7.1 - Ritorno a Scuola

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Alex guardò Dean seduto accanto a lei, scrutava i suoi lineamenti e cercava ogni minimo dettaglio fuori posto, eppure non c'era niente che non andasse.
«Quindi non stai scherzando?» gli chiese fissandolo negli occhi.
«No. È tutto vero» rispose lui incredulo quasi quanto lei.
Dean aveva lavorato per non sapeva quante settimane come direttore vendite di una grande azienda. Aveva una bella casa arredata come quelle delle riviste, un bell'ufficio, giocava a golf nei finesettimana e indossava la cravatta. Era uno stacanovista, tutto lavoro e guadagno senza il minimo scrupolo o interesse al di fuori del suo piccolo microcosmo perfetto, o almeno perfetto lo era stato fino a quando Sam non si era impicciato.
Sam lavorava qualche piano sotto l'ufficio di Dean nel reparto assistenza, in pratica rispondeva al telefono otto ore al giorno. Si erano incontrati in ascensore e per Sam era stato come avere un flashback. Sognava spesso cose incedibili e strane, quasi degne di un malato mentale e il ragazzo poco più grande di lui conciato come un damerino, era lo stesso che nei suoi sogni lo chiamava fratello mentre cacciavano mostri e demoni.
Dopo aver fatto per un paio di volte la figura del matto, Sam era riuscito a convincere Dean che i fantasmi esistevano davvero e che uno di loro infestava l'edificio nel quale stavano lavorando. I due colleghi avevano cercato su internet alcune notizie e informazioni su come ucciderli e avevano ripulito il palazzo dallo spirito dello stacanovista fondatore della loro compagnia.
Sam era così eccitato e pieno di adrenalina che aveva persino proposto a Dean di mollare tutto e continuare a cacciare mostri, ma Dean non la pensava allo stesso modo.
Per quanto si fosse divertito e sentito forte e utile, non aveva intenzione di rinunciare al lavoro di una vita, ad anni di College e ai sacrifici che sua madre Ellen e suo padre Bobby avevano fatto per lui, per cacciare mostri vivendo in loschi motel pagati con carte di credito rubate. Tutto quello non faceva per lui, eppure il pensiero non smetteva di tormentarlo. Pensava che una notte sarebbe bastata a farlo sentire la stessa persona di prima e invece era come se avesse risvegliato un silente se stesso che non voleva tornare a dormire. Aveva rinunciato a una gratifica davvero generosa che gli aveva offerto il suo capo e si era licenziato.
Qualcosa all'improvviso era cambiato, si guardava intorno e non riconosceva nulla di ciò che lo circondava, non sapeva cosa ci facesse in un ufficio vestito come un manichino spocchioso e non sapeva nemmeno chi era quell'uomo che gli stava davanti.
Ci mise un secondo a recuperare i ricordi e a mettere insieme quello che stava succedendo.
Zaccaria si presentò a lui come il capo di Castiel e regista di tutta quella sceneggiata. Come angelo aveva la capacità di plasmare il tempo e i ricordi e gli aveva mostrato come sarebbe stata la sua vita se tutto, ma proprio tutto, fosse stato diverso. Eppure si era ritrovato a cacciare mostri e a volerlo fare, aveva scelto di licenziarsi per continuare a farlo nonostante non avesse alcun ricordo dell'altra sua vita. Non dipendeva dalle scelte che lui aveva fatto o che altri avevano fatto per lui, non dipendeva nemmeno da quello che era successo alla sua famiglia ancora prima che lui nascesse, tutto era dipeso da lui e lui solo.
Dean era un cacciatore, lo era davvero e lo voleva essere. Era bravo nel suo lavoro come se fosse nato per fare quello. Era il suo destino.
Zaccaria aveva giocato con lui e con i suoi ricordi per finire col fargli il discorsetto d'incoraggiamento, eppure quello che gli aveva detto aveva fatto breccia nel muro di diffidenza e dolore che Dean si stava lentamente costruendo attorno.
Aveva la possibilità di cambiare veramente le cose, di salvare le persone o addirittura il mondo. Non gli importavano la fama e la gloria, tantomeno i soldi e le comodità, tutto quello che faceva lo faceva solo perché lo credeva giusto e sentiva il bisogno impellente di tentare di rende quel dannato mondo un posto migliore. Non voleva che altri soffrissero come aveva fatto lui, non lo avrebbe permesso.

«E io dov'ero in tutto questo?» chiese Alex curiosa e scettica dopo che il ragazzo le aveva raccontato l'incedibile storia.
Dean alzò le spalle «Non lo so. Credo che Zaccaria abbia creato una specie di bolla temporale o qualcosa del genere».
«Io non c'ero? Non ero con te e Sam nella vostra vita alternativa?» chiese sempre più dubbiosa.
«No».
Alex non sapeva se essere contenta o no di non essere stata inclusa in quel viaggio, insomma se era servito Sam per far capire a Dean chi era davvero, perché non poteva servire anche lei? Non riusciva a trovare una risposta, ma non era quella la sua preoccupazione maggiore. Dean non le stava dicendo tutto.
«Ok, continua» disse rivolta al ragazzo.
«Cosa?» chiese lui abbassando la tazza di caffè fumante.
Alex lo guardo alzando un sopracciglio, non sarebbe riuscito a fregarla, lo conosceva troppo bene e sapeva che c'era qualcosa che lo tormentava e che quel dispiegamento di forze per fargli cambiare idea non poteva dipendere al capriccio di un angelo.
«Sono stato io a scatenare l'apocalisse rompendo il primo sigillo. Sono stato io» disse guardando il prato davanti a se.
Si vergognava così tanto di quello che aveva fatto che non aveva ancora avuto il coraggio di dirlo a voce alta.
«Come?» chiese Alex guardandolo di sottecchi.
Dean le spiegò tutto quello che Alastair e Castiel aveva detto a lui.
C'è un solo primo sigillo che deve essere spezzato prima degli altri, "uomo giusto verserà sangue all'inferno" recitava. Avevano provato a usare John per farlo, ma lui aveva rifiutato per quasi cento anni prima di fuggire dall'inferno.
Quando gli angeli avevano scoperto i piani che Lilith aveva per Dean e il perché lo aveva voluto all'inferno a tutti i costi, intere guarnigioni avevano accerchiato l'infero per tentare di tirarlo fuori, ma era già troppo tardi. Il primo sigillo era spezzato e in poco tempo anche tutti gli altri sessantacinque avrebbero ceduto. Secondo Castiel lui era l'unico che poteva fermare tutto, ma Dean non era d'accordo.
Aveva torturato Alastair e quel senso di potere e vendetta lo avevano fatto stare inspiegabilmente bene, era schifato da se stesso. Aveva spezzato il primo sigillo, non riusciva a dormire per più di un paio d'ore di fila e nemmeno quelle se prima non beveva. Non era riuscito a fermare Sam dall'esorcizzare demoni con il pensiero, come avrebbe potuto fermare l'apocalisse?
Si era tirato indietro e aveva rinunciato a quello che secondo Zaccaria era il suo destino, per questo l'angelo lo aveva portato in quella specie di dimensione alterata.
Per Alex era tutto più chiaro dopo avere sentito l'intera storia. Le sembrava strano che Dean volesse smettere di cacciare e di avere a che fare con gli angeli, sembrava nutrire una qualche simpatia per Castiel. Ma lui non stava rinunciando a un semplice lavoro, lo stava facendo per se stesso e forse era la prima volta che pensava solo a se. Non voleva il peso del mondo sulle sue spalle perché se avesse fallito anche quella volta non ci sarebbe stata dannazione eterna abbastanza dolorosa per fargli espiare il suo senso di colpa.
«Sam lo sa?» chiese Alex.
«No» rispose Dean.
Gli era sempre più difficile fidarsi di suo fratello e parlare con lui. Dopo averlo visto uccidere Alastair senza sforzo era convinto che Sam continuasse a nascondergli qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Alex la pensava allo stesso modo, il loro rapporto era in crisi già da un po' di tempo e le cose non sembravano migliorare. Lei non si fidava di lui come faceva un tempo e tutta quella storia con Ruby proprio non riusciva a metabolizzarla. Erano sull'orlo di una crisi famigliare ancora una volta.
La campanella suonò riportando i due cacciatori alla realtà, il giardino davanti a loro cominciò lentamente a svuotarsi mentre i liceali tornavano all'interno della scuola per proseguire le lezioni ignari di quello che stava accadendo dentro quell'edificio.
«È ora di tornare al lavoro» esclamò Alex mentre si alzava dalla panchina, lo sguardo di Dean era cupo e stanco. Alex gli posò una mano sulla spalla «Sistemeremo tutto anche questa volta» disse cercando di crederci davvero.
Dean alzò lo sguardo verso la ragazza e accennò un sorriso forzato «Non abbiamo altra scelta».

Il liceo di Sioux Falls era esattamente come i tre ragazzi lo ricordavano, ma solo per Alex quel posto era una miniera di ricordi e non una disavventura temporanea.
Alex ricordava tutto di quella scuola, i corridoi, l'odore alla mensa, i suoi amici, il suo primo ragazzo e la sua prima sbronza, le partite di Football e le feste di fine anno. Ogni stanza di quell'edificio era legato a un ricordo che lentamente riaffiorava nella sua mente mentre camminava per il corridoio semi vuoti diretta verso la biblioteca.
Alex aveva frequentato quel liceo dal primo all'ultimo anno ed era tornata per lavorare su un caso. Si era fatta assumere come bibliotecaria mentre Dean si improvvisava supplente di ginnastica e Sam indagava fuori dalla scuola in modo che Bobby potesse tenerlo d'occhio.
Era stata Alex a trovare quel caso e a spingere i ragazzi a indagare, avevano bisogno di distrarsi un po', tornare alle vecchie abitudini e il fatto che fosse così vicino a casa di Bobby era stato un motivo in più per non lasciarselo sfuggire.
In quel luogo accadevano cose strane e nessuno sapeva spiegarsi il perché. Una cheerleader era stata uccisa da un'altra ragazza in un bagno e tre gironi dopo un ragazzino del primo anno aveva infilato la mano del compagno in un tritacarne, ma entrambi affermavano di non sapere il perché lo avessero fatto, come se non avessero il controllo di loro stessi. Probabilmente si trattava di possessioni, ma i cacciatori ancora non sapevano se erano demoniache o spiritiche e continuavano a indagare da giorni adattandosi ai loro finti lavori.
Alex scorreva distrattamente una pagina di un sito sull'occulto e le possessioni quando al suo cellulare arrivò un sms di Sam che pensava di aver trovato qualcosa di utile e stava andando a scuola per parlarne con lei e Dean. Alex chiamò il ragazzo e cercò di dissuaderlo dal presentarsi ancora una volta lì. Era già andato alla scuola diverse volte e le sue visite non passavano inosservate, attirare troppo l'attenzione non era mai un bene e dovevano chiudere quel caso il prima possibile visto che erano coinvolti dei ragazzini.
Dopo aver convinto Sam a non recarsi al liceo, Alex attraversò i corridoi della scuola sperando di trovare Dean in palestra.
Il cacciatore non se la cavava male nel suo nuovo ruolo, magari i suoi metodi d'insegnamento non era quelli convenzionali, ma ci sapeva fare con i ragazzini. Alex sorrise mentre lo osservava dal vetro della porta della palestra e a malincuore dovette interrompere quella finzione di vita normale per riportarlo al loro lavoro.

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