14. Abbracci fatali

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Succede a volta di trovarsi in situazioni per così dire complicate, dove ci si rende conto che non è possibile evitare il confronto diretto con un qualche problema

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Succede a volta di trovarsi in situazioni per così dire complicate, dove ci si rende conto che non è possibile evitare il confronto diretto con un qualche problema. Se poi questo problema è un rettile di centocinquanta chili che vi blocca le braccia a terra con le sue zampe artigliate e vi minaccia con la coda puntuta, è assicurato anche l'effetto drammatico.

- Lugal - provai a parlargli, usando la lingua usata sulla base, lasciando che fossero le cuffiecasco a tradurre.

Lui piegò la testa, fra il sorpreso e il sospettoso, ma si fermò. Solo la coda ruotava sopra la spalla sinistra, nel suo movimento leggermente ipnotico e che rifletteva sulle squame lucide di verde smeraldo le luci del locale.

Intanto dietro di lui si accalcavano gli ostaggi che continuavano ad arrivare spinti dai guerrieri dietro, ma che venivano fermati dai due soldati che accompagnavano Lugal.

- Non ti servono tutti questi ostaggi.
- A me piacciono - sibilò lui, restando al gioco, forse solo per vedere cosa gli avrei detto.

- Tu rivuoi la nave Shila, giusto?
- ... e il SurgonTais.

- Quello è un problema tuo. Per la nave posso bastare io, come ostaggio.
- Cosa proponi?

- Lascia andare gli ostaggi e io vengo con te - gli abitanti della base dietro mormoravano frasi che mi sembravano un po' di scherno. E infatti la risposta di Lugal fu:
- No, io mi tengo gli ostaggi e tu sei già mio. Poi mi prendo la nave e anche il SurgonTais.

Intanto con la vista allargata vedevo che i cinque guerrieri dietro si stavano confrontando con Iskra e un paio di persone della base, uno dei due giganti e l'ufficiale con la faccia a placche ossee.

Lo scontro era impari e avrei voluto dare una mano ad Iskra, sfruttando gli inserti in metallo iridescente della sua tuta, ma prima dovevo risolvere la mia faccenda.

Visto che gli ostaggi erano già passati, chiusi il pannello alle loro spalle isolandoli: una certa ansietà mi colse, non perché fossero cinque contro tre, ma per qualche altro fastidioso particolare che al momento mi sfuggiva.

Nello stesso tempo stavo agendo sullo scudo di Lugal, ma lui sembrava più forte della restrizione indotta. Ad esempio la coda si muoveva ancora: lentamente, ma si muoveva.

Allora mi concentrai anche sul mio scudo, che avevo preso in prestito da uno dei soldati addormentati: visto che Lugal mi era praticamente addosso provai a sfruttarlo. Sempre attingendo energia dal potente motore della nave Urukkiana, aumentai la sfera di copertura fino a inglobare lui e poi ne aumentai la forza progressivamente.

Ovviamente anch'io rimanevo bloccato nel doppio campo, ma in ogni caso la mia posizione non peggiorava di molto. Invece lui iniziò ad avvertire la camicia di forza:
- Cosa sta succedendo? - mi sibilò in faccia.
- Il SurgonTais è potente. Se non rilasci gli ostaggi può tenerti bloccato. Può anche strangolarti.

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