Giorno 2: Rianimazione (prima parte)

3.6K 87 13
                                    

Da casa di Paulo all'ospedale la strada non è molto lunga. Arrivo in reparto in meno di mezz'ora. Al quinto piano passo il mio tesserino per far aprire la porta che scatta all'istante. Entro quasi di corsa. Vedo Miranda uscire dalla guardiola degli infermieri.
"Eccomi..." Le dico lanciando la borsa all'interno della stanza.
"Vieni. La flebo è attaccata, fatto il Plasil in vena...i genitori sono con lei...sei stata veloce?"
"Ero da un amica" rispondo automaticamente.
Quando arrivo davanti alla stanza Mariangela e Gianni, i genitori di Isabella, mi vengono subito in contro.
Sono affranti, preoccupati e quasi disperati. Isabella e' stesa nel suo letto, non ha la bandana sulla testa, il volto e la pelle bianchissimi, ha gli occhi chiusi e il suo viso e' velato di sudore.
La visione che ho davanti non è buona e tantomeno rassicurante.
Mariangela mi viene vicino con le lacrime agli occhi.
"Dottoressa! Cosa sta succedendo...la prego faccia qualcosa..." Poi la voce le manca e il pianto ha il sopravvento.
Non ho tempo  di badare ai sentimentalismi.
"Tutti fuori! Miranda tu resta, accompagnali e poi torna, porta il necessario per un prelievo..."
"Si dottoressa...seguitemi, per favore..."
Mi avvicino al letto. Isabella è inerme e vederla così mi trafigge il cuore e mi fa sentire piccola, misera e impotente.
Non ho tempo di pensare nemmeno ai miei sentimenti, alle mie debolezze né tantomeno ai mie sensi di colpa.
Prendo lo stetoscopio e ausculto il cuore, provo la pressione e la temperatura. Il cuore ha il battito accelerato, la pressione è bassa e la temperatura è salita a 40.1
Miranda ritorna in stanza con il necessario per il prelievo.
Scruto il monitor che riporta i battiti e la saturazione. Penso che la tachipirina non abbia ancora fatto effetto.
"Doctor's "...
La flebile voce di Isabella mi arriva come una sferzata, una frustata nella schiena.
"Ciao bellissima! Non stai troppo bene ma ti rimettiamo in forma"...dico cercando un sorriso da qualche parte.
"Dici doctor's ?...io non lo so..." Mi risponde con voce ancora più bassa e gli occhi semi aperti.
"Invece si! Ti fidi di me? Sei pronta a lottare?"
Mi guarda tra le ciglia per un attimo, so che mi sta scrutando e nella sua intelligenza sta soppesando le parole che le ho detto.
"Mi fido doctor's...ma credo dovrai lottare tu anche per me..."
"Lo facciamo insieme!"
Lei chiude gli occhi e darei tutto per poterla strappare a quel infame letto d'ospedale, a qull'ingiusta malattia e al destino crudele che vuole abbatterla.
I miei pensieri sono interrotti dalla voce di Miranda.
"Dottoressa' saturazione in calo, pressione 70 su 50...sta andando in extrasistole.."
Le sue parole mi riportano alla realtà in modo brusco.
"Kit d'emergenza...prepara adrenalina da fare in vena...defibrillatore a disposizione..."
Miranda esce e torna in pochi secondi con il carrello d'emergenza e altri due infermieri.
"Dottoressa adrenalina pronta..." Dice lei
Sul monitor appare quello che non vorrei mai vedere, battito zero! Mi levo la felpa che mi impaccia i movimenti e la butto sulla poltrona che è presente nella camera.
"Adrenalina in vena! Inizio massaggio cardiaco...preparare kit per intubazione."
Il letto viene messo in posizione orizzontale. Metto le mani sul torace di Isabella, conto le prime tre costole e salgo di poco trovando il punto esatto dove iniziare il massaggio cardiaco.
"Inizio massaggio...1,2,3,4,5..." Un infermiera preme il palloncino per ventilare.
" 1,2,3,4,5"
"Adrenalina avviata"... Mi dice la voce di Miranda "nessun riscontro..."
"1,2,3,4,5," continuo a massaggiare. La mia mente sta lavorando a pieno regime. Ho 5 minuti. Cinque minuti per non perderla. Cinque minuti per non avere danni celebrali.
Cinque minuti per non fallire.
"Altra dose di adrenalina..."
"1,2,3,4,5," Miranda inietta la seconda dose di adrenalina.
Guardo il monitor pregando che faccia effetto.
"Andiamo Isabella! Non puoi farmi questo! NON PUOI! Andiamo!!!" Penso e prego.
"1,2,3,4,5," continuo il massaggio e finalmente dal monitor arriva il rumore di un battito.
"Battito sinusale in ripresa..."
Fisso lo schermo ma un secondo dopo la linea ritorna piatta.
"1,2,3,4,5...preparare defibrillatore"...
"1,2,3,4,5" all' ultima spinta del massaggio sento cedere una costola di Isabella,mi di spiace, ma è l'ultimo dei miei problemi ora.
Il suono del battito torna a farsi sentire.
"Battito in ripresa...40, 45, 50, pressione in aumento 80 su 50 saturazione 60 per cento..."
"Intubiamo..."
Lascio la posizione del massaggio cardiaco e mi metto dietro la testa di Isabella, estendo il suo collo, le apro la bocca, con il laringoscopie sposto la lingua, vedo le corde vocali, prendo il tubicino trasparente che mi passa l'infermiera che si occupava della ventilazione, riesco a intubarla senza problemi.
"Saturazione in aumento 80/100" sempre Miranda mi dà le notizie che voglio sentire.
"Portiamola in rianimazione" la mia voce sembra più decisa e sicura di quanto in realtà io sia.
"Deve andare in isolamento...non possiamo correre rischi"
"Si dottoressa...ci segue?"
"Si, ovviamente!"
Riprendo la felpa che ho lanciato sulla poltroncina poco prima e me la gettò sulle spalle.
Fuori ci attendono i genitori di Isabella. Mariangela scoppia in lacrime appena vede la figlia.
"La portiamo in rianimazione...seguiteci, poi potremo parlare" dico tutto velocemente, mentre seguo il letto della figlia, intubata, collegata ai monitor, incosciente, posso solo immaginare cosa stanno provando.
Saliamo sull'ascensore per il personale. I genitori non trovano spazio insieme a noi e salgono su quello per i visitatori, direzione piano sette, reparto rianimazione.
Ci mettiamo poco a salire due piani. Aperte le porte dell'ascensore il personale ci attende all'ingresso.
Il letto viene spinto in una stanza in fondo al corridoio, dopo un altra porta vetrata che intima il divieto di accesso ai non autorizzati.
La nuova camera di Isabella e la numero dieci, una strana coincidenza che prende forma nella mia testa. Forse saprà lottare come un numero 10? Si, lo farà! Penso senza sentire la voce del mio amico omino che se ne sta in un angolo, con le mani intrecciate in preghiera e gli occhi sull'orlo delle lacrime, il mio perfetto alterergo in questo momento.
Non possiamo entrare nella stanza perché non siamo sterilizzati. Seguiamo il posizionamento e il collegamento ai nuovi macchinari dal vetro che separa la camera dal corridoio.
Mariangela e Gianni si sostengono a vicenda. Quando il letto è collocato al suo posto sappiamo che per ora il nostro compito è finito.
"Seguitemi, torniamo giù..." Dico a entrambi ma anche a me stessa e Miranda.
In silenzio ci dirigiamo verso l'ascensore, saliamo e scendiamo due piani più giù, senza che nessuna parola riempia lo spazio e il vuoto che ci circonda.
Li porto nel mio ufficio, lascio che si siedano e mi metto dietro la scrivania. Cosa posso dirgli? Che cosa vogliono sentirsi dire?
Quello che vorrebbero sentirsi dire non lo posso pronunciare è ancora non so cosa abbia scatenato questa cosa.
"Dottoressa...cosa è successo? Credevamo che stesse meglio..." Mi chiede Gianni con voce pacata.
"Cosa sia successo davvero è ancora presto per dirlo...quello che posso spiegarvi ora è che la febbre era troppo alta per il corpo debilitato di Isabella...c'è stato un arresto cardio..."
"Oh mio Dio! La mia bambina..." Mariangela si piega su se stessa, spezzata dall'angoscia che le mie parole hanno scatenato in lei.
"Mariangela, l'abbiamo ripresa. L'arresto è durato meno di cinque minuti, non ci saranno danni cerebrali...l'abbiamo intubata perché la saturazione era troppo bassa, dopo un arresto è quasi una prassi...ora dobbiamo capire qual è la situazione di Isabella. Per farlo dobbiamo indagare ed essere pazienti...probabilmente sarà meglio mantenerla in coma farmacologico finché non sapremo che cosa ha portato questo peggioramento."
Entrambi ormai sono come sacchi vuoti posati a caso sulle sedie, non c'è parola di consolazione che io possa dargli in questo momento.
"Possiamo stare su con lei?" Mi chiede il padre.
"Si, ma non potete entrare nella stanza in questo momento. Lo farete da domani. Sarete sterilizzati e dovrete usare le mascherine, si trova in isolamento ed è necessaria ogni precauzione...mi dispiace, non posso farci nulla e vi assicuro che è per il suo bene..."
"Lo sappiamo dottoressa, ci basta poterle stare vicino."
"Lo capisco perfettamente...vi faccio portare qualcosa di caldo, salite pure. Quando avrò notizie vi farò chiamare."
"Grazie...di tutto, veramente..." Mi dice Mariangela stringendomi una mano mentre li accompagno all'ascensore.
"Non c'è nulla per cui mi dobbiate ringraziare..."
Attendo che le porte si chiudano e rientro in reparto. Anch'io ora mi sento come un sacco vuoto e mi accascio su un divanetto nella saletta riservata agli infermieri portandomi le mani sul volto. Sento freddo e mi rinfilo la felpa di Paulo. Mi sembra di percepire il suo profumo anche in quel tessuto e la cosa mi riscalda anche se ho la sensazione di tremare, non fuori, ma dento.
Senza pensare estraggo il cellulare che ho nella tasca della felpa e faccio il suo numero sono quasi le tre del mattino e probabilmente sta dormendo.
La sua voce invece mi arriva al secondo squillo.
"Hola...come va? Isabella?" Mi chiede subito.
"Ciao...Isabella è in rianimazione, ha avuto un arresto cardiaco' ho dovuto rianimarla e intubarla..."
"Cazzo! Hai capito cosa è successo?"
"Non ancora. Aspetto i risultati dei prelievi..."
"Ti sei fatta un idea pero'..."
"Credo abbia preso un virus...almeno lo spero...se è questo possiamo intervenire, con attenzione, ma possiamo fare qualcosa...se è altro...non lo so..."
"Mi fido delle tue intuizioni, sarà un virus...tu come stai?"
"Io? Non lo so...bene credo..."
"Uhm...ma non benissimo...stai facendo tutto quello che puoi fare Cate...Isabella è in ottime mani."
"Spero tu abbia ragione. Alicia come sta?"
"Sta dormendo, direi che sta bene..."
"Torna a dormire anche tu, o mi sentirò in colpa anche per le tue basse prestazioni in campo."
"Non hai nulla per cui sentirti in colpa...poi senza te il letto è vuoto...non so se riesco a dormire senza averti vicino...la immaginavo diversa questa notte..."
Sento le mie labbra che si tendono in un sorriso. Anch'io avrei voluto che questa notte fosse diversa, vorrei che Isabella stesse bene e vorrei essere ancora tra le sue braccia.
"Le cose non vanno sempre come vogliamo, sfortunatamente..."
"Lo so bene! Ma è consolante sapere che tornerai qui..."
"Al mio ritorno sarai già all'allenamento..."
"Mi alleno nel pomeriggio, quindi ti aspetto..."
La notizia mi procura un senso di sollievo che non mi aspettavo, una parvenza di euforia che mi scalda da dentro, mi sembra quasi logico, naturale, sapere di tornare dal lui appena uscirò da questo ospedale.
"Allora torna a riposare, ci vediamo più tardi..."
"Riposa anche tu, se puoi."
"Ci proverò. Buonanotte."
"Anche a te doctor's...ricorda che il tuo "cerchio magico" ti attende. Besos"
"Grazie. Anche a te"
Chiudo la chiamata. Il "mio cerchio magico" non so proprio dire se è mio, ma adesso non ha importanza.
Solo quando alzo gli occhi dallo schermo mi accorgo della presenza di Miranda. Da quanto tempo è sulla porta? Cosa avrà sentito?
Mi conosce bene la mia infermiera preferita e infatti, la risposta alle mie domande non si fa attendere.
"Se ti stai chiedendo da quanto tempo sono sulla porta e cosa ho sentito ti rispondo subito: più o meno da "...riposa o mi sentirò in colpa per le tue basse prestazioni in campo" il resto lo puoi capire da sola..."
Parla entrando e dirigendosi alla macchina per il caffè.
Cosa posso dirle? Che cosa poso risponderle? La storia che stavo dormendo da un amica non può più reggere.
"E non provare a dirmi che stavi dormendo da un amica prima di arrivare qui...non reggeva prima! Figuriamoci adesso..."
"Che palle Miranda! Potresti non leggermi nel pensiero ogni tanto?"
"Ti conosco da troppo tempo..."
Butto il telefono sul divano e mi distendo ad appoggiare la schiena passandomi una mano nei capelli. È una battaglia persa in partenza!
"Miranda, cosa vuoi che ti dica? Così almeno facciamo prima..."
"Dimmi come sta il nostro amico argentino? So che sei da lui perché la madre è stata male...immagino che lei stia meglio...e tu? Voi come state?"
"Si lei sta meglio ma Anna la visiterà dopo domani..."
"E tu? Voi?"
"Miranda, un "noi" non esiste..."
"Quante volte ci sei stata a letto?"
La domanda mi lascia spiazzata. Miranda è una donna diretta, che non ti lascia scampo, ma vorrei che stavolta avesse pietà di me! So che non lo farà.
La guardo sgranando gli occhi, come a farle intendere che la sua è una domanda assurda, ma lei non si lascia minimamente intimorire.
"Devo fare il conto da sola o me lo dici tu?" Chiede ancora implacabile.
Sbuffo. Mi passò le mani sul volto, prendendo tempo.
"Miranda...perché dovrei esserci stata letto..." Cerco di divagare
"Perché ti presenti qui, in meno di mezz'ora con addosso la sua felpa...l'altra volta sei tornata al lavoro due giorni consecutivi con lo stesso vestito, quando mai l'hai fatto? Devo continuare? credi che sia nata ieri?"
Niente. Non c'è via di scampo.
"Ok! Tregua! Chiedo venia..."
"Se vuoi la tregua rispondi alle mie domande!"
"Vuoi sapere quante volte ci ho scopato?"
"No! Voglio sapere quante volte ci hai fatto l'amore, sono due cose diverse."
La sua affermazione mi arriva dritta in faccia come il pugno di un pugile che sa dove colpire.
Scopare e fare l'amore sono due cose molto diverse, ma è una verità che volevo continuare ad ignorare.
"Ci ho scopato forse 3-4 volte? Sei contenta?"
"Uhm...no! Di queste quante sono solo sesso?"
È un interrogatorio! Un preciso interrogatorio che vuole mettermi a nudo, vuole costringermi a guardare la realtà che non voglio vedere.
"Sei un poliziotto?"
"Sono la tua coscienza...allora? Tolta la prima che è quasi sempre solo una scopata? Quante volte ci ha fatto davvero l'amore?"
Imperterrita. Implacabile. Spietata. Inesorabile. Irriducibile. Ostinata. Tenace. Accanita. Sono tutti gli aggettivi e i sinonimi che mi passano per la mente mentre lei continua  a fissarmi in attesa della risposta che devo, per forza darle.
"Due, credo...due di queste sono solo sesso...le altre tre volte chiamale come preferisci..."
"Due più tre fa cinque ragazza! Ci sei stata a letto cinque volte e di queste mi stai dicendo che tre non erano puro sesso? È questo che stai dicendo?"
Nella mia mente passano le immagini che ho cercato di scartare, dimenticare, rimuovere fin dall'inizio.
Ora sono costretta ad ammettere l'inevitabile.
"Si, credo che sia quello che sto dicendo..."
"Compresa stanotte?"
"Compresa!"
Mi guarda seria, ma con una vena di dolcezza che conosco anche troppo bene.
"Vuoi un caffè?" Mi chiede di punto in bianco.
"Si grazie"
Lo prepara per entrambe e poi viene a sedersi di fianco a me sul divano.
Beviamo un sorso in silenzio, ma so che sta per arrivare un'altra domanda.
"Lui sa?" Mi dice senza tergiversare.
Io non rispondo a voce ma solo facendo un cenno di diniego con la testa.
"Quando pensi di dirglielo?"
"Non penso di dirgli nulla!" Dico senza di guardarla, fissando la piccola cucina che abbiamo  in dotazione.
"Caterina, non è un marchio infame da nascondere...non puoi pensare di stare con una persona senza..."
"Non sto con nessuno Miranda! Siamo stati a letto, ok? Ma finirà...è normale che finisca! Deve finire!"
"Chi lo dice?"
"Lo dico io! Io sono parte in causa e so che questa è una cosa che non può e non deve continuare! Sono debole, sono stata debole Miranda...sono umana e non sono stata in grado di resistere! Mi ha preso alla sprovvista, ho lascia che l'istinto avesse il sopravvento...l'attrazione fisica gioca brutti scherzi! Mi attrae, fisicamente, non posso negarlo...ma riuscirò a porre fine alla cosa."
"Stai parlando senza tenere in considerazione la controparte! Non sai lui che cosa vuole. E se devo dirtela tutta, non mi sembra nemmeno uno che si fa mettere da parte così facilmente. Se mi dici che tre volte su cinque hai fatto l'amore con lui vuol dire che sai che anche lui lo ha fatto con te. Una donna lo capisce quando è sesso e quando no. Non puoi semplicemente girare l'interruttore e spegnere i sentimenti..."
"Non stiamo parlando di sentimenti Miranda..."
"È invece si cazzo! Almeno con te stessa sii sincera! Ti sei INNAMORATA! Prendine coscienza...non puoi per tutta la vita infliggerti il castigo perché..."
"Basta Miranda! Siamo qui per Isabella. Non per parlare dei miei problemi di cuore...quando sarà il momento....passati questi giorni, lo lascerò andare! Come è giusto che sia! Lui non è per me, ma soprattutto io non sono la la donna per lui...per tutti i motivi che io e te sappiamo bene..."
"No, ti stai sbagliano..."
Alzo la mano in segno di stop. Non voglio continuare questa conversazione.
Miranda comprende e si ferma. Nello stesso istante un infermiere entra dalla porta porgendomi i risultati delle analisi del sangue di Isabella.
Mi alzo in piedi e li guardò subito.
I globuli bianchi sono alti, ma non così alti da far temere una leucemia. Dal resto delle analisi si evince che si tratta di un virus. La cosa mi dà sollievo ma contemporaneamente mi obbliga a studiare una terapia per sconfiggere questo agente che si è impossessato di lei.
"È un virus" dico a Miranda che con un segno di assenso della testa fa cenno di aver compreso.
"Facciamo antibiotico in vena, uno al giorno...non possiamo esagerare...soluzione salina, vitamine e fermenti lattici...manteniamo il coma farmacologico, le ho rotto anche una costola nel massaggio cardiaco..."
Miranda esce con in testa già tutto ciò che ho detto e deve fare.
Io la seguo a breve distanza cercando di lasciare il resto dei mie pensieri e dubbi nella stanzetta.

L'altro battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora