Capitolo 2

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«Isabelle, tesoro, siamo arrivate» sento la voce di mia mamma strapparmi dal mondo dei sogni, riportandomi alla realtà.

«Siamo atterrate?» domando con la voce impastata dal sonno.
«Si, dobbiamo scendere.» con molta calma mi stiro e mi alzo, quando scendo dall'aereo sento subito una leggera brezza, calda e salata sul viso proveniente dal mare e penso che forse non mi dispiacerà molto stare qui. Ho sempre amato il mare e il suo profumo salato, fin da quando ero bambina e facevo di tutto per convincere mia mamma a portarmici!

Dopo aver preso le valigie e passato i controlli, ci avviamo subito verso il taxi che ci attende per portarci nei lussuosi quartieri di Malibù, a casa di mio padre. Quando ci avviciniamo inizio a vedere le costose ville di questo posto e rimpiango la mia piccola casa a New York, che in confronto a queste sembra minuscola.

Il taxi si ferma davanti ad una grande villa bianca e costosa come le altre del vicinato, ed ecco che lo vedo.

Mio padre Trevor Jackson, il classico imprenditore schifosamente ricco e pieno di sé.

Ha abbandonato mia madre quando ha saputo che era incinta di me, poi 12 anni fa si è ripresentato pretendendo che prendessi il suo cognome, in modo da farmi prendere le redini della sua azienda, una volta che fossi cresciuta e lui non fosse più stato in grado di mandarla avanti.

Ogni anno al mio compleanno mi mandava regali e fiori che io gettavo non volendo averne a che fare con lui, nonostante mia madre insistesse affinché lo perdonassi, anche se non riesco proprio a capire come sia riuscita a perdonarlo dopo tutte quello che le ha fatto!
Purtroppo fisicamente sono molto simile a lui, abbiamo gli stessi occhi verdi, la stessa fisionomia del viso e delle labbra, ma lui al contrario mio ha i capelli di un castano molto scuro quasi nero.

Il suo sorriso appena ci vede scendere dal taxi mi riporta alla realtà. «Tamara che piacere rivederti, sono contento che sia passata a salutarmi.» saluta mia madre, poi si gira e mi guarda sempre sorridente.

«Ciao Isabelle, sono felice di rivedere anche te ovviamente, sono sicuro che ti piacerà stare qui con me per questo periodo.» in tutto questo io lo guardo schifata dalla sua gentilezza e appena prova ad abbracciarmi mi scosto, ricevendo uno sguardo di rimprovero da mia mamma, che vuole che mi comporti in modo gentile ed educato con lui.

«Lo faccio solo per mia madre, non pensare che io sia felice di essere qui.» Trevor mi guarda ancora con un sorriso, ma vedo nei suoi occhi un barlume di delusione.

Che cosa si aspettava? Che corressi da lui ad abbracciarlo? Dopo che non si è mai preoccupato per me e per mia madre? Mentre lei si spaccava la schiena al lavoro per pagare le bollette e le altre spese per non farmi mancare nulla, lui viveva qui a distanza in mezzo al lusso.

Dopo avergli rivolto un ultimo sguardo, saluto mia madre abbracciandola. «Mi mancherai mamma.»
«Anche tu tesoro mio, ma ricordati che lo facciamo per il tuo bene, chiamami per qualsiasi cosa.» detto questo mi da un bacio sulla fronte, saluta mio padre e risale sul taxi, salutandomi ancora con la mano dal finestrino, seguo con lo sguardo la macchina, finché non scompare dopo una curva.

Mi giro verso l'uomo al mio fianco, prendo la mia valigia e mi avvio verso l'enorme casa che mi accoglierà per i prossimi mesi, mentre mio padre apre alla porta sento il rombo di una moto che parcheggia nel vialetto della casa accanto, così mi volto e ciò che vedo mi lascia senza fiato.

Un ragazzo bellissimo scende dalla moto con un'eleganza sovrumana, togliendosi il casco ed è qui che rimango senza parole.

Ha una massa di capelli neri come il carbone spettinati, dove passa una mano in mezzo senza ottenere risultati, perché sono ribelli lo stesso, due occhi blu come il mare più profondo che mi scrutano, la mascella pronunciata e un fisico alto e muscoloso.

THE DARKNESS (CARTACEO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora