Epilogo

3.1K 123 101
                                    


Richiuse la porta della camera alle proprie spalle e si lasciò andare ad un sospiro profondo, rassegnato, mentre Plagg faceva capolino dal taschino della sua camicia e si librava a mezz'aria per fissarlo in volto. «Un bel guaio, eh?»

   Adrien non rispose, ma ricambiò il suo sguardo con espressione pensierosa. Quindi, si mosse verso l'ampia finestra in fondo alla stanza e si soffermò a guardare il cielo scuro della sera. Erano passati sei mesi da quando uno dei terroristi era stato arrestato, ma le autorità non erano riuscite a cavare un ragno dal buco perché quello si era chiuso in un inviolabile silenzio di tomba; prima per pura ostinazione, poi perché un bel giorno aveva deciso di farsi trovare appeso al soffitto della propria cella. E tutto era tornato al punto di partenza. Si stava ancora scavando sul suo passato, sulle sue frequentazioni, sui luoghi in cui era stato, ma allo stato attuale delle cose i progressi fatti non erano sufficienti alla risoluzione del caso. Di buono, tuttavia, c'era che gli attentati sembravano solo un brutto ricordo, come se quell'arresto fosse stato il punto finale di una scia di sangue rimasta ancora senza motivazione – sbagliata che fosse.

   Parigi era dunque tornata a respirare, benché l'allerta cittadina non fosse rientrata del tutto, e la routine quotidiana sembrava essere ripresa per la maggior parte delle persone. Persino i programmi televisivi erano di nuovo più spensierati, nessun'edizione straordinaria del notiziario, nessuna diretta con terribili immagini da dimenticare. Nadja Chamack appoggiava ancora il sindaco, ma da quando l'intera Francia aveva deciso di prendere in mano la situazione, lei era tornata a dedicarsi anche al resto dei suoi interessi. Per questa ragione, non appena le era stato dato il via, non aveva perso tempo a riproporre il suo show in prima serata, quel Faccia a faccia che stava di nuovo creando non pochi problemi e imbarazzi ai due eroi parigini.

   Dopo aver concordato con lei domande e risposte circa l'intervento che Adrien avrebbe fatto in trasmissione come ospite, Gabriel Agreste aveva dato il suo consenso a quell'apparizione televisiva. E tutto era anche andato per il meglio, perché madame Chamack si era davvero limitata al copione, senza indagare a fondo sulla vita privata del giovane, senza fare minimamente cenno a quelle curiosità morbose che affliggevano invece i suoi fan. Il nome di Marinette non era stato fatto anche per rispetto alla privacy della ragazza e per l'affetto che la donna provava per lei. Adrien aveva apprezzato la cosa non poco, ma quando era stato sul punto di tirare il fiato sul finale della trasmissione, l'indole della giornalista aveva avuto la meglio e proprio sui titoli di coda, mentre sul grande schermo alle sue spalle compariva un fermo immagine di Ladybug e Chat Noir avvinghiati in un abbraccio inequivocabile, Nadja aveva annunciato uno scoop sensazionale che riguardava gli eroi cittadini per la prossima puntata di Faccia a faccia.

   «Non oso immaginare come stia Marinette...» mormorò fra sé Adrien, seriamente dispiaciuto per la cosa. Spostò lo sguardo verso il suo kwami, accucciato sul tavolino di vetro a mangiucchiare un pezzo di formaggio in santa pace. «Beato te che non hai di queste preoccupazioni», aggiunse poi il giovane con un pizzico di sana invidia, mentre si avvicinava a lui e gli sfregava affettuosamente il polpastrello di un dito sulla testolina scura.

   «Questo perché mi dedico a cose più importanti», ebbe la faccia tosta di rispondere Plagg, la bocca ancora piena di soffice pasta salata.

   Adrien scosse il capo, ma si lasciò sfuggire un sorriso divertito. «Se ritieni il formaggio più importante di una compagna... beh, abbiamo davvero priorità diverse, noi due.»

   Non era esattamente ciò che lui aveva detto, pensò la creatura, fissandolo da sotto in su senza però ribattere a quella sua convinzione. Anche perché il suo sguardo fu attirato da qualcosa che sembrava precipitare contro i vetri alle spalle del suo portatore e lui spalancò le fauci in un'espressione allarmata. «Apri le finestre, sbrigati!» lo avvertì subito, sputacchiando parte del bolo tutt'intorno. Ma poiché l'altro non fu abbastanza lesto da capire quello che stava accadendo e, per fortuna, il telecomando per eseguire l'azione era proprio lì accanto, Plagg pigiò il pulsante prima che fosse troppo tardi, evitando ad entrambi una pioggia di vetri in frantumi.

LimitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora