Capitolo 16

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<<Pov.Cameron>>

Mi alzai dal letto, ero appena sveglio e ancora mezzo rintontito. Volevo andare in camera di Julia e parlarle della sua situazione, dopo quello che era successo ieri sera. Una volta rientrato avevo sentito i miei parlare di lei, la denigravano da morire, sparando sentenze senza nemmeno una base. Poi sentii nominare la parola "tagli". Fu quello a portarmi alla decisione di parlarle per capire come mai fosse arrivata fino a quel punto. Non che io fossi da meno: Avevo iniziato a fumare sempre di più per sfogare lo stress. E ancora prima che me ne accorgessi, era diventata una bruttissima abitudine che delle volte mi portava anche ad esagerare. Se non fosse stato per la mia ragazza, probabilmente non ne sarei mai uscito. Le devo molto su questo punto di vista, ha sacrificato molto per me. Ma sfortunatamente questo l'ha portata a non vedere di buon occhio mia sorella, dato che secondo lei non aveva mai fatto niente per aiutarmi, ma cosa poteva fare una bambina in una situazione del genere? Quando poi lei era la prima ad aver bisogno di aiuto. Mi affaccia in camera sua, scoprendo che il letto era completamente vuoto. Sorpreso andai in cucina per vedere se per caso si fosse già alzata. Li trovai i miei genitori a discutere fra loro. Ovviamente stavano parlando di lei.

-Ma ti rendi conto? È scappata nel bel mezzo della notte, se la trovassero in quelle condizioni ci beccheremo di certo una denuncia per maltrattamento su minori!- Si lamentava mia madre.

Non mi sorpresi di quelle parole, per quanto fossero schifose da parte di un genitore.

-Smettetela di comportarvi così più tosto che preoccuparvi di una denuncia più che meritata.- Li provocai rimanendo sulla porta.

Mia madre mi fulminò con lo sguardo. -Come ti permetti, non alzare il tono con noi, non siamo mica i tuoi amici!-

Decisi di ignorarla. -Lasciatela stare.-

-Fa ridere sentito da te, dato che non fate altro che deluderci entrambi!-

Mi voltai per andare in camera mia a prendere il casco della moto. Decisi di provare a fare un giro nei dintorni nel caso si fosse nascosta nei paraggi, anche se ero il primo a crederci poco. Mi soffermai sull'uscio della porta guardando ancora una volta quelli che dovrebbero essere i nostri genitori. Dire che col tempo avevo imparato a disprezzarli era riduttivo. Verso di loro provavo puro odio per quel che mi avevano fatto e per quello che stavano facendo a Julia.

Passarono delle ore, nella quale provai a chiamarla numerose volte, ma il telefono continuava a staccato. La cercai in tutti i posti che conoscevo e che sapevo che lei considerasse speciali o comunque un luogo dove rifugiarsi.

Tornai a casa a mezzo giorno e notai che dei miei non c'era la minima traccia. A nessuno dei due importava nulla che loro figlia fosse sparita, entrambi se ne erano andai a lavoro senza nemmeno preoccuparsi di cercarla... Improvvisamente mi venne un lampo di genio: I suoi amici sicuramente mi avrebbero aiutato a cercarla, così provai a recuperare il numero del ragazzo con la quale la vedevo parlare più spesso. Gli scrissi un messaggio dove gli spiegavo che Julia era scomparsa dopo una discussione abbastanza pesante con i suoi. La cosa che più mi stupì, è che la risposta non tardò ad arrivare. Mi scrisse in maniera molto sintetica: "Lo so, si trova qua da me" con allegato l'indirizzo di casa sua. Per un attimo, fui tentato di presentarmi la senza preavviso, ma sapevo che non avrebbe gradito, così provai nuovamente a richiamare il numero di Julia. Fui sorpreso per la seconda volta in pochi minuti. Suonò a vuoto senza risposta, per una, poi due volte. Alla fine per mia grande sorpresa, al terzo tentativo accettò.

-Cameron! hai rotto, Cosa vuoi?!-

-Vedo che stai bene... Come stai? Sei da Luca vero?- -

Rimase un po' in silenzio, forse sorpresa per la mia tempesta di domande. poi improvvisamente la sentii singhiozzare.

-Secondo te come dovrei stare?!- - Urlò tutto d'un fiato.

-Ehi, calmati Julia... Davvero, mi dispiace per tutto questo, però, per favore, dimmi dove sei -

quando mi diede l'ok ci misi davvero pochi secondi a prendere alcuni vestiti da camera sua e il mio casco. Mi fiondai giù dalle scale per accendere il motorino. dopo nemmeno un quarto d'ora mi ritrovai di fronte alla mia destinazione. Cercai il campanello del suo amico, mi ci volle un po', dato che non riuscivo a ricordare bene il suo cognome. per fortuna mi mandò un messaggio dove mi chiedeva di avvisarlo quando fossi arrivato. Corsi fino ad arrivare al suo appartamento sfinito. Quando mi aprì la porta non mi preoccupai nemmeno di salutare, assaltai subito Julia per chiederle come stesse.

inizialmente sbuffò e cercò di sembrare più fredda possibile, ma notai chiaramente i suoi occhi pieni di lacrime. Non sapevo cosa le stesse passando per la testa, ma sicuramente era spaventata dalla passibile reazione dei nostri genitori. Ignorai completamente il suo comportamento e la abbracciai anche se lei fece resistenza. Ero indubbiamente più forte di lei. Quando si calmò le diedi lo zaino con della roba per cambiarsi ed in silenzio se ne andò in bagno. Nel frattempo salutai i suoi amici. Luca mi spiegò di averla trovata addormentata su una panchina, inizialmente disse di non averla nemmeno riconosciuta. Ma notando che si trattasse di una ragazza non se la sentiva di lasciarla li, così si era avvicinato ritrovandosela d'avanti. Quando tornò notai subito che si era accertata di coprire le braccia senza felpa

-Quanti tagli ti sei fatta?-

Mi fulminò con lo sguardo a quella domanda così diretta. -Non sono affari tuoi.-

Non mi domandò nemmeno come facessi a conoscere la storia dei tagli.

-Julia, promettimi che...- Non mi diede nemmeno il tempo di finire la frase che si intromise.

-Cameron, perché mi stai aiutando?-

-Perché, anche se tu non lo ricordi, queste cose sono successe anche a me, per questo con il tempo ho smesso di stare in casa, era l'unico modo per evitarli.- Sospirai. -Ora che sono maggiorenne vorrei aiutare almeno te, perché non è giusto, noi non siamo la causa del loro male e non possono addossarci la colpa.-

Calò il silenzio alle mie parole, così mi rivolsi anche a tutti gli altri. Gli spiegai che dovevano affidarsi a me e che era un problema troppo grande per dei ragazzini della loro età. Lucia, la sua migliore amica provò a chiedermi di proteggerla dai nostri genitori. Ovviamente acconsentii.

Julia mi si avvicinò -Bisogna per forza tornare subito a casa?-

-Tranquilla, i nostri genitori non sono a casa.- Cercai di rassicurarla appoggiandole una mano sulla testa. Sorrisi e le dissi di salutare i suoi amici. Io l'avrei aspettata giù per lasciarle i suoi spazi.

Quando arrivò mi sembrava più tosto spaventata. Le passai un casco per poi farla montare sul motorino.
-Reggiti bene- Tolsi il pedale mentre lei si reggeva alla mia schiena. Improvvisamente la sentii appoggiare la testa sulla mia schiena, quando cominciò a singhiozzare.

-Grazie...- Bisbiglio.
La mi dolce sorellina... da quel giorno mi giurai che l'avrei sempre protetta.

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