Capitolo 3

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Arrivati alla fermata di fronte a casa sua, scese cercando di seminarmi; gli corsi dietro pur di non perderlo di vista. Era la prima volta che andavo a casa sua, non sapevo nemmeno dove dovevo dirigermi per arrivarci. Lo vidi entrare in un portone di vetro, leggermente trasparente. Entrai pure io più tosto incerta. Sentii il rumore di qualcuno che stava salendo le scale, così decisi di salire pure io. Notai Luca affacciato alla scalinata, così decisi di correre per fare più in fretta possibile. Raggiunsi il pianerottolo e cercai nelle etichette il cognome di Luca, fortunatamente lo trovai subito. Bussai più volte, aumentando sempre di più la forza, fino ad arrivare a tirare dei pugni alla porta.

-Apri Luca! Devo parlarti!- Urlai senza preoccuparmi di disturbare i vicini.

Lo sentii avvicinarsi alla porta - Vattene, non ho voglia di parlare con te.-

Ci rimasi male a sentire quelle parole.

-Vaffanculo, sappi che non mi muoverò da qua!-

Lo sentii ribattere ma non capii cosa disse.

Mi misi seduta a terra con le gambe al petto in modo da poterle usare per appoggiarci la testa. Volevo assolutamente risolvere la cosa, ma lui si rifiutava di collaborare, inutile dire che la cosa mi deprimeva. Senza accorgermene iniziai a piangere. Strinsi le gambe con più forza, maledicendo le mie debolezze. Non volevo perderlo, Lui e Davide erano gli unici che avevano scelto di starmi vicino nonostante la mia freddezza. Gli volevo bene, anche più di quel che immaginavo. Semplicemente mi ero abituata alla sua presenza, e se lo avessi perso sarei sicuramente crollata. Improvvisamente mi ricordai che avevo dimenticato di avvertire i miei che non sarei tornata a casa... Per un attimo mi feci prendere dal panico, sapendo quel che sarebbe successo una volta tornata a casa; l'attimo dopo mi trovai nuovamente a piangere nel silenzio più totale. ero debole, fragile e ingenua, lo sapevo da tempo, sennò non mi sarei mai ritrovata a fare più e più volte quel gesto così estremo, e odiavo questa parte di me.

«Pov.Luca»

Non la capivo, come potevo capire quei suoi cambi di umore improvvisi? Poteva parlarmi e l'attimo dopo ignorarmi senza un motivo, eppure non riuscivo ad abbandonarla. Ma stavolta era diverso: Non era stata una ripicca a causa di una delle sue notti in bianco, stavolta aveva preferto mentirmi e una parte di me non riusciva ad accettarlo. Mi sembrava di essere stato messo in secondo piano. Dopo che Lucia se ne era andata, mi ero avvicinato molto a lei, cercando anche di convincere Davide a smetterla con le sue prese di giro; mi ci volle un po' di tempo ma ci riuscii. Vedere che aveva tutta quella confidenza con lui mi aveva fatto male. Mi sentivo un emerito idiota ad essere scappato quando lei cercava di far di tutto per riprendere un contatto; cosa che volevo anch'io, pur non riuscendo a perdonarla. Ho sempre pensato a Davide come il mio migliore amico, tanto da confidargli cosa provavo nei confronti di Julia.

Mi voltai verso la porta incerto, chiedendomi se veramente Julia fosse rimasta li. Avrei voluto aprire la porta per accertamene, però mi convinsi che era impossibile si trovasse ancora li. Andai in cucina abbandonando il telefono sul bancone, aprii il frigo e tirai fuori la coca guardando l'appartamento quasi completamente vuoto. Erano pochi mesi che vivevo da solo e ancora non mi ero abituato a tutto quel silenzio, anche se alla fine non vivevo molto lontano dai miei genitori dato che stavano nello stesso condominio. Non avevo preso bene la separazione dei miei genitori e nemmeno il nuovo matrimonio di mia madre così, dopo varie discussioni, il suo nuovo compagno, che si è sempre dimostrato comprensivo nei miei confronti e di quelli di mia sorella, ha deciso di mandarmi in un'appartamento da solo finché non avrei accettato la cosa. Non lo fece con cattiveria, fui io a proporre di andarmene perché non volevo che mia madre rimanesse di nuovo da sola, così lui trovò questa alternativa aggiungendo qualche regola per assicurarsi che non prendessi troppo le distanze. Sospirai guardando il telefono che proprio in quel momento iniziò a vibrare. Lo presi in mano indeciso se rispondere o meno alla chiamata di Davide. Alla fine accettai la chiamata contro voglia.

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