Questa mattina mi sveglio con la consapevolezza di non avere ormai più speranze: quel ragazzo mi ha fottuto il cervello. Ne sono certo, come sono certo che ci ho messo anche troppo a capirlo appieno nonostante la mia arrendevolezza nei confronti di questa cosa, mi ci ero rassegnato.
Dall'esatto momento in cui ho aperto gli occhi ogni singolo pezzo del puzzle ha iniziato a combaciare, non più come se fossero tutti gli stessi. Ora conosco la perfetta risposta alla domanda di Minho, e credo anche di dovergli una spiegazione seria e completa.
Compongo il suo numero in fretta e furia e lui risponde lentamente.
"Pronto? Thomas è prestissimo che diavolo di problemi hai?"
"Minho, scusa. Devo parlarti di una cosa seria, ho bisogno del consiglio di un amico. Il tempo della strada e sono li".
Non gli do il tempo di rispondere che chiudo la telefonata e corro a cambiarmi per ritrovarmi pronto ad uscire nel giro di qualche minuto.
Ora, 'pronto ad uscire' è davvero una gran bella espressione, che non mi si addice per nulla al momento.
Ho pescato i primi jeans che ho trovato, la maglietta che era stata poggiata più in alto sulla pila di vestiti, le solite scarpe e lo zaino pronto dalla sera prima, e i miei capelli, non parliamone.
Newt non si è ancora alzato, ed è strano per lui, quindi busso alla porta della sua camera.
Mi apre quasi subito, sbadigliando.
Credo che il mio cuore si sia fermato per un istante; lo trovo impeccabile, anche appena sveglio.
I suoi capelli sono un groviglio scombinato e sparato in aria, la pella anche più pallida del solito e gli occhi sono leggermente arrossati, come le gote, forse per la condizione in cui l'ho trovato.
Ha solo i pantaloni del pigiama addosso, quelli blu, la maglietta grigia invece è sul pavimento, abbandonata, e se la sera prima mi ero chiesto cosa nascondesse, beh, adesso me lo ritrovo davanti, ed è mille molte meglio.
Mi ritrovo a balbettare come un idiota.
"Newt, mi dispiace, io devo andare subito.
Hai la moto no? Quindi non penso ci sia nessun problema"
Alza la mano come per fermare il flusso costante delle mie parole, che ubbidiscono come animaletti ammaestrati.
La mia voce ha assunto una tonalità altissima e il fiato è uscito tutto in una volta dai polmoni, lasciandomi a secco. Prendo un bel respiro e abbasso la voce il più possibile.
"Scusa."
"Tommy tranquillo, spero che quello che devi fare valga la pena della sveglia all'alba"
Con un qualcosa a metà tra un sorriso e uno sbadiglio si congeda chiudendo la porta.
Mi sento un perfetto idiota.
Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Non posso che ripeterlo in mente durante il tragitto, con la carinissima immagine di un Newt che anche appena sveglio aveva più fascino di chiunque io avessi mai visto.
È perchè è inglese. E poi mi ritrovo a ridere di questo stupido pensiero.
Arrivo al campus e raggiungo l'ala delle confraternite accedendo a quella degli Alpha, che non aveva nulla da inviadiare a quella delle Delta se non l'ordine, del resto erano identiche.
Trovo Minho nella sala comune con un caffè in mano ed uno sul tavolo che mi viene subito offerto. Lo ringrazio per la bevanda e lo ringrazio mentalmente per avermi evitato la seccatura di cercare la sua stanza.
"Spara, amico"
Con sguardo riconoscente mi accomodo al suo fianco.
E il cervello mi va in panne.
Penso a cosa dover dire, ma mi accorgo di non aver preparato nulla, e non ho idea di dove cominciare a parlare.
Devo essere sincero.
Me lo impongo mentalmente.
"Non so da dove iniziare"
Credo che il mio volto debba sembrare quello di un cane bastonato o qualcosa del genere, perchè il suo sguardo si schiarisce.
"C'entra Newt, non è così?"
Sorrido fissando il pozzo di caffè scuro nella mia tazza.
"Bingo"
Lui ride, esultando.
"Ahh ne ero certo. Non poteva non essere lui. Dai su, esprimi il tuo cruccio"
"Hai ingoiato un dizionario?"
"Thomas. Non. Cambiare. Dicorso."
Scandisce ogni parola provocando un'altra mia risata.
Poi la mente inizia a liberarsi dalle parole e i pensieri repressi, anche quelli inconsci.
"Credo di aver sprecato la mia vita fino ad ora , o almeno fino ad ieri. Adesso sono certo, al 100%. E stranamente la cosa che mi preoccupa di più non è la reazione tua, quella di Newt, o quella dei miei. Sono sicuro che lo accetterete, tu e i miei genitori siete la mia famiglia e Newt, beh, adesso ci arrivo.
La mia preoccupazione è quella di non essere normale, non per cosa ho capito ma per come l'ho capito, col ritardo mentale di un bradipo. Ok, adesso mi dirai che non sono pazzo, che è tutto normale capire lentamente quando si provano certe cose.
Oh, forse hai ragione sai?
Si. Dov'ero? Oh, giusto. Sono cresciuto con l'idea che l'amore fosse qualcosa di fatto, pronto e costruito. Stare con una persona che ti facesse stare bene con te stesso, ma soprattutto con gli altri. Ora ho capito che non è assolutamente così. L'amore non è prevedibile, nè previsto. L'amore ti prende, ti mette al centro di un carosello senza fine e ti gira intorno facendoti venire il mal di testa. Poi magari ti viene anche quella voglia di gettare la tua anima in un bar ad ubriacarsi perchè la frustrazione di non sapere se il tuo amore è ricambiato è troppo pressante, e si, poi ti viene la voglia di dire tutto e poi la consapevolezza di non poterlo fare, per paura. Poi magari era solo ossessione che sta maturando e che adesso è amore, in tutti i sensi possibili. E Minho, cazzo se amo quel ragazzo. Mi sta cambiando la vita, dall'inizio alla fine. Ero convinto di sapere tutto, tutto quello che volevo, e invece mi sono ritrovato con un pugno di mosche a ronzarmi nel cervello al posto delle mie convinzioni. Sai mi sento un po' evoluto"
Concludo con un sorriso sulle labbra. Parlarne mi ha fatto bene, come se mi avesse dato quel pizzico di consapevolezza in più e di sicurezza che mi serviva.
Minho finge di russare e lo spintono ridendo.
"MINHO"
"Si si Thomas. Bel discorso. Ti sei risposto da solo. Ora muovi il culo da questa sedia e vai a parlare con Newt."
"Dici che dovrei?"
"COSA FAI ANCORA QUI? MUOVITI!"
Guardo l'orologio: è ancora presto.
La sala comune è ancora vuota, il parcheggio che si intravede dalle vetrate anche.
"Minho sei il migliore, davvero"
"Sono stato inutile, pezzo di sploff. Ora corri, corri come se ne andasse della tua vita, perchè è così. Ti uccido io."
Gli sorrido e lo ringrazio un'ultima volta prima che lui mi urli un altro esortamento.
Corro nel parcheggio e salgo in macchina tremando leggermente.
Viaggio per la strada con una velocità costante, forse non esattamente quella che definiresti una ragionevole, ma costante.
Mi esibisco nel peggior parcheggio della mia vita e scendo dall'auto. La chiave nella serratura trema, ma devo essere io a tremare come una foglia.
Mi spingo la porta alle spalle che sbatte con un tonfo.
Devo sicuramente essere entrato in casa col fiatone, gli occhi fuori dalle orbite e un colorito di una sfumatura tra il rosso e il prugna, perchè il ragazzo che mi sta fissando dalla cucina ha uno sguardo tra il perplesso, il divertito e il preoccupato.
Tutta la sicurezza acquisita inizia a vacillare, mi ritrovo a fissare il pavimento sotto i miei piedi con sguardo vuoto, calpestandolo mattonella per mattonella, avanti e indietro.
Probabilmente mi sta dicendo qualcosa, ma i suoni mi arrivano ovattati, non distinguo le parole, ma la voce si. Riconoscerei tra mille la sua voce.
Mi si è avvicinato, arrestando il mio viaggio da un capo all'altro della stanza, afferrandomi per le spalle. Riesco a sentire il calore delle sue dita attraverso il tessuto.
Come un tasto, lui lo ha premuto, qualcosa scatta, come una molla. Mi ha acceso.
Alzo il mio sguardo sul suo preoccupato.
Mi sono calmato, ma il battito del mio cuore non riesce a placarsi del tutto. Il cambiamento lo avverte anche lui, che adesso ha una luce diversa negli occhi.
Mi avvicino ancora di più a lui, piano, non con insicurezza ma concedendogli la possibilità di tirarsi indietro. Non lo fa. Il suo volto viene incontro al mio lasciandomi senza fiato. È un bacio così delicato, espressivo. Dura poco oggettivamente, ma sembra durare un'eternità per me.
Quando i nostri volti si separano mi accorgo di come anche il suo battito sia così veloce da riuscire a percepirlo.
So che dovrei dire qualcosa ma l'unica cosa che esce dalle mie labbra e un balbettante "Io..." incompleto e insicuro.
Newt sorride.
"Ti va se ne riparliamo dopo Tommy?"
Io annuisco, ancora scosso, e lui mi bacia ancora, con più enfasi, a scandire i secondi.
I pensieri viaggiano ad una velocità tutta loro, isolandosi dal resto, facendo tremare le luci e la terra, scuotendo le strade e il mondo come fosse un sonaglino per bimbi.
Solo dopo la fine del bacio mi accorgo che non è più in pigiama, ma vestito di tutto punto e con i capelli biondi in ordine.
Si allontana da me verso la porta, dove afferra il suo zaino e il casco.
"Ci vediamo dopo Tommy"
Mi saluta sorridendo prima di chiudersi la porta alle spalle.
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Evolved ||Newtmas|| ITA
Fanfiction"Siete davvero convinti di conoscere cosa sia l'amore? Io ne ero convinto, fermamente convinto, poi è arrivato lui e il mio mondo, il mio modo di vedere le cose, è andato completamente a puttane." Thomas sta iniziando la sua nuova vita da college e...