Capitolo quattordicesimo

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Abbracciato alla sua forma di camembert ancora intonsa, Plagg sbadigliò. Quella roba che stava guardando era una vera noia. Melensa più di Adrien e Marinette quando decidevano di sbaciucchiarsi senza minimamente considerare la presenza sua e di Tikki. Almeno, si consolò, i due portatori sapevano essere divertenti, a modo loro; Matteo e Giuliana, invece, erano inguardabili. Anzi, inascoltabili. «Ne ho piene le scatole, di questa cosa...» borbottò fra sé, sperando che quella scena piena di frasi fatte e inconcludenti terminasse alla svelta.

   «Allora perché diavolo la guardi?!» pretese di sapere il povero Adrien che, seduto alla scrivania, stava cercando di fare i compiti di matematica senza troppo successo.

   «Sto studiando.»

   Boccheggiò a vuoto per qualche istante, incredulo per quell'affermazione. «Io sto studiando», puntualizzò, battendo una mano sul libro aperto davanti a sé. «Tu stai solo guardando una dannata telenovela che nemmeno ti piace!» Plagg grugnì ma non disse nulla e lui sospirò, paziente come sempre. «Fammi capire...» cominciò dopo qualche secondo, decidendo di cambiare strategia. Forse se avesse mostrato maggior comprensione, avrebbero potuto trovare un punto di incontro e magari lui sarebbe riuscito a sfuggire a quel supplizio almeno mentre faceva i compiti. «Ti piacciono le telenovelas?»

   «Puah!» ribatté il kwami, trovando ridicola e persino offensiva quella domanda. «Come puoi anche solo pensare che io sia davvero interessato a questa lagna?!»

   «Dio sia lodato...» soffiò Adrien con sollievo, sentendo le sue speranze crescere. «Allora ti piacciono le storie in costume?» chiese poco dopo. Le vicissitudini di Ignazio e Donna Ester erano ambientate in pieno 1800, mentre quelle di Matteo e Giuliana sembravano risalire alla fine di quello stesso secolo, durante gli anni dell'emigrazione degli italiani in Sud America. «In questo caso, ti consiglierei qualcosa di molto, molto più interessante. Magari delle trasposizioni cinematografiche di importanti opere letterarie, come I tre moschettieri o L'isola del tesoro

   «Conosco la storia dei moschettieri di Francia molto meglio di te», gli assicurò Plagg stizzito, dal momento che in quel periodo aveva affiancato La Coccinelle al servizio di Sua Maestà. «E se ne L'isola del tesoro non viene fatto cenno ad una fazenda, allora non mi interessa.»

   Adrien lo fissò stranito. Cosa c'entravano le fazendas? Solo in quel momento si rese conto che le telenovelas a cui il suo kwami si era appassionato erano entrambe brasiliane e, per di più, ambientate in una o più fazendas. «Sei... interessato alle piantagioni di caffè?» osò chiedere a quel punto.

   «Chi se ne importa del caffè?!» protestò Plagg, sempre più spazientito. «Sto solo cercando di capire quanto si può guadagnare dalla produzione di formaggio!» Al giovane cadde la penna di mano. «Ma questi stupidi idioti non fanno altro che parlare di amori, tradimenti e sotterfugi, accoppiandosi come conigli! Sono di una noia colossale!» si sfogò infine la piccola creatura, lanciando un pezzetto di camembert contro il monitor del computer. Se ne pentì subito dopo, perché corse a prenderlo e lo accarezzò e cullò come se si fosse trattato di un bambino piccolo.

   Deciso a non strizzarlo fra le dita unicamente per questioni legate ai poteri dei miraculous, Adrien si passò una mano sul volto con fare stanco, ingoiando più di un'imprecazione. «Plagg», cominciò poi, la voce che tuttavia tradiva il suo reale stato d'animo. «Nelle fazendas si coltivava il caffè.»

   «L'ho capito anch'io, cosa credi?» rispose l'altro, immusonito per l'essersi dovuto subire centinaia di puntate prima di scoprirlo. «Però almeno qui Gumercindo e Bartolomeo parlano anche di uva», spiegò animatamente, convinto di ciò che diceva, «quindi non vedo l'ora che passino a discutere di formaggio.»

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