Diedi le chiavi ad Emily ed entrammo tutte in macchina, Grace era ai sedili posteriori ancora scossa dall'accaduto, Emily sembrava cosi sicura di ciò che diceva ma questo non le dava il diritto di aggredirla in quel modo, o almeno, non prima di essere sicura del suo "tradimento".
Io mi accomodai al sedile del passeggero, vicino ad Emily. In un solo anno era cambiata così tanto, il suo modo di vestire, il suo comportamento, tutto."Sei strana Emily, si può sapere che ti prende? Cos'è successo in quest'ultimo anno?" le domandai guardandola attentamente. Rimase impassibile alla mia domanda, si limitò a sorridere quasi come se non credeva al fatto che le avessi fatto quella domanda.
"Ti devo davvero rispondere? Non sei idiota, quindi penso che tu ci possa arrivare benissimo da sola" disse con un po di rancore. Abbassai lo sguardo per qualche secondo, mi morsi il labbro per poi girarmi nuovamente verso di lei
"Emily.." dissi poggiando una mano sul suo braccio. Emily sembrò irrigidirsi ma non disse niente, continuò a guidare senza degnarmi di uno sguardo.
"Emily mi dispiace, davv.."
"Jessica ma sai qual'è il problema?" disse di colpo bloccandomi, sembrava incazzata. Non mi diede neanche il tempo di rispondere che continuò
"Il problema è che tu scappi da tutto quello che ti fa male, ma non farai mai molta strada. Perchè prima o poi il male torna, ti schiaccerà e ti causerà ancora più dolore di quanto già ne avevi. Non sei idiota Jessica, queste cose le sai meglio di me" tolsi la mano dal suo braccio ed abbassai lo sguardo. Per quanto Emily stesse cercando di essere delicata nel dirmelo, in un certo senso mi stava dando della codarda.
"Vorrei essere meno codarda e dirti ‘grazie’ un po’ più spesso Emily" dissi poggiando la mia testa al finestrino.
"Non voglio che tu mi ringrazi, voglio che tu la smetta di scappare. Andandotene via non hai mica risolto la situazione anzi l'hai peggiorata. E mi dispiace se ti sto dicendo tutto questo, ma è la verità e lo sai bene" annuii ma rimasi in silenzio, a parole non sono mai stata brava e non sapevo davvero cosa dire. Mi sembrava come se aprendo bocca avrei sbagliato a prescindere, come se dicessi sempre la cosa sbagliata. Non ero mai stata brava a mettere insieme le parole per creare un discorso decente, finivo sempre per bloccarmi. Non mi succedeva perché avessi magari un blocco per qualche tipo di "problema", era solo questione di paura, paura di sbagliare, di rovinare tutto o di risultare una deficente con il mio pensiero. Quindi finivo sempre per rimanere in silenzio, a soffocare il mio pensiero, a soffocare le mie parole che avrei tanto voluto dire. E a cosa mi ha sempre portata il silenzio? Mi ha portata solo a valanghe di occasioni mancate, inutile dire che l'insuccesso che ho sempre avuto è stato causato proprio da questo, dal mio silenzio. Non per niente ho avuto successo solo nella scrittura, questo perché scrivendo non sono mai stata costretta a parlare, quindi mi risultava più facile dire ciò che pensavo, ciò che provavo o qualsiasi altra cosa. Ma forse è stato proprio il mio silenzio a far avvicinare Emily. Di solito tutti gli altri si limitavano a dire "vabbe lasciamola lì, tanto non parla" e invece lei si è sempre avvicinata, un giorno con un sorriso, un giorno con un buongiorno. Altre volte, invece, appariva alle mie spalle e, poggiando un braccio sulle mie spalle, mi disegnava qualcosa sul banco. A volte erano dei cuori, altre volte una ragazza che russava sul proprio banco (era proprio da lei), altre volte mi scriveva un "resisti" alle ore più noiose e pesanti, infine se ne andava, anche lei silenziosa, lasciandomi un bacio sulla guancia o facendomi un occhiolino.
Mi rendeva tutto più leggero, lo dovevo ammettere. Con i suoi piccoli, dolci gesti mi faceva spuntare sempre un sorriso. La mattina mi svegliavo pensando "oggi che idiozia combinerà quella biondina per attirare l'attenzione"? Non riuscivo mai a ricordare il suo nome, e mi sentivo cosi idiota. Ogni volta che si avvicinava, avevo sempre in mente lo stesso pensiero "devo chiederle come si chiama", ma infine, fra la mia vergogna e le sue cretinate, finivo sempre per dimenticarmene. Come scoprii il suo nome? Bhe..sono sempre stata una frana nell'attività fisica e finii per prendermi una bella frattura al braccio, quando mi misi il gesso, Emily non perse tempo nel creare un quadro su di esso. Fra le tante scritte, fra cui "Le rose sono rosse, le viole sono blu, io sono palesemente gay, ma tu lo sei di più", disegnò un cuore rovinato, spezzato, era legato ad un filo rosso e dall'altra parte c'era il suo nome curato in ogni dettaglio, anch'esso legato allo stesso filo. Ma poi aggiunse un piccolo braccio stilizzato al cuore, il braccio aveva una forbice fra le mani, come se quel cuore avesse il potere di spezzare il legame fra lui ed Emily. Infine lei mi spiegò anche il suo disegno dicendo che io avevo il potere di spezzare quella strana cosa che c'era tra me lei, e di lì in poi il nostro legame migliorò soltanto.
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Can we change the past? [It's all about feelings - Sequel]
De TodoLe cose cambiano, le persone cambiano, ma il cambiamento non sempre indica qualcosa di negativo, cambiare fa bene, si impara dagli errori del passato, si cresce, si matura, si diventa se stessi. Ma a volte non è cosi, a volte non importa quanto temp...