Capitolo nono

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Quando si affacciarono sulla soglia, il vecchio Fu li accolse con un sorriso paterno che fece scivolare loro di dosso parte del nervosismo. «Vi stavo aspettando», annunciò con quella sua voce pacata, capace di mettere chiunque a suo agio. «Avete infine deciso di gettare la maschera», esordì quando i ragazzi si accomodarono dopo un suo invito.

   «Non è stata proprio una cosa voluta», ammise quasi in imbarazzo Marinette, osservando Tikki e Plagg che raggiungevano Wayzz, gioiosi per quella piccola riunione.

   «Ma scommetto che ora ti starai mangiando i gomiti per non averlo fatto prima», commentò ancora il maestro, fingendo di non dar peso al rossore che era salito al viso della ragazza.

   Adrien la fissò intenerito. «Quindi lo sapeva anche lui...» constatò compiaciuto, giusto un attimo prima di affondare la punta di un dito proprio in una delle sue guance bollenti. «Che scemotta...»

   Lei gli schiaffeggiò scherzosamente la mano, lanciandogli un'occhiata indispettita. «L'unico scemotto, qui, sei tu: il solo a non aver capito un accidenti fino a che non glielo ha detto qualcun altro.»

   «Gradite una tazza di tè?» riportò la pace il maestro, mettendo sotto ai loro occhi una ciotola piena di biscotti, che Adrien divorò subito con lo sguardo.

   «Ah, sì, grazie...» rispose Marinette per entrambi, mentre il suo innamorato già allungava una mano per servirsi dei dolciumi. «Mi spiace, approfittiamo sempre della sua ospitalità. E senza neanche avvisarla, per di più.»

   «Non scusarti, ve l'ho pur detto che vi stavo aspettando», le rammentò l'uomo, mentre si adoperava per preparare loro una tisana calda. «Anzi, mi stavo giusto chiedendo come mai non foste venuti qui prima.»

   Fu Adrien a rispondere a quella domanda implicita, dopo aver mandato giù il primo boccone. «Eravamo piuttosto frastornati da ciò che era successo. Anzi, sarebbe più onesto dire che lo siamo ancora», confessò senza remore, dal momento che era convinto che fosse inutile nascondere qualcosa al guardiano dei miraculous. «È stato parecchio...»

   «...traumatizzante, lo so», completò l'altro per lui. Capiva perfettamente cosa stavano provando i due ragazzi, visto ciò a cui lui stesso era stato costretto ad assistere tanti, troppi anni prima. Evitò perciò di insistere al riguardo e passò oltre. «Immagino abbiate delle domande da pormi.»

   «In effetti è così», convenne Marinette, strofinando i palmi delle mani sui jeans, a testimonianza dell'ansia che l'aveva assalita non appena si erano trovati davanti all'edificio in cui viveva il maestro: lì avrebbero forse avuto delle risposte capaci di migliorare o peggiorare il loro stato umorale e psicologico. Si umettò le labbra con la punta della lingua. «Quello che ci stavamo chiedendo da un po'... è...» Tentennò e Adrien venne subito in suo aiuto, stringendole una mano nella propria. Si scambiarono uno sguardo per farsi coraggio a vicenda e infine Marinette tornò a parlare. «C'è nulla che i nostri miraculous possano fare, in situazioni d'emergenza? Come quelle che ci sono state nei giorni scorsi, intendo.»

   Il maestro Fu rimase in silenzio per alcuni interminabili attimi, durante i quali aveva messo l'acqua sul fuoco ed era tornato a sedere al tavolo con loro, mentre i tre piccoli kwami raggiungevano i rispettivi portatori dei miraculous. «Mi state chiedendo se quello della Coccinella può essere la soluzione a tutto, come accade di solito durante i vostri scontri con gli akumizzati di Papillon, dico bene?» I due ragazzi annuirono e lui serrò le labbra, cercando il modo più delicato per condividere con loro le informazioni che possedeva. «Come sapete, a causa dell'incidente occorso al mio ordine, non ho mai concluso fino in fondo l'addestramento di guardiano, perciò forse le nozioni che ho appreso al riguardo potrebbero essere imprecise o, peggio ancora, incomplete», prese a spiegare, suo malgrado. «Tuttavia, lì dove non posso aiutarvi con la conoscenza, posso farlo con la logica.»

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