Capitolo decimo

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Le forze dell'ordine erano riuscite a sventare un nuovo attentato, il secondo in pochi giorni. Una telefonata anonima aveva allertato la polizia, e gli artificieri erano intervenuti in tempo per disinnescare quello che aveva tutta l'aria di essere un pacco bomba lasciato in una stazione metropolitana locale. Quando Adrien ascoltò la notizia al telegiornale, provò un senso di sollievo non indifferente, forse persino più del resto dei suoi concittadini. Ciò nonostante, si domandò se quel modus operandi fosse il medesimo dei precedenti attentati e il suo istinto gli disse di no, poiché quando era stato nella bolgia delle macerie, in entrambe le occasioni nessuno aveva fatto cenno a pacchi bomba. Glielo confermò pochi attimi dopo lo stesso speaker del notiziario, comunicando che, secondo le dichiarazioni della polizia, il rozzo e artigianale ordigno rinvenuto quella mattina non poteva in alcun modo essere ricollegato alle carneficine delle settimane precedenti, che sembravano invece essere state eseguite da militanti ben addestrati. L'unica cosa che si ignorava ancora era l'identità degli autori: nessuno aveva rivendicato le stragi. Significava forse che quegli assassini anonimi avevano degli emuli? Questo avrebbe di certo contribuito a seminare il panico in una città che era ormai blindata dalle forze dell'ordine.

   Sullo schermo iniziarono a scorrere le immagini di ciò che il giovane aveva vissuto in prima persona e subito spense la televisione, lanciando il telecomando sul divano, lontano da sé, e portandosi le mani al volto: perché i giornalisti dovevano insistere con quegli orrori? Non era stato già abbastanza, per tutti, dover assistere impotenti alle dirette televisive fatte durante le ore immediatamente successive alle stragi?

   Un trillo lo ridestò da quei tetri e rabbiosi pensieri e Adrien recuperò il cellulare lasciato sul tavolino davanti a sé: Alya aveva appena creato una chat di gruppo che includeva loro due, Nino e Marinette. Visto che il destino ci impedisce di andare al cinema, che ne dite di organizzare una visione casalinga?

   Adrien la trovò un'ottima idea e riuscì a bruciare gli altri sul tempo con la sua risposta, invitandoli da lui per quel pomeriggio. «A tuo padre non dispiacerà?» gli domandò Plagg, fluttuandogli davanti al naso.

   «No, pare stia cominciando ad accettare il fatto che io abbia degli amici», fu la serena risposta che diede il giovane. «Oltretutto, sarà una buona occasione per presentargli a dovere Marinette.»

   «Papà, ti presento la donna che un giorno sposerò!» lo scimmiottò il kwami, ricevendo un'occhiataccia dall'amico. «E dài, lo so che lo hai pensato.»

   «Ciò non significa che lo dirò», ribatté Adrien, non negando alcunché, nonostante il rossore diffuso sulle guance. «E comunque, preferisco evitare di essere troppo brusco nel comunicargli che ho la ragazza. Non che ci sia nulla di male, ma, conoscendolo, potrebbe avere da ridire al riguardo. Tipo che sono troppo giovane o roba simile. Procederò un passo per volta.»

   «E se non dovesse piacergli?»

   «Impossibile», gli assicurò con un sorriso soddisfatto sulle labbra. «Marinette è adorabile, piace a tutti.»

   «Meno che a Chloé», puntualizzò Plagg, ricordandogli dell'eterna rivalità fra le due ragazze.

   «Beh, lei non sarà qui, oggi, perciò non vedo cosa possa andare storto», replicò Adrien, leggendo le risposte entusiaste dei suoi amici sul display del cellulare.

   Una di quelle, però, nascondeva sentimenti contrastanti.

   «Tikki! Conoscerò suo padre!» esclamò Marinette, portandosi le dita fra i capelli con aria sconvolta.

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