Capitolo 13

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Alex continuò a ritorcersi sul sedile posteriore gemendo dal dolore e mettendo pressione sulla ferita.

"Resisti Alex, ti prego" dissi sempre più spaventata. Per quale motivo non mi aveva avvisata?
Misi nuovamente in moto l'auto e sfrecciai sull'asfalto

"L..Lo sai che ti amo, vero Jess?" domandò debolmente

"Idiota smettila di parlare, lo so bene. E non far sembrare tutto questo un addio perché non lo è. E non osare svenire altrimenti ti ammazzo" cercai di prestare attenzione alla strada ma avere Alex, moribonda al sedile posteriore non rendeva le cose facili. Non sapevo nemmeno cosa fare per aiutarla, non ero un medico e non sapevo minimamente come medicare una ferita di quel tipo.
Dovevamo fuggire, è vero ma..non potevo lasciare Alex in quelle condizioni, le serviva un posto dove riposare e magari medicarsi come meglio poteva.
Cosi, dopo qualche minuto di riflessione, optai per il mio vecchio appartamento. Nell'ultimo anno avevo continuato ad averlo tutto per me nel caso volessi tornare, fortunatamente la signora che abitava vicino mi amava particolarmente, quasi come una nipotina acquisita quindi..insomma il mio appartamento non era in pessime condizioni.
Quando arrivai mi fiondai con non poche difficoltà al sedile posteriore

"Alex, Alex ti prego..dimmi che sei sveglia" Alex si mosse e, con il mio aiuto, si tirò su.

"D..Dove siamo?" disse con gli occhi quasi del tutto chiusi

"Fra poco riconoscerai questo posto. Non sarà permanente, il tempo di medicarti e farti recuperare le forze" Alex farfugliò qualcosa ma non riuscii a capire cosa stesse cercando di dirmi.
Con la mia gamba in quelle condizioni risultò molto difficile trasportare Alex, combattevo con il dolore e molto spesso dovevo lottare anche con la debolezza.

"Aspetta qui Alex, recupero la chiave della stanza e..andrà tutto bene" Alex annuii leggermente e si sedette sul pavimento, aveva le spalle al muro e i suoi occhi, quasi del tutto chiusi, seguivano i miei movimenti come se fosse preoccupata che mi potesse accadere qualcosa. Ovviamente non pensava mai a se stessa, cercava sempre di assicurarsi che non mi accadesse niente, anche in momenti in cui era palese che era lei quella che aveva bisogno di aiuto.
Andai dalla vicina e bussai freneticamente alla porta, faticai un bel po a stare per cosi tanto tempo anche sull'altra gamba. Finalmente la porta si aprii

"Jessica? Mio dio da quanto tempo, pensavo che non tornassi più" mi disse sorridendomi ampiamente

"Guardi non me l'aspettavo neanch'io ma..il passato chiama ogni tanto, e io non posso far a meno di tornarci" dissi sorridendo pensando al fatto che da Alex sarei sempre ritornata

"Che occhi da innamorata. Comunque..sei qui per le chiavi?" mi domandò con un sorriso confortante

"Uhm si, mi scuso per essere piombata qui per questo, le prometto che un giorno verrò da lei a farle visita" dissi un po di fretta

"Lo spero Jessica, non puoi sempre sparire" disse quasi rimproverandomi. In effetti, aveva ragione. Ho sempre pensato che scappare avrebbe risolto i problemi, speravo che fosse cosi ma ogni volta che lo facevo accadeva il contrario, ciò che mi aveva ferita mi feriva solo ulteriormente. Ma era inutile, scappare era inutile e dimenticare il passato era impossibile. Non si dimentica. Ci si passa sopra, ci si convince che così non poteva andare, ci si abitua. Ma non si dimentica, quello mai.
Oltre alla consapevolezza di aver sbagliato tutto fin dall'inizio, avevo anche dei terribili sensi di colpa che mi corrodevano. Alex mi amava, mi aveva sempre amata e io, come una completa idiota, avevo calpestato il suo cuore andando via, lasciandola alle mie spalle con le lacrime agli occhi. Ero stata egoista, una stupida egoista che con la scusa della scelta era fuggita, seminando solo dolore.
La vicina continuò a guardarmi e, capendo che stessi pensando a qualcosa, entrò nel suo appartamento per poi tornare con in mano le chiavi.

Can we change the past? [It's all about feelings - Sequel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora