei non conoscere così bene.
"Non sapevo che fossi un fumatore.." Dico per anticiparlo in qualunque cosa voglia dire.
"Io non sapevo che tu fossi una modella di D&G" risponde.
"Non si può conoscere tutto della vita degli altri...come va l'attesa del futuro erede?"
Chiedo tagliente. Il vino non mi ha ubriacato, mi ha reso più pungente.
Non rispondesse subito. Il sorriso diminuisce. L'ho colpito. Non credevo fosse così facile.
"Non mi dire che non provi quella fiera sensazione di orgoglio tipicamente maschile! Avete già scelto i nomi?" Rincaro la dose.
Adesso ha smesso totalmente di ridere.
"Eddai Paulo! Almeno qualche anticipazione puoi darmela no? Credo di essermela meritata!" Quanto sono stronza quando voglio! Però la cosa non mi dispiace!
"Non ho anticipazioni da darti...ma posso dirti come vanno le cose...non viviamo insieme, lei è a Milano per gli studi. Non siamo nemmeno tornati insieme se è questo che vuoi sapere, tra me e lei non è successo nulla..."
"Beh, non direi visto che è incinta..." Serra la mascella alla mia affermazione ma si riprende in un attimo.
"Touche! Intendevo da allora...quindi non c'è nessuna scelta dei nomi, nessun addobbo della cambretta o cose di questo genere...diciamo che stasera è qui perché...era necessario..."
"Uhm, doveva mostrare l'abbronzatura e il suo delizioso copricostume?" Dico spegnendo il mozzicone nel posacenere.
"Adoro il tuo umorismo...sarcastico e sprezzante, un mix perfetto..." Dice sorridendo
"Si grazie, lo so...perfetto almeno quanto la tua capacità di dire una cosa è fare il contrario di quello che hai detto in meno di ventiquattro ore..." Dico anch'io con un fintissimo sorriso.
"Colpisci duro stasera! Non sembravi così "aggressiva" stamattina!"
"Anche tu hai una faccia d'angelo ma poi ti comporti come uno stronzo..." Appena mi escono quelle parole mi pento di averle dette, non è così che vorrei comportarmi ma la verità è che mi manca troppo, mi manca quando non c'è e ora che è davanti a me mi manca quello che non può essere.
"Scusami...non dovevo permettermi...."
"Hai tutte le ragioni per dire così...ma ogni cosa che ti ho detto l'ho sempre pensata...e la penso ancora...non è cambiato niente..."
I nostri occhi rimangono fissi gli uni negli altri e so che quello che sta dicendo è vero, ma non posso fermarmi a guardarlo così, il cuore mi fa troppo male, la mia anima non riesce a reggere la sua presenza, il suo volto e il significato che ha quello che dice, in contrasto con la realtà.
Mi muovo per andarmene. Mi devo allontanare subito. Faccio un passo in avanti cercando di evitarlo.
"Devo andare...scusami..."
Cerco di scansarmi per non sfiorarlo, di passargli vicino senza avere un contatto con lui, ma è un inutile tentativo.
Appena mi muovo per andarmene il suo braccio mi chiude la strada posando la mano dritta sulla mia pancia.
Sento immediatamente il calore delle sue dita  passare attraverso la stoffa dell'abito.
"Sei dimagrita..." Mi dice spingendomi leggermente verso l'angolo più in ombra della veranda.
"Sono a dieta! Mi preparo per la prova costume..."
"Non scherzare! Sei bellissima...come sempre...ma...stamattina sembravi anche più magra di ora...la tua vita è più stretta...anche il viso...le tue curve però sono sempre al loro posto"..
La voce bassa, l'angolo in penombra, il fatto che siamo soli e quel suo profumo che mi ricorda troppe cose, mi mettono in difficoltà.
Lo so che sono dimagrita, che stamattina ero uno straccio e stasera sono umana grazie a un bel abito, al trucco e parrucca che è durato un pomeriggio.
Ma quella sua voce sensuale, vicina e sinceramente preoccupata, non mi permettono di difendermi.
"È stato un mese pieno...forse' ho perso qualche chilo..."
"Sei stata male? Fisicamente intendo..."
"Soliti problemi...nulla che non conosco bene, non preoccuparti..."
"Non puoi nemmeno immaginare quanto mi preoccupo..."
"Non lo fare! Pensa al tuo futuro...devo andare..."
"Lo so..."
Riesco a divincolarmi senza toccarlo troppo. Mi allontano fingendo un passo tranquillo e spedito che non ho, sapendo che i suoi occhi mi seguono.
Rientrata nella luce dell'atrio sento il bisogno di andare in bagno per riprendere fiato, avere una pausa, prima di ritornare al tavolo.
Apro la porta che immette in un antibagno super chic, nei toni del bianco e del nocciola.
Le porte delle toilette sono chiuse e presumo occupate.
Mi lavo le mani e mi guardo allo specchio, vedendo la figura che ho ricostruito per questa serata.
Mentre mi asciugo sento un rumore provenire da uno dei bagni alle mie spalle, sembra che qualcuno stia poco bene, ma probabilmente è solo deformazione personale.
La porta alle mie spalle si apre e vedo nello specchio la figura di Antonella.
Il viso pallido. La pelle leggermente sudata. Non ha una bella cera.
"Ti senti bene?" Le chiedo
"Una meraviglia....non si vede? Di sicuro venendo in bagno non ho attirato la stessa attenzione della tua sfilata di poco fa..."
"Le sfilate non sono il mio forte..."
"Non si direbbe..."
"Hai la nausea?"
"A quanto pare si, non vengono solo la mattina..."
"Immagino..."
Mi guarda storto, o almeno ci prova, mentre la vedo sbiancare ancora di più. Si avvicina di corsa al bagno, appena in tempo per vomitare di nuovo.
La seguo, lasciando la pochette e lo scialle sul mobile.
Continua rimettere. Le prendo i capelli e li tengo fermi con le mani sulla schiena per evitare che li sporchi.
Metto una mano sulla fronte per aiutarla negli sforzi che si ripetono.
"Non sei obbligata ad aiutarmi...c'è la posso fare!" Dice cercando di essere ferma e sicura.
"Ah sì, lo vedo che c'è la fai da sola! Respira..."
Si siede per terra, cercando di respirare. Poggia la schiena al muro e chiude gli occhi.
Ha il volto cereo. Sento il polso che è molto accelerato.
Prendo dei fazzolettini di carta e li bagno per rinfrescarla.
"Respira...cerca di respirare profondamente..."
Fa quello che le dico senza aprire gli occhi.
"Perché resti ad aiutarmi?" Domanda, guardandomi appena
"Perché sono un medico...e una donna..."
Il suo sguardo è strano e non riesco ad interpretarlo.
"Come ti senti?"
"Male..."
"Hai ancora nausea?"
"No...sento tutto il corpo intorpidito..."
"È normale..."
Mentre pronunciò quelle parole lei si piega in due portandosi una mano all'addome.
Alza la testa con gli occhi sbarrati e la bocca aperta alla ricerca di aria.
"Dolore addominale? Guardami Antonella! Fammi solo un cenno con la testa"..
Lei dice di sì muovendo appena il capo.
"È forte? Ascoltami! Questo dolore e forte? Da 1 a 10 quanto dolore hai?"
"10..." Riesce a dire con uno sforzo.
"Ti devo stendere...coraggio...appoggiati a me e stenditi..."
Fa quello che le dico con una smorfia.
"Ok, mostrami dove hai dolore..."
Con la mano e gli occhi chiusi indica il ventre.
Inizio a sudare anch'io mentre l'idea che prende corpo nella mia mente mi angoscia.
Il cuore ha iniziato a battermi più forte, sento la fronte che si imperla di sudore.
"Ok Antonella, ascoltami...respira profondamente...c'è la fai a guardarmi?"
Apre gli occhi lentamente, il suo sguardo è atterrito e sofferente"
"Aiutami! Ti prego aiutami...aiuta il mio bambino..."
Grosse lacrime scendono sul suo volto bianco.
"Certo che ti aiuto! Adesso devi piegare le gambe, devo controllare una cosa..."
Singhiozza, al suo posto farei la stessa cosa.
"Stai ferma qui un attimo, mi lavo le mani, non ho i guanti..."
Mentre dico queste parole la porta del bagno si apre ed a entrare è Ilaria.
"Oh, cazzo! Ma che succede!?"
"Sta male...devo visitarla..." Le dico distaccata.
"Cosa posso fare?" Risponde lei prontamente.
"Chiama un ambulanza e credo sia meglio avvertire Paulo..."
"Ok, vado e torno.."
Scompare lasciando che la porta alle sue spalle si chiuda.
Finisco di lavarmi bene le mani, non ho guanti con me e la mia borsa è nel baule dell'auto.
Strofino bene le dita e mi asciugo nelle salviette, ne porto un po' con me.
Torno vicina ad Antonella che continua a piangere sdraiata per terra.
"Ok! Adesso piega le ginocchia e allarga un po le gambe...non ti farò nulla Antonella, devo verificare se è tutto apposto..."
Lei fa quello che le dico, alza le gambe e allarga le ginocchia.
"Perfetto! Resta così..."
La porta si apre di nuovo per far entrare Ilaria che ha in mano il telefono dietro di lei compaio Paulo e il dott. Castellani.
Li vedo avanzare verso di noi. Paulo ha il volto teso e pallido.
"NO! Fermi lì! Non voglio nessuno mentre la visito...Ilaria chiama l'ambulanza e vai a prendermi la mia borsa da medico nel baule dell'auto"
"Vado io! Dove sono le chiavi?" Dice Paulo
"Nella pochette sul lavandino"
Non ci pensa due volte, apre la mia borsa, estrai le chiavi e in un attimo è fuori dalla porta.
Il dott. Castellani si avvicina a me. Si inginocchia a fianco alla paziente, tasta il polso e guarda l'orologio per contare i battiti.
"Vuoi visitarla qui? A mani nude?" Mi domanda il professore.
"Si, quando arriva l'ambulanza dobbiamo saper agire in fretta , non c'è molta alternativa..."
Lo vedo fare un segno d'assenso. Prima di iniziare mi volto verso Ilaria.
"Ilaria, prende delle tovaglie e portale qui...in fretta vai!!!"
Lei mi guarda un attimo ed esce mentre rientra Paulo con la mia borsa in mano.
La apre e la poggia al mio fianco. Fortunatamente dentro ho dei guanti sterili. Li infilo mentre il prof. ha preso stetoscopio e fascia per la pressione.
"Ok Antonella, ora stai rilassata, sentirai solo le mie dita per un attimo...fai un bel respiro..."
Paulo si è messo a fianco a lei dalla parte opposta al dott. Le tiene la mano ed e cerca di tranquillizzarla.
Alzo il vestitino di pizzo. Metto sulle sue ginocchia una tovaglia, come fosse un lenzuolo operatorio, c'è troppa gente in questo bagno e non è giusto.
"Uscite tutti!" Dico con voce sicura.
Nessuno si muove perché nessuno crede sul serio che stia mandando fuori gli spettatori di questa scena.
Mi volto verso la porta d'ingresso su cui si affacciano diverse teste: Ilaria che ha il telefono incollato all'orecchio, altre due donne, che credo essere una la moglie di Marchisio e un'altra che non conosco o almeno di cui non so il nome, Gonzalo che continua a guardare Paulo per incoraggiarlo, e dietro ancora altre teste che spuntano, credo anche quella di un cameriere che potrebbe fare una foto e venderla a qualche giornale per un bel po' di soldi e la cosa mi fa salire un senso di omicidio.
"HO DETTO TUTTI FUORI!!! Resta solo Ilaria per chiamare l'ambulanza...gli altri via da qui!"
Stavolta capiscono e la porte si chiude dietro a Ilaria  che rimane in piedi.
Inizio la visita a Antonella, cercando di essere più delicata possibile, sono anni che non faccio una visita ginecologica.
Tasto la pancia mentre con la mano sotto il lenzuolo continuo a verificare se c'è dilatazione.
Riesco a sentire il sacco che contiene il piccolo, e l'utero in cui è impiantato.
Lei ha una smorfia di dolore intenso, cerca di alzare la testa.
"No! Antonella, non devi spingere, per nessun motivo! Hai capito?"
"Non c'è la faccio! Fa troppo male!"
"Respira! Antonella, guardami! Devi respirare e non spingere!"
Lei fissa i suoi occhi nei miei, è terrorizzata, sa quello che sta succedendo.
"L'ho perso vero? Ho perso il bambino... Il mio bambino..." Dice tra i singhiozzi
Paulo le accarezza i capelli e le parla.
"Stai tranquilla, sei nelle mani di un ottimo medico...non aver paura..." Poi inizia a sussurrarle qualcosa in spagnolo e io smetto di ascoltare perché sento lo stomaco rigirarsi.
"Antonella, se vuoi salvare questo bambino non devi spingere per nessun motivo!"
Tolgo la mano dalle sue gambe. Paulo mi fissa  con uno sguardo interrogativo quando vede il guanto di lattice sporco di sangue.
Ricambio lo sguardo ma senza rispondere alla sua muta domanda.
Ilaria mi passa il telefono, al responsabile spiego velocemente tutto quello che deve sapere e chiedo di fare in fretta perché temo che un emorragia sia imminente.
Riagganciò la chiamata e torno da Antonella, sempre sofferente e sempre più pallida.
"L'ambulanza sta arrivando...devi solo resistere ancora un po'..."
Lei cerca di farmi un cenno con la testa ma è molto debole.
Alzo la tovaglia che le copre le ginocchia e notò una pozza di sangue che prima non c'era.
Faccio segno a Ilaria di passarmi un altra tovaglia e la metto a terra per tamponare il sangue.
Non ho più guanti e quindi stavolta devo visitarla a mani nude veramente.
La dilatazione è leggermente aumentata. L'emorragia di sangue non è un buon segna, ma sento ancora il sacco del liquido amniotico una speranza c'è ancora, flebile, ma esiste.
In lontananza sento le sirene dell'ambulanza e ringrazio Dio che siano stati così veloci.
Mi lavorale mani sporche di sangue e mando Ilaria a prendere i ragazzi dell'ambulanza per portarli da me.
Conosco quasi tutti quelli che arrivano e loro conoscono me.
Sono bravi, rapidi ed efficaci. Attaccano una flebo al braccio, fanno un anti emorragico e la caricano sulla barella.
"Dottoressa Donati, sale in ambulanza con noi?"
Rimango un attimo perplessa su quella domanda.
"No, sale il compagno della signora...io vi seguo con la macchina..."
Nella mia mente l'omino mi ricorda che ho bevuto parecchio e forse guidare non è una buona idea. Poco male, quello che potevo fare l'ho fatto, ora sarà Anna ad occuparsi di lei appena sarà all'ospedale.
I conti che sto facendo mentalmente non vanno come credo, perché Antonella, in uno dei momenti di lucidità parla.
"No! Dottoressa, venga lei in ambulanza con me..."
Sono totalmente spiazzata dalla richiesta e non rispondo subito.
Tutti mi guardano, Paulo compreso.
"Paulo ci segue in auto...vero?" Chiede ancora lei guardandolo. Lui fa cenno di sì con la testa.
Non vorrei, come donna non vorrei seguirla in ambulanza, doverle stare vicino per salvare il figlio che ha concepito con Paulo, al solo pensiero mi viene la nausea.
Come medico, so che è giusto che la segua, so che ho fatto tutto il possibile ma che posso ancora essere utile.
"E allora cosa sceglierai? Donna o medico?" Mi domanda il mio amico invertebrato.
E la risposta che posso dargli è solo una. Medico, e accetto di seguirla.
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il telefono suona a vuoto. Riprovo e stavolta al secondo squillo ottengo risposta.
"L'ambulanza è partita ora...la dottoressa è salita con lei!"
"..." Nessuna risposta dall'altra parte
"Hai sentito quello che ho detto?"
"Certo!"
Click.
Le emozioni che muovono le persone sono la cosa più difficile da prevedere.

Spazio autrice
Care amiche, stavolta ho potuto mantenere la promessa di aggiornare presto e spero che anche questo capitolo riscuota il vostro interesse. Avrete l'impressione che le cose si complichino ancora di più, ma credetemi, manca poco, pochissimo per sciogliere ogni nodo.
Attendo i vostri commenti, le vostre ⭐️ e come sempre vi abbraccio. Vostra Velmachelly

L'altro battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora