VIII • Veronica medicinale [Veronica officinalis L.]

1.7K 47 24
                                    

Qualcosa mi fece aprire gli occhi improvvisamente, nel cuore della notte, quando c'è solo la fioca luce della luna a farmi intravedere i contorni del mio salotto. Una strana sensazione mi pervade nel prendere coscienza del fatto di non aver ringraziato o salutato Nicholas che mi aveva dolcemente posata li, come un oggetto prezioso.

Insieme a quel pensiero cominciai a rivivere tutta la situazione del pomeriggio precedente, situazione che mi aveva completamente destabilizzata. Indossavo ancora lo stesso abito con i riporti rossi, solo i capelli scendevano morbidi sul cuscino e non erano più raccolti come prima. Mi tirai su a sedere e potei notare alcuni dettagli, innanzitutto l'ora, erano quasi le tre del mattino ed io mi sentivo già fresca e arzilla visto che mi ero addormentata molto presto, tra le braccia di un uomo. Notai inoltre che sulla poltrona di fianco al divano c'era mia madre addormentata: mia madre. Non avrei mai immaginato che sarebbe intervenuta per difendermi da un uomo, mai. E soprattutto che lui l'avrebbe assecondata come se lei avesse un certo potere.

Notai anche che aveva indosso gli occhiali da lettura e così spostai lo sguardo più in basso dove vidi che nelle mani teneva senza stringerlo troppo un foglio. Non potevo resistere alla curiosità, così mi avvicinai lentamente, non mi resi conto nemmeno del fatto che trattenni addirittura il respiro, e lo sfilai altrettanto piano, recandomi nei pressi della finestra per leggere meglio.

"Mia cara e dolce Madeline, mi scuso per non averti salutata, ma dormivi così profondamente che mi sembrava poco cortese svegliarti.

Quando leggerai queste mie parole spero che avrai già fatto un'abbondante colazione e che tu stia meglio.

Oggi ti ho vista come mai avrei voluto vederti.

Madeline, non so perché mi preoccupi così per te, non sono niente, in fondo non ti conosco eppure credo profondamente che sia giusto così.

Vorrei rivederti con calma, per parlare.

Vorrei aiutarti, vorrei trovare un modo per salvarti da quell'uomo così meschino.

Sei preziosa, una perla come te non merita di essere trattata come spazzatura.

Meriti un uomo che ti tenga tra le braccia come ho fatto io oggi, un uomo che accarezzi le tue ferite, non che te ne procuri altre.

Un uomo, non un verme. A presto."

Deglutii ripetutamente a vuoto in quanto la bocca era secca e amara, presi consapevolezza di una cosa, avevo un alleato, forse due. Decisi che avrei fatto una cosa che mi avrebbe cambiato la vita, un gesto che non mi avrebbe permesso di tornare mai più indietro. Me ne sarei andata, avrei lasciato la mia famiglia, la mia casa, la promessa di matrimonio verso quell'uomo che sarebbe potuto benissimo essere mio padre.

Dovevo farlo, nessuno oltre me pensava a me, ai miei sogni, a quello che fosse davvero il meglio per me. Non riuscivo a pensare a dove effettivamente sarei potuta andare, ma ero davvero stanca e allora girai il foglio e presa una penna decisi di scrivere qualcosa per mia madre.

"Non lo faccio per voi, ma per la donna che non posso essere restando presso di voi.

Vi amo, ma amo molto anche me stessa. Non vi permetterò di lasciarmi nelle sue mani, non dopo oggi.

Addio."

Evitai i papiri e i paroloni, evitai i sentimentalismi, è vero che mia madre mi aveva salvata da Damian quel pomeriggio, ma avrebbe potuto fare qualcosa prima che si arrivasse a tanto. Poggiai il foglio sul bracciolo della poltrona e mi mossi a passi rapidi e leggeri verso la porta, tenendo strette in mano le mie scarpe e girando il chiavistello che schioccò rumorosamente nel salotto. Vidi mia madre muoversi appena, per fortuna non troppo. Allora attraversai la porta trattenendo il fiato, consapevole che quel gesto avrebbe cambiato per sempre la mia vita.

Il campo delle rose senza spine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora