6.1 - Sulla Punta dello Spillo

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~Jill Andrews - I'm Not Ok~

Dean poteva appena distinguere nel buio la sagoma di Alex seduta sulla veranda con una pesante coperta sulle spalle e il sottile fumo della sigaretta che danzava nella fredda aria della notte.
Prese il pentolino con l'acqua appoggiato sul tavolo della cucina e ne annusò il contenuto, storse il naso quando l'odore pungete del tè gli sfiorò le narici.
Uscì con una birra in mano e si sedette accanto alla ragazza. Come lui, anche lei aveva difficoltà a dormire e chissà per quanto tempo ancora avrebbero dovuto sopportare gli incubi.
«Come fai a bere quella roba?» le chiese indicando la tazza fumante che Alex reggeva tra le mani.
«Se lo allunghi con il Whisky migliora» rispose mentre ne beveva un lungo sorso e il vapore le appannava lo sguardo.
«Come mai qui?».
Lei si voltò verso il ragazzo e alzò le sopracciglia.
«Scusa, domanda idiota» disse lui bevendo la sua birra «Sam?».
Lei squassò la testa, probabilmente stava dormendo o forse era sveglio, ma non lo sapeva.
«Camere separate?» chiese Dean cercando di smorzare la tensione.
«Sono sotto interrogatorio?» domandò Alex senza rispondere.
«Voglio solo essere sicuro che tu stia bene» esclamò Dean.
«No che non sto bene» disse lei accendendosi un'altra sigaretta «Tutte le notti sogno l'inferno. Tutti i giorni guardo in faccia la morte. E Sam non è molto di aiuto ultimamente».
Le cose tra Alex e Sam non andavano per niente bene, litigavano continuamente e non si davano tregua. Lei si faceva a malapena sfiorare e lui continuava ad avere dei segreti.
Alex avrebbe voluto che le cose tornassero come prima, ma più il tempo passava più le sembrava impossibile. Tutte le volte che chiudeva gli occhi la sua mente viaggiava nei luoghi più oscuri e ogni tocco del ragazzo la faceva sussultare, sentiva le dita scivolare sul suo corpo affilate come lame, sentiva la pelle squarciarsi sotto il suo tocco. Ogni singola volta era come tornare all'inferno.
All'inizio aveva provato a superare la cosa facendo finta di niente, ma Sam non ci aveva messo molto ad accorgersi che qualcosa non andava e il tempo invece che migliorare le cose le peggiorava.
Dopo aver perso la fiducia in lui, Alex riusciva a malapena a stargli accanto e persino le poche ore che dormiva ogni notte si erano trasformate in un supplizio. Il terrore di svegliarsi e trovare Sam con gli occhi completamente neri l'attanagliava tanto quanto lo facevano i ricordi dell'inferno. Aveva cominciato a passare le notti completamente insonni o ad addormentarsi sul divano pur di non chiedere al ragazzo di andarsene dalla sua stanza. Il fantasma della loro relazione continuava a tormentarla e aveva paura che quella richiesta sarebbe stata la fine definitiva di qualunque cosa ci fosse tra loro, anche se dentro di sé già sapeva che nulla sarebbe tornato come prima.
Sam non era stupido e aveva capito tutti i segnali. Alex aveva paura di lui in un certo senso e non poteva biasimarla.
Era cambiato mentre lei non c'era, ma aveva fatto tutto per una ragione e non aveva intenzione di scusarsi. Usare i suoi poteri lo faceva sentire forte, utile e non si sentiva più un mostro. Aveva finalmente accettato quella parte di sé che cercava di rinnegare ed era come se fosse finalmente completo. Non si sarebbe scusato per questo, non si sarebbe dispiaciuto per aver finalmente trovato la sua strada.
Anche Alex era cambiata, era sempre arrabbiata e solitaria, cacciava in un modo diverso. Prima lo faceva per aiutare le persone mentre adesso la foga riempiva i suoi occhi e la rabbia la rendeva ceca a tutto il resto. Era una piccola macchina da guerra autodistruttiva e non sembrava voler tornare come prima.
Dean guardò la ragazza seduta accanto a lui, sembrava sempre la stessa Alex ma sapeva che non lo era eppure non riusciva a trattarla diversamente da prima.
«Ho parlato con gli angeli» disse Dean cambiando argomento «Hanno catturato Alastair e vogliono farlo cantare».
Alex si voltò verso Dean, aveva già capito dove voleva arrivare «Cosa ti hanno chiesto?».
«Non era una richiesta» rispose lui abbassando lo sguardo.
«Devi smetterla di assecondarli».
Ad Alex non erano mai piaciuti gli angeli, né Uriel né Castiel, li stavano usando come pedine del loro sadico RisiKo senza dirgli l'obbiettivo finale.
«Non posso» rispose Dean.
Lui era intoccabile e non avrebbero potuto fargli niente, anche Sam sembrava utile al loro scopo in qualche modo, ma Alex era solo una ragazza con le amicizie sbagliate.
«Per questo mi hanno riportato indietro, vero?» chiese Alex «Sono il loro strumento di ricatto personale. O fai come ti dicono o mi rispediscono laggiù».
Dean annuì.
«Lasciaglielo fare, lascia che mi trascinino all'inferno ancora una volta, non mi importa» esclamò Alex con il fuoco negli occhi ma la paura nella voce «Ma tu e Sam dopo gli spaccherete il culo per bene e non prenderete più ordini da nessuno. Capito?».
Dean la guardò, quella ragazza era così forte da far impallidire anche il più coraggioso degli uomini. Era stata picchiata e torturata, aveva visto l'inferno sulla terra prima di morire e poi aveva visto il vero inferno fatto di fuoco e dolore, eppure era ancora lì pronta a combattere e a sacrificarsi per loro.
«Troverò un altro modo» disse il ragazzo finendo la sua birra e rientrando in casa, lasciandola sola sul portico a vedere le prima luci dell'alba rischiarare il cielo.

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