Capitolo sesto

2.7K 122 38
                                    


Le sue dita scivolavano sui tasti con leggerezza, diffondendo per tutta la camera una melodia lenta e triste. Benché a volte cercasse di evitare gli esercizi al pianoforte, quel giorno Adrien avvertiva il bisogno di esprimere se stesso attraverso la musica. Era convinto che, con la rabbia sepolta in fondo allo stomaco, si sarebbe dedicato a qualcosa di più energico e impetuoso; invece, non appena si era seduto davanti alla tastiera, gli occhi lucidi di Marinette gli avevano riempito la mente, soffocando quella rabbia e sostituendola con un sentimento forse meno aggressivo, ma altrettanto irruente.

   Il suo sguardo catturò la luce del display del cellulare posato sul piano e vi lesse il nome di Chloé. Adrien era cresciuto con lei, la sua unica amica in quasi quattordici anni di vita, e le voleva bene come ad una sorella, pur con tutti i suoi difetti. E a dispetto di ciò che lei diceva o faceva, il ragazzo sapeva che quei sentimenti erano ricambiati appieno.

   Lasciando morire la sonata, la sua mano si posò sul telefono. «Adrien...» sentì quando rispose. «Qui continua ad esserci il caos...»

   La voce di Chloé era quasi irriconoscibile a causa della stanchezza e della preoccupazione. «Tuo padre è ancora nell'occhio del ciclone, immagino.»

   Un singhiozzo. «Come se fosse colpa sua, capisci...? Ma lui come poteva sapere quello che sarebbe successo?!»

   «Ehi... calma... Non ti fa bene arrabbiarti in questo modo, tanto più che non serve a nulla.» Era davvero bravo a dare consigli che forse lui stesso non sarebbe riuscito a seguire. Fu questo che si disse Adrien subito dopo aver pronunciato quelle parole. Era ipocrita? Forse, ma voleva davvero aiutare Chloé per quel che poteva. «Sei da sola?»

   «No, c'è Sabrina, qui. Anche suo padre sta lavorando come un matto e...» La ragazza sospirò stancamente, prendendosi qualche istante per riordinare le idee. «Vorrei tanto che anche tu fossi qui», disse poi, in tono più fermo.

   «Chloé...»

   «Lo so che non puoi venire», lo interruppe subito lei, nervosa, prima di essere fraintesa. Il suo non era un capriccio, non stavolta. «Va bene così, abbiamo già abbastanza problemi... non è il caso di coinvolgere anche te.» Con la stampa accampata dietro le porte del municipio e quelle de Le Gran Paris, era assai probabile che la presenza di un ulteriore personaggio pubblico non passasse inosservata, distogliendo l'attenzione da cose molto più importanti. «Volevo solo sentire la tua voce e sapere che stai bene.»

   Fu un tuffo al cuore, che indusse Adrien a sorriderle con affetto, sebbene lei non potesse vederlo. Ecco perché le voleva bene, per quella dolcezza che di tanto in tanto riaffiorava in superficie, sotto quella maschera di egoistica spocchia che Chloé aveva deciso di indossare negli ultimi anni, forse per quella stessa rabbia che divorava quotidianamente anche lui. «Ti prometto che ci vedremo non appena le acque si saranno calmate.»

   «Sul serio?»

   «Certo. Perché ne dubiti?»

   La ragazza rimase in silenzio. Non perché non si fidasse davvero di Adrien, tuttavia sapeva che ormai lui aveva altre priorità. Negli ultimi giorni, infatti, neanche a lei erano sfuggite le attenzioni che il giovane riservava a Marinette, soprattutto dopo che li aveva visti sparire insieme durante i preparativi della sfilata, quando lui l'aveva presa in braccio e l'aveva praticamente coccolata davanti all'intera classe. Davvero credeva che nessuno lo avesse notato?

   Tu... la ami? Era questo ciò che avrebbe voluto chiedergli, e non era la prima volta che si trovava costretta ad ingoiare quelle parole: era fermamente intenzionata a rivolgergli quella domanda, un giorno, ma il suo orgoglio pretendeva un confronto faccia a faccia.

LimitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora