I • Mirabilis Jalapa [Bella di Notte]

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Non ero esattamente la classica donna inglese: composta, profumata, sempre impeccabile.
Amavo le cose pure, genuine, quelle che le guardi e sono gia perfette cosi; senza veli, senza maschere, senza lati oscuri e nascosti.

Era un giorno qualunque, come sempre, mi svegliai di buon mattino, il sole stava per sorgere: ancora non filtrava dalla piccola finestra della mansarda che mi faceva da camera da letto.
Non ero stata posizionata li per chissà quale motivo di gerarchia, avevo scelto che fosse la mia camera da letto perché da li potevo gustarmi la fioca luce della Luna di notte e i radiosi e irrompenti raggi del Sole di giorno.

Amavo la Luna, restavo a fissare i suoi crateri prima d'addormentarmi; le parlavo, la Luna sapeva tutti i miei segreti, i desideri, e anche pensieri proibiti, quelli profondi: le fantasie che una donna di buona famiglia non poteva esprimere ad alta voce.

《Buongiorno, madre.》se c'era una cosa che mi distingueva era il mio sorriso, che sempre mi dipingeva il volto di una freschezza e bellezza naturale.
《Madeline, buongiorno, cara. Puoi occuparti del pollaio?》sospirai, avrei voluto chiedere perchè non potesse occuparsene Jasper, erano giorni che disertava i lavori domestici che gli spettavano ed alla fine ricadevano sempre su di me.

Jasper era il mio unico fratello, maggiore pergiunta; non avevamo un chissà che rapporto: lui era sempre fuori casa, tornava - se tornava - sempre molto tardi. Viveva nella dependance accanto al cottage e ed alcune notti potevo giurare di aver sentito disturbare il silenzio, di cui godevo nella parte più alta della casa, voci di donne, sempre diverse. Prostitute, forse? Ma di questo alla mattina non parlava nessuno, perché quello che accadeva nel letto degli uomini durante la notte non era argomento di interesse, soprattutto di una donna, neppure se fosse stata la moglie.

Mentre mi dirigevo verso il pollaio con un grazioso cestino di vimini, pensavo a quanto odiassi quel genere di mentalità, dove ogni possibilità di vita era inibita da un qualcosa che nessuno poteva scegliere. Ogni tanto mi chiedevo come sarebbe stato nascere uomo, avere quelle libertà che non avrei mai avuto nella vita.

"Triste il destino di una donna...", pensai mentre una gallina saltava via dal suo giaciglio per darmi accesso alle uova, "...nascere, crescere, vienire data in moglie come se fosse una merce al miglior offerente; adempiere i doveri coniugali ogni qual volta il marito lo richiedesse; e poi i figli".
Sospirai prendendo le ultime uova posizionandole con cura all'interno del cesto imbottito di lana, poi tornai verso casa mentre il sole ora era appena sugli alberi.

《Ecco le uova, madre.》poggiai il cesto sulla tavola in legno massiccio posizionata al centro della sala principale della casa.
《Madeline, potresti...》
《Sto scendendo in paese, più tardi.》
《Oh, allora potresti comprare un po' di pane?》
《Si. Madre.》roteai gli occhi e tornai nella mansarda per cambiarmi d'abito. Ne indossai uno a righe bianche e bordeaux che aveva inserti del colore più scuro nella parte bassa della gonna e sul corpetto.

Una mezz'ora dopo ero con Juliette a passeggiare nella via principale.
Juliette era la mia migliore amica e confidente, ecco: lei era la classica donna inglese, bellissima ed impeccabile; mai un capello fuori posto. Una di quelle che non parlava mai dei tabù e se ne sentiva nominare qualcuno arrossiva così tanto che temevo potesse esplodere.
L'aria odorava di pane per via del sacchetto che avevo appena preso dalla panetteria. Rilassata, lo ero sempre quando passavo il tempo con Juliette.

《Ferdinand è in Scozia, torna la prossima settimana.》
《Ti manca?》
Juliette deglutì scuotendo il capo, era stata fortunata: Ferdinand era figlio di un commerciante di seta. Una buona famiglia, lui era giovane e a suo dire molto bello; io non lo avevo mai visto. Il fidanzamento ufficiale si sarebbe tenuto dopo il suo viaggio in Scozia.
Nonostante tutto però Juliette non era felice di quella situazione, non erano poche le volte che l'avevo vista piangere e chiedere "perché?". Bella domanda, perché. Quando ci trovavamo in quei momenti di intime confidenze non facevo nulla per rincuorarla, ero troppo impegnata a pensare a quando avrei versato quelle stesse lacrime.

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