Quando Adrien scese dall'automobile che lo aveva accompagnato fin davanti all'istituto Françoise Dupont, gettò automaticamente lo sguardo verso il negozio dei Dupain-Cheng giusto un attimo prima che ne venisse fuori un'esagitata Marinette che, zaino in spalla, si dirigeva a rotta di collo verso la scuola. Il giovane fissò la scena quasi incredulo, domandandosi come potesse, quella ragazza, riuscire ad arrivare persino dopo di lui, che nel frattempo era tornato a casa propria, aveva dato il buongiorno a tutti fingendo di essersi appena svegliato nel proprio letto, fatto colazione con calma e fornito finanche un servizio taxi per i loro amici, per via dello stato di allerta della città. Sospirò rassegnato e divertito a un tempo, mentre Alya andava incontro alla sua compagna di banco e, infine, le gettava le braccia al collo come capitava spesso quando passavano un paio di giorni l'una lontana dall'altra.
«Vi ha accompagnati Adrien?» domandò Marinette quando si accorse dell'auto, che stava ripartendo in quel momento, e degli altri due ragazzi intenti a raggiungerle.
«Gentile da parte sua, vero?» affermò Alya, prima di sussurrarle all'orecchio: «Guai a te se te lo fai sfuggire.»
L'altra inalberò un'espressione compiaciuta. «Tranquilla, ormai l'ho fatto mio», scherzò platealmente a voce alta, facendo ridere Adrien e lasciando di stucco gli altri due.
«Oh, grazie al cielo!» esclamò subito dopo Nino, che poteva infine tornare a sentirsi libero dai sensi di colpa per tutti i sotterfugi della propria innamorata ai danni del suo povero migliore amico.
«Perché non ce lo hai detto?!» pretese di sapere Alya, dando un buffetto sul braccio del diretto interessato, che avrebbe benissimo potuto metterli al corrente della cosa durante il tragitto fino a scuola.
«Non me l'avete chiesto», rispose semplicemente lui, stringendosi nelle spalle.
«Dovete raccontarmi tutto!»
«Neanche per sogno», puntualizzò Marinette, incrociando le braccia al petto.
«Ci sono troppi dettagli scabrosi», concordò Adrien, beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza.
«Piantala. Semmai dovesse crederci, sarei finita.»
«Nessuno ci cascherebbe, sapendo quanto siete bacchettoni», chiarì Alya, giusto per la cronaca – e per semplice ripicca – e lasciandoli senza parole, perché consci che avesse perfettamente ragione.
«Ora possiamo lasciarli in pace, sì?» la pregò Nino, implorandola con lo sguardo. «Come vedi sanno sbrigarsela da soli, perciò...»
«Ma sì, ma sì, prometto che non ti coinvolgerò più nei miei malefici piani.»
«E cerca di non coinvolgere più neanche noi, per favore», si intromise Marinette, provando empatia per il povero Nino.
Alya quasi la prese sul personale. «Guarda che è merito mio, se le cose fra voi sono arrivate fino a questo punto.»
«Uhm... no, non direi», le assicurò Adrien, alzando gli occhi al cielo e facendo una smorfia pensosa. «Anzi, va avanti da molto prima che tu potessi metterci il becco.»
«Cosa?!» esclamò l'altra, sgranando gli occhi e sentendosi tradita dai suoi migliori amici. «Perché non me lo avete detto?!» tornò a chiedere, sempre più interdetta.
«Proprio per questa ragione», le fece notare Marinette, decisa a chiudere lì la conversazione. «E ora andiamo in classe: non ho rischiato di farmi investire, poco fa, per arrivare di nuovo in ritardo.»
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Limiti
Fanfiction*** Attenzione! La presente storia si collega direttamente alla shot Verità. Vi consiglio perciò di leggere prima quest'ultima, per comprendere appieno le vicende di ciò che verrà narrato qui di seguito. *** «A cosa servono, questi poteri, se non po...